Il Quirinale e il lazzaretto

 

Mattia Feltri

Il Quirinale trasformato in una sfarzosa e irripetibile scenografia per Facebook: eccola un’evoluzione prevedibile e compiuta ieri, quando tutti questi ometti (quasi tutti, Berlusconi è stato il più protocollare, sebbene avesse l’aria di non sapere cosa stava dicendo) hanno tenuto il comizietto da diretta social nel luogo più sacrale della democrazia. Niente poteva testimoniare meglio l’uso privato della cosa pubblica. Non è una gran scoperta: lo sappiamo da molto, ma è la sfacciata noncuranza a stabilire il passo ulteriore del collasso del senso di Stato. E fin qui abbiamo fatto il nostro bell’esercizio anticasta. Ma da Roma arriva una notizia uguale spiccicata: un’indagine interna all’azienda dei trasporti ha scoperto che, su oltre undicimila lavoratori, quasi tremila (il venticinque per cento abbondante contro il tre di media nazionale nel privato) prende i giorni di permesso concessi dalla legge 104 per assistere parenti disabili. Non un’azienda, un lazzaretto. Al netto dei certificati falsi, anche sui figli. Sì è calcolato che, per l’assenteismo, a Roma si perdono 785 mila chilometri di corse all’anno: venti volte il giro dell’equatore. Poi ci si arrabbia col sindaco quando si aspetta l’autobus per tre quarti d’ora. Come si vede, le leggi non servono a niente se persino una così civile viene usata da molti furbini per tornaconto privato alla faccia dell’incombenza pubblica. Poi il sindaco e tutti i chiacchierini del Quirinale li cambieremo, come li abbiamo sempre cambiati, ma quando si fa la battuta – bisognerebbe cambiarli questi elettori – beh, magari.

Il Quirinale trasformato in una sfarzosa e irripetibile scenografia per Facebook: eccola un’evoluzione prevedibile e compiuta ieri, quando tutti questi ometti (quasi tutti, Berlusconi è stato il più protocollare, sebbene avesse l’aria di non sapere cosa stava dicendo) hanno tenuto il comizietto da diretta social nel luogo più sacrale della democrazia. Niente poteva testimoniare meglio l’uso privato della cosa pubblica. Non è una gran scoperta: lo sappiamo da molto, ma è la sfacciata noncuranza a stabilire il passo ulteriore del collasso del senso di Stato. E fin qui abbiamo fatto il nostro bell’esercizio anticasta. Ma da Roma arriva una notizia uguale spiccicata: un’indagine interna all’azienda dei trasporti ha scoperto che, su oltre undicimila lavoratori, quasi tremila (il venticinque per cento abbondante contro il tre di media nazionale nel privato) prende i giorni di permesso concessi dalla legge 104 per assistere parenti disabili. Non un’azienda, un lazzaretto. Al netto dei certificati falsi, anche sui figli. Sì è calcolato che, per l’assenteismo, a Roma si perdono 785 mila chilometri di corse all’anno: venti volte il giro dell’equatore. Poi ci si arrabbia col sindaco quando si aspetta l’autobus per tre quarti d’ora. Come si vede, le leggi non servono a niente se persino una così civile viene usata da molti furbini per tornaconto privato alla faccia dell’incombenza pubblica. Poi il sindaco e tutti i chiacchierini del Quirinale li cambieremo, come li abbiamo sempre cambiati, ma quando si fa la battuta – bisognerebbe cambiarli questi elettori – beh, magari.

 

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