Quando B. firmò il primo ” Contratto con gli italiani ” (peraltro ignari di tutto) sulla scrivania in ciliegio di Bruno Vespa, nel maggio del 2001, Roberto Benigni disse a Enzo Biagi che la scena era più divertente del Sarchiapone di Walter Chiari e Carlo Campanini. L ‘ altra sera l ‘ anziano insetto e il decrepito Caimano, a Porta a Porta , hanno concesso il bis, riesumando pure l ‘ antico scrittoio ad personam . Come i vecchi guitti dell ‘ avanspettacolo che, per strappare qualche applauso stentato, andavano di repertorio. Gli impegni assunti dall ‘ ometto di Stato dinanzi al suo notaio personale è inutile dirlo, visto che i contratti bisogna essere almeno in due per siglarli, e questi fantomatici ” i ta lia ni ” n on hanno firmato nulla. E visto, soprattutto, l ‘ esito miserevole delle promesse del 2001. Alcuni compiacenti professori dell ‘ Università di Siena garantirono che il Contratto primigenio era stato rispettato per quattro punti e mezzo. In realtà nessuno dei cinque punti fu minimamente onorato (aspettate qualche giorno e nel libro ” B. come basta! ” lo dimostrerò), così come il giuramento finale di ritirarsi a vita privata nel caso in cui almeno quattro dei cinque punti non fossero divenuti realtà. Un solo esempio: la promessa del ” dimezzamento dell ‘ a tt ua le tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro ” . Per poter dire di essere giunto a un milione di nuovi occupati, il pover ‘ ometto calcolò pure i 630 mila extracomunitari irregolari regolarizzati con la grande sanatoria del 2002 seguita alla legge Bossi-Fini. Purtroppo quei lavoratori lavoravano già prima, in Italia, dunque non erano nuovi posti di lavoro, ma vecchi emersi dal sommerso. La prova migliore del totale fallimento è che oggi B. ripromette le stesse promesse non mantenute nelle sei precedenti campagne elettorali. L ‘ unica differenza fra la gag del 2001 e quella dell ‘ altra sera è che Vespa è un tantino più abbronzato, mentre B. è molto più capelluto. Ma anche molto più rintronato. L ‘ altroieri Tommaso Rodano ha raccontato i suoi delirii alla Confcommercio. Il Cainano ha intrattenuto i commercianti con uno show irresistibile sugli strepitosi successi dei suoi tre governi. Tipo questo: ” Ho portato le pensioni minime a mille lire. E allora bastavano, per arrivare alla fine del me se ” . Purtroppo la canzone ” Se potessi avere mille lire al mese ” di Gilberto Mazzi risale al 1939, quando B. aveva appena tre anni e fortunatamente non governava. Allora mille lire al mese bastavano e avanzavano, ora non più, anche perché chissà se l ‘ ha saputo, ma dal 2002 c ‘ è l ‘ euro. Però l ‘ anziano intrattenitore ora promette l ‘ a b ol iz i on e dell ‘ Irpeg (l ‘ imposta sul reddito delle persone giuridiche, sostituita nel 2004 dall ‘ Ires), confondendola con l ‘ Irap (imposta sulle attività produttive, che lui promette di abrogare da una vita, infatti è sempre lì). Poi parla di una non meglio precisata ” flat task ” , che poi sarebbe la flat tax, ma a lui la parola ” t ass a ” proprio non esce di bocca. Ed ecco la sua lucida analisi dell ‘ economia in nero, cui lui peraltro contribuisce alla grande fin dagli anni 80, con 64 società estere del comparto B della Fininvest: ” Il Pil emerso è 1.600 euro, il Pil sommerso è 800 mila euro ” . Qui si nota lo sforzo di passare all ‘ euro, ma anche un concetto un po ‘ approssimativo del cambio. Meraviglioso il passaggio sugli immigrati: ” Ci sono 630 mila clandestini. Questi signori non hanno altro modo per vivere che commettere reati ” . Quindi gli somigliano. E non solo: ” Quando vanno negli appartamenti, per prima cosa svaligiano il frigorifero. Una signora aveva mezzo litro d ‘ olio, si sono bevuti anche quello. Ho detto alla signora: ‘ L ‘ avranno messo in una boccetta ‘ . No, dice, hanno trovato le impronte di olio delle labbra ” . Chissà che gli ha detto, quella brava donna. E chissà dove avrà preso, il lucidissimo statista, la cifra di 630 mila clandestini: l ‘ unico dato analogo è quello della sua mega-sanatoria di 15 anni fa, quando appunto il suo governo, anche con i voti della Lega, ne regolarizzò 630 mila. Ora andrà a cercarli uno per uno per comunicare personalmente che aveva scherzato. Siccome la platea dei commercianti è soprattutto maschile, non manca una captatio benevolentiae per soli uomini: ” Un sondaggio sull ‘ elettorato animalista dice che il 73% delle mogli preferisce il cagnolino al marito ” . Figurarsi l ‘ e n t u s i asmo di tutti i mariti in sala. L ‘ u ltima gag è l ‘ annuncio di uno dei ministri del suo prossimo governo (che poi nessuno sa chi lo presiederà, perché lui non può votare né essere eletto, e ha deciso di nasconderci il nome del nuovo premier ” fino al 4 marzo ” , anche perché non l ‘ ha ancora avvertito): ” È Carlo Cottarelli, gli potremmo affidare una commissione o addirittura un ministero della spending review. L ‘ ho sentito lunedì al telefono, mi ha ringraziato e mi ha detto di essere disponibile ” . Ma deve aver sbagliato numero e chissà chi gli ha risposto. Non certo Cottarelli, che infatti ha subito smentito: ” Ringrazio i partiti che mi hanno contattato, ma vorrei chiarire di non aver dato la mia disponibilità a nessuno schieramento a partecipare a un futuro governo ” . Lo stesso era accaduto con il suo candidato premier, il generale in pensione dei carabinieri Leonardo Gallitelli, annunciato in tv, ma purtroppo ignaro di tutto ( ” Non sento Berlusconi da anni ” ). Alla fine, e proprio perché era giunta la fine, i commercianti sollevati hanno sommerso il nonnetto con un mare di applausi. E il bello è che le tv e i giornaloni hanno creduto che fossero applausi di consenso, infatti hanno benevolmente sorvolato su quelle gaffe da Guinness. Non sia mai che la gente poi capisca che il salvatore dell ‘ Italia dai ” po pu li st i inco mpetent i ” è completamente rincoglionito.