Sei mesi in più per salvare Mps
Fabrizio Massaro
Tempi supplementari per le fusioni bancarie, rimaste al palo — compresa quella più urgente, Unicredit-Mps — nonostante il beneficio fiscale che era stato predisposto a fine 2020 dal governo Conte II per agevolare le aggregazioni. Ora quella misura, che faceva leva sui crediti fiscali differiti (Dta) in scadenza a fine anno, verrà prorogata di altri sei mesi fino a giugno 2022. Lo ha annunciato la sottosegretaria dell’Economia Maria Cecilia Guerra: «sarà confermata nella stessa formulazione». È la notizia che il mercato si attendeva, anche perché i tempi tecnici per beneficiare della norma sono ormai molto difficili da rispettare (per tutte le imprese, non solo le banche). La norma prevede che in caso di fusione entro dicembre 2021, si possano trasformare in credito fiscale le Dta — attività per imposte differite — fino al 2% dell’attivo della società più piccola. Finora solo la francese Crédit Agricole ha beneficiato della norma sulle Dta, per circa 400 milioni di euro. Nel caso di Unicredit-Mps, si aggira sui 2,2 miliardi netti (sul 100% dell’istituto senese). Questa è la partita più delicata: le trattative sono in corso al livello più alto, in vista di una chiusura attesa entro fine mese, anche se proprio l’entità dell’impegno economico a carico dell’azionista Tesoro resta un nodo cruciale: si parla di 6-7 miliardi, mentre il governo ha stanziato finora 1,5 miliardi per le banche. Altre banche interessate potenzialmente alle fusioni sono Banco Bpm, Carige, PopSondrio e Bper, in varie combinazioni.