La Tac ai dipinti
Ora, però, grazie a tecniche sofisticate come la riflettografia multispettrale a scansione si è finalmente risaliti alla traccia disegnata in origine da Raffaello, e compreso dopo secoli di approssimazione, che si tratta di un’opera interamente sua e, soprattutto, che nessuno ha aggiunto – intervento che è stato oggetto anche di qualche dietrologia politica – in un secondo tempo, le figure dei cardinali al dipinto. “Più che di un capolavoro di ordine artistico, aspetto scontato trattandosi di Raffaello – spiega ancora il Sovrintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – il “Leone X è un capolavoro tecnico, ed è stato meraviglioso scoprire, eliminando gli strati fuorvianti dei precedenti restauri, la forza inconfondibile della mano del maestro”. Da lunedì l’opera che Raffaello dipinse a 35 anni fra il 1517 e il 1518 si potrà di nuovo ammirare agli Uffizi in tutto il suo originale – e soprattutto mai visto prima – splendore.
Il messaggio politico dell’opera
Lo splendido dipinto fu inviato a Firenze da parte del pontefice come dono in occasione del matrimonio del nipote Lorenzo di Piero con la nobildonna francese Madeleine de La Tour d’Auvergne (dalla cui unione nascerà la futura regina di Francia Caterina de’ Medici). Leone X, figlio del grande Lorenzo il Magnifico, quando fu eletto pontefice nel 1513 fu acclamato come iniziatore di una nuova era di pace. Il dipinto in questione – ottimo esempio per comprendere la funzionalità delle committenze artistiche nella creazione del consenso e nella diffusione di messaggi politici – raffigura il pontefice insieme ai due nipoti cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi (che sinora si pensava fossero stati aggiunti in un secondo momento e forse attribuibili in parte alla mano di Giulio Romano) e proprio in virtù di questa triade diviene strumento di esaltazione dinastica del casato mediceo.
La storia
“Il dipinto giunse a Firenze nel 1518 e lasciò la città solamente tra il 1799 e il 1816, quando fu preda delle campagne napoleoniche – spiega il sovrintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – e oltre a essere uno dei capolavori di Raffaello è una straordinaria opera di esaltazione della famiglia Medici e di quel Papa Leone X che salvò la vita a Machiavelli e incaricò Raffaello di disegnare i più importanti edifici della Roma imperiale, atto fondamentale e fondante per la nascita del concetto di tutela e di conservazione del patrimonio culturale.
Le dimissioni del comitato tecnico
Che si tratti di una delle opere più importanti di Raffaello in generale e nel dettaglio conservate nel museo fiorentino è fuor di dubbio. Al punto che qualche mese fa, per protestare contro la decisione del direttore Eike Schmidt di prestare il capolavoro alla mostra sull’Urbinate allestita nel marzo scorso alle Scuderie del Quirinale i membri del comitato scientifico (Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti, Claudio Pizzorusso) si dimisero in blocco. I quattro scrissero una lettera aperta che richiamava la direzione al fatto che il “Leone X” rientrava nella lista delle opere inamovibili degli Uffizi. Il direttore Eike Schmidt bollò la richiesta come strumentale e il dipinto partì per Roma. Purtroppo però la mostra fu subito penalizzata dal lockdown.