È quasi incredibile il racconto delle vicende di Morris Sciarcon. Da Rodi è deportato, a 18 anni, ad Auschwitz e poi a Mauthausen e a Ebensee. Sopravvissuto miracolosamente, va a Roma e poi in un piccolo paese della Sabina dove conosce la ragazza che diventerà sua moglie. La sua meta definitiva è Israele, ma, come dice Mario Giro nella sua prefazione, “appena la guerra si avvicina, quella con gli arabi, Morris la fugge di nuovo e torna in Italia. Non vuole combattere, non lo ha mai voluto e mai lo vorrà”. La guerra lo perseguita, anche in Rhodesia dove pure ha fatto fortuna. Fedele al suo giuramento di pace, Morris Sciarcon abbandona anche questo paese e torna in Italia. Aggiunge Mario Giro: “Il suo mondo va in pezzi varie volte ma lui non si lamenta, continua a scappare, a correre. In lui rivediamo il destino di tanti uomini semplici e anonimi che ancora oggi fuggono dalle violenze di questo mondo senza recriminazioni, per mettere in salvo se stessi e le loro famiglie dalla guerra”.