“Il nostro giardino comune, il Mediterraneo, sta morendo e non possiamo tacere”

Dal Marocco al Libano, un collettivo di venticinque sindaci, su iniziativa del marsigliese Benoît Payan (PS), chiede, in un forum nel “Mondo”, che alle navi da crociera vengano applicate norme più severe in termini di emissioni inquinanti nel Mediterraneo.

Tribuna. Il Mediterraneo è stato il mare di tutti i passaggi e di tutti i commerci fin dall’antichità: rappresenta solo l’1% della superficie dei mari del globo, ma concentra il 25% del traffico marittimo e il 30% del traffico petrolifero. La sua biodiversità è unica al mondo, 500 milioni di persone abitano le sue coste eppure il ritardo nella protezione della natura e delle popolazioni è notevole. Il nostro giardino comune sta morendo e non possiamo tacere.

Sindaci dei comuni che circondano il Mar Mediterraneo – questo patrimonio, culla della nostra umanità – assistiamo al dramma ecologico che si svolge ogni giorno. Lo abbiamo detto a settembre 2021 al congresso dell’Unione internazionale per la conservazione della natura [a Marsiglia]  : il Mar Mediterraneo è un gioiello in pericolo.

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Il risultato è già sotto i nostri occhi, il bacino del Mediterraneo è in prima linea di fronte ai cambiamenti climatici: ondate di caldo, inondazioni, siccità, incendi devastanti, acque in aumento. A ciò si aggiunge l’inquinamento atmosferico causato dalle barche, a volte non anziane, che lo attraversano, e da quelle che vi sono attraccate.

E sono coloro che vivono nella grazia e con Lei che ne pagano il prezzo. Questi disastri climatici ed ecologici colpiscono la nostra natura ei nostri concittadini, in particolare i più fragili. Di fronte alla fatalità, ci opponiamo a una volontà politica infallibile.

La nostra mobilitazione fa eco a quella di attori della società civile, degli Stati, dell’Unione Europea e delle istituzioni internazionali.

Navi obsolete e pericolose

Insieme chiediamo l’adozione quanto prima di una zona di regolamentazione per le emissioni di inquinanti atmosferici, nota come zona ECA, nel Mediterraneo, per combattere l’inquinamento atmosferico provocato dalle navi e ridurre le piogge acide che cadono sui nostri mari e sulle nostre coste . [Questo sistema impone a tutte le navi che circolano all’interno del perimetro standard più rigorosi in termini di emissioni inquinanti.] Un decennio dopo l’istituzione di zone ECA sulle coste orientali e occidentali del Nord America, anche dopo i mari dei Caraibi, del Baltico, del Nord e della Cina , è necessaria un’azione urgente. Con questo appello vogliamo portare la voce dei cittadini che vivono in prima linea su tutte le sponde del Mediterraneo e influenzare il dibattito che si svolgerà tra pochi mesi.

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Noi, sindaci delle città e dei porti del Mediterraneo, non possiamo più accettare il massiccio inquinamento causato dalla circolazione di navi obsolete e pericolose, che danneggia gravemente la salute delle popolazioni, contribuisce al riscaldamento globale, partecipa alla perdita di biodiversità e mina l’attrattiva di i nostri territori.

Siamo consapevoli dell’impegno, su questi temi, delle ONG e degli attori della società civile, che sono in prima linea nelle soluzioni, e degli armatori, che per alcuni sono all’avanguardia ed equipaggiano navi molto più rispettose dell’ambiente e della salute.

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Chiediamo all’Organizzazione marittima internazionale di approvare l’istituzione dell’area di regolamentazione nel Mediterraneo. Chiediamo ai nostri governi di accelerare l’attuale processo per muoversi più rapidamente verso una zona ECA, regolando non solo le emissioni di zolfo e particolato, ma anche gli ossidi di azoto, la cui pericolosità è ampiamente dimostrata.

Lo facciamo per responsabilità nei confronti della natura e dei nostri concittadini, che non devono essere vittime di questo inquinamento. Lo faremo insieme e con tutti gli attori che creano, innovano, si battono per proteggere il nostro Mediterraneo, per proteggere i viventi. Siamo convinti di poter essere la soluzione. Intorno al nostro Mar Mediterraneo, come nel mondo, è tempo di agire per voltare pagina sull’irresponsabilità ecologica.

Souad Abderrahim, sindaco di Tunisi; Luis Barcala, sindaco di Alicante (Spagna); Kamel Ben Amara, sindaco di Biserta (Tunisia); Marco Bucci, Sindaco di Genova (Italia); Michaël Delafosse, sindaco (PS) di Montpellier; Francisco Manuel de la Torre Prados, sindaco di Malaga (Spagna); Mustapha El Bakkouri, sindaco di Tetouan (Marocco); Mounir Elloumi, Sindaco di Sfax (Tunisia); Mohamed El Sherif, Governatore di Alessandria (Egitto); Christian Estrosi, sindaco (La France audacieuse/Horizons) di Nizza; Hubert Falco, sindaco (LR) di Tolone; Mato Frankovic,sindaco di Dubrovnik (Croazia) Hassan Ghamrawi, presidente della comunità urbana di Al Fayhaa (Libano); José Francisco Hila Vargas, sindaco di Palma (Spagna); Mohamed Ikbel Khaled, sindaco di Sousse (Tunisia); Francesco Italia, Sindaco di Siracusa (Italia); Jamal Itani, sindaco di Beirut; Mounir Lymouri, sindaco di Tangeri (Marocco); Nicos Nicolaides, sindaco di Limassol (Cipro); Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo (Italia); Benoît Payan, sindaco (PS) di Marsiglia; Ivica Puljak, Sindaco di Spalato (Croazia); Pau Ricoma Vallhonrat,Sindaco di Tarragona (Spagna); Christian Santos, sindaco di Gibilterra (Regno Unito); Riad Yamak, sindaco di Tripoli (Libano).

« Notre jardin commun, la Méditerranée, se meurt, et nous ne pouvons rester silencieux »

 

 

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