di Emanuele Lauria
Per gli analisti partita riaperta, una scarsa affluenza favorirebbe i contrari alla riforma Lo scrittore ai dem: “Senza identità, siete vapore acqueo”. La replica: “Caduta di stile “
ROMA — La rimonta c’è ed è palpabile, viaggia nelle parole degli analisti più che su numeri che non possono essere divulgati. Dove arriverà, questa quasi impossibile rincorsa del No al referendum sul taglio dei parlamentari, è difficile dirlo. Il Sì resta favorito eppure ci sono alcuni fattori che rendono la partita non ancora chiusa: in primis l’affluenza alle urne. «Non è un appuntamento che appassiona gli elettori – dice Fabrizio Masia, direttore di Emg Acqua – anche se negli ultimi giorni c’è stato un aumento di interesse dovuto soprattutto alle iniziative del No. Posizione che si rafforza anche perché partiva da percentuali molto basse. Sono stati instillati dei dubbi nei cittadini che per gran parte erano schierati per il Sì, anche se il vento dell’antipolitica non è forte come in passato». Un trend che potrebbe non essere decisivo, secondo Roberto Weber, presidente di Ixé: «Il recupero del No esiste ma io credo che riguardi soprattutto la generazione dei meno giovani. Non so quanto potrà essere determinante». Salvatore Vassallo, direttore dell’istituto Cattaneo, indica la variabile politica da osservare: «Siamo di fronte a una situazione paradossale: dopo 40 anni di opinioni concordi sulla necessità di ridurre il numero dei parlamentari, tutti i partiti hanno varato questa riforma. Ma ora molti dei leader sembrano non essere più particolarmente interessati, e anzi lasciano che siano altri fuori dalla politica a sostenere tesi contrarie. La possibilità di vittoria del No dipenderà dal peso che avrà sull’opinione pubblica quest’atteggiamento ». Poi c’è l’affluenza: «Certamente non sarà omogenea e sarà importante capire – dice Masia come si orienterà per il referendum l’elettorato di quelle parti del Paese interessate dalle Regionali. Solitamente un’affluenza più alta premia la posizione favorita, cioé il Sì. Se resta bassa il No ha qualche chance. Io non metto la mano sul fuoco su nulla ». Vassallo concorda: «Un’affluenza elevata dovrebbe essere spia della presenza di un elettorato spontaneo che sfugge alla capacità di mobilitazione dei comitati per il No».
Previsioni e congetture che accompagnano una campagna referendaria arroventata dalle parole di Roberto Saviano: lo scrittore ha aspramente criticato i dem per il Sì al referendum e, dopo un botta e risposta con il ministro Dario Franceschini, ha rincarato la dose: «Il Pd è succube di una gravissima mancanza di identità politica. Non ha una posizione chiara sulle questioni più rilevanti. È vapore acqueo». La replica di Andrea Orlando: «Sono un ammiratore di Saviano ma respingo gli insulti: lo scrittore sbaglia nello stile e nelle considerazioni politiche». Nel giorno segnato da questa violenta polemica, Nicola Zingaretti può salutare una buona notizia: la commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato il testo base della riforma elettorale che introduce il proporzionale con lo sbarramento al 5%. Vince l’asse Pd-M5S, grazie alla non belligeranza di Iv e Leu. Ma la strada in aula si preannuncia lunga.
Dubbi anche tra gli elettori schierati per il Sì. E pesa l’assenza dei leader.