Il viaggio cromatico dell’astratto nella Lombardia del «saper fare».

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Guardava la sua frutta rossa della Provenza e Paul Cézanne si rodeva: «Perché non riesco a raggiungere l’intensità che si dispiega davanti ai miei sensi?». Eppure aveva a disposizione molti più pigmenti rispetto ai rinascimentali. Ma non gli bastava: la modernità cercava la compenetrazione perfetta tra quello che si vede e quello che si sente, e il colore-materia era lontano, mentre la forma era ancora lì, con le sue regole.
Wasilij Kandinski le farà a pezzi con la sua rivoluzione cromatica, una corsa inquieta verso l’astrazione che si nutriva di radici antiche, ben incastonate nei suoi Urali — sagome imprecise di cavalli e cavalieri, sciamani che sembravano dissolversi nella notte. Bene, ma poi è arrivato Paul Klee. Tensione spirituale tra spazio e colore, quel momento altissimo in cui quello che si vede è anche quello che si sente . «Il colore si è impadronito di me; non devo più dargli la caccia. So che mi tiene in pugno per sempre», annota Klee nei suoi appunti.
Sia lui che Kandinsky però sono stati parte del Bauhaus, la scuola d’arte fondata a Weimar nel 1919 dall’architetto Walter Gropius e chiusa poi a Berlino nel 1933. La «casa del costruire», come è scritto sin dal nome, perfetta sintesi tra teoria e pratica, artigianato e sapere. Dunque, la grande astrazione del secolo scorso è nata da questa felice armonia tra il fare e il pensare. E anche il terreno nel quale è fiorita la ricerca di Ottavio e Rosita Missoni, a suo modo, è stato coltivato da un connubio simile. Siamo nella Lombardia tra le due guerre. Tra Milano e Como, favorita anche dall’industria tessile e dall’attività edilizia (con le decorazioni dei palazzi), si rafferma una tradizione astratta che parte dai germogli degli anni precedenti (le saette di Balla, gli scatti cromatici di Prampolini, le invenzioni di Depero, per non parlare della precisione disordinata di Bruno Munari, tutti nomi in mostra) e che prosegue in stretta armonia con le ricerche architettoniche dei razionalisti come Terragni, Cattaneo o Lingeri a Como. Spazio e materia, linee e colore. Aldo Galli, Atanasio Soldati, Mario Radice. La base fondante della ricerca astratta. Poi, le righe.
Perché è proprio in questa Lombardia fertile e industriosa che Missoni cominciò a fare le sue righe («Conquistammo una certa popolarità grazie a quelle. La verità è che avevamo delle macchine che potevano fare solo righe»). Certamente fu influenzato, come dimostra la rassegna al Ma*Ga, dalle avanguardie del secondo Dopoguerra, ma non si trattò di semplice imitazione. Era un «sentire» che partiva dall’eco del Bauhaus, (cultura e pragmatismo), dalle riflessioni sull’arte polimaterica della fine degli anni Cinquanta (sacchi, vernici e legni uniti da Burri), dalla strettissima commistione tra estetica e moda che iniziò presto — oltre ai lavori di Sonia Delaunay, frequentata dai due stilisti, c’erano state le riflessioni di Marie Laurencin, per non parlare di Mondrian, che definiva la moda come «una delle più dirette espressioni plastiche della cultura umana».
Il colore, nell’avventura astratta italiana, andò dunque di pari passo con la geometria, con le linee architettoniche concepite negli anni Trenta. E, di conseguenza, le campiture di Missoni sono anche figlie delle linee dense del comasco Manlio Rho, delle meravigliose forme volanti di Osvaldo Licini, dei cupi paesaggi impossibili di Vedova. E di quella Gallarate che, in quel secondo Dopoguerra, univa l’economia ad una visionarietà allargata: sono gli stessi anni in cui in città viene fondato il Premio Nazionale Arti Visive città di Gallarate, nel 1949, primo seme di un profondo rinnovamento che condurrà nel 1966 alla Civica Galleria d’Arte Moderna — quindi, in seguito, ecco il Ma*Ga.
Ricordava Ottavio Missoni: «Pensa solo a quanto vaste sono le possibilità offerte dal colore. Uno dice “giallo”. Ma devi considerare quanti ne esistono, all’infinità di gradazioni possibili…». Questo incessante scavo cromatico è stato un approdo dell’estetica del Novecento. Nella moda, sì.

rscorranese@corriere.it