Il giorno che l’Europa unita ritornò divisa.

Il governo tedesco cade, l’Ue si scioglie, la bandiera blu a stelle dorate viene ammainata. Naturalmente non può accadere, solo un folle può credere il contrario
Il governo tedesco della cancelliera Angela Merkel cade sulla scia delle richieste avanzate dal ministro dell’Interno, il conservatore Horst Seehofer, il quale chiede che i rifugiati che sono stati registrati in uno Stato dell’Unione europea vengano cacciati dalla Germania.

Il partito xenofobo Alternativa per la Germania (Afd) entra a far parte della nuova coalizione nazionalista di governo. A Berlino riecheggia lo slogan del partito: “Riprendiamoci il nostro Paese e il nostro Volk!”. Dai leader nazionalisti dell’Ungheria, della Repubblica Ceca, della Polonia, dell’Italia, dell’Austria e degli Stati Uniti giungono messaggi di congratulazioni. L’ambasciatore americano in Germania esprime attraverso un tweet la propria approvazione.

Di fronte all’ondata anti-immigrazione, i leader dell’Unione europea decidono di allestire per tutti gli immigrati grandi centri di detenzione, all’interno dei quali valutare ciascun caso. I richiedenti asilo verranno accolti solo se in possesso dei requisti necessari, mentre i migranti economici che sono semplicemente alla ricerca di un futuro migliore saranno espulsi.

Dietro le mura che cingono questi vasti centri sono scoppiate delle rivolte. Sbrigare le procedure con celerità è impossibile. Le condizioni si deteriorano. Il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, di destra, dichiara che è stato compiuto un errore disastroso: i centri di detenzione andavano costruiti in Nord Africa, al confine tra Libia e Niger, e non solo. E difende la sua decisione di obbligare la Guardia costiera italiana ad ignorare le richieste di aiuto che giungono dalle imbarcazioni che trasportano i migranti.

I quali, afferma, potrebbero essere criminali e stupratori.

Il rapimento della giovane figlia di un oligarca russo, messo a segno in un villaggio turistico della costa spagnola per mano di alcuni immigrati marocchini, scatena il putiferio. Si scopre che si trattava di una fake news fatta circolare da alcuni esperti russi di information warfare, ma intanto i leader di destra dell’Unione europea avevano già denunciato gli «animali stranieri» che tenevano prigioniera «la piccola Tatiana». Il fragile governo spagnolo cade.

La Germania, l’Italia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria annunciano l’intenzione di abbandonare l’area Schengen e di reintrodurre le dogane e il controllo passaporti. La libera circolazione delle persone, fondamento dell’Unione europea, viene meno. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si congratula con l’Europa per «essere finalmente rinsavita», e il suo ambasciatore in Germania posta un tweet che è un inno «alle nazioni che si riscoprono forti». L’Ungheria mette al bando la bandiera europea.

Arrivato a Boston per un summit della Nato, il presidente Trump va in escandescenze alla vista del nuovo quartier generale dell’Alleanza: un grande edificio costato 1,3 miliardi di dollari che egli definisce «uno scandalo, una mostruosità, un insulto agli americani comuni». Aggiungendo inoltre che la Nato non è più un’alleanza, bensì un centro di costo. E che gli Stati Uniti stanno pagando troppo. Perché, domanda Trump, non si impiegano gli eserciti europei per rastrellare «gli immigrati che infestano i vostri Paesi e distruggono le vostre culture cristiane?».

Poi, rivoltandosi contro il suo ex amico Emmanuel Macron, Trump denuncia la posizione della Francia — che difende l’Europa unita — definendola «debolissima». A chi gli domanda del rapporto tra Trump e Macron, un portavoce del presidente francese risponde: «Come diciamo qui in Francia: les grands amours finissent toujours mal. I grandi amori vanno sempre a finire male».

Il summit della Nato si dimostra più complesso di quello del G7 che si è tenuto di recente in Canada. Trump sbraita e mette il broncio. Si incupisce e disturba. Dichiara che così come ha interrotto le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud perché «rappresentavano una provocazione nei confronti del mio amico Kim Jong-un», dopo essersi consultato con «il mio amico Vladimir Putin» ha deciso di abbandonare le esercitazioni militari della Nato in Polonia e nei Paesi baltici perché «sono una provocazione nei confronti della Russia».

Una fuga di notizie rende noti i contenuti di un documento interno redatto dal consigliere per la Sicurezza nazionale Usa John Bolton. Si viene così a sapere che gli obiettivi strategici del presidente sono «la distruzione dell’Organizzazione mondiale del commercio, della Nato e dell’Unione europea». Vi si legge inoltre che nel il raggiungimento di tali obiettivi sono già stati compiuti molti progressi. Il documento afferma anche che «il club liberal e democratico si sta sgretolando sotto il peso della sua stessa decadenza e del politically correct».

Adducendo la scusa di presunti «crimini» compiuti ai danni della minoranza russa in Estonia, il presidente Putin invia il proprio esercito in quel Paese — che è un membro della Nato. Ma nega che si possa parlare di «invasione», spiegando che i russi che vivono in Estonia hanno comprensibilmente imbracciato le armi.

Riguardo alle immagini satellitari che mostrano le truppe russe intente ad attraversare il confine, Trump minimizza e parla di fake news. La sua posizione è appoggiata all’unanimità dagli esponenti di spicco del partito repubblicano. L’Estonia, così come la Crimea, «è una faccenda russa», dichiara il presidente.

La Nato non invoca l’Articolo 5, secondo il quale un attacco contro un membro qualsiasi dell’Alleanza deve essere considerato un attacco contro tutti i Paesi che la compongono. I governi alleati abbandonano quindi l’Estonia al proprio destino e la Nato si scioglie. Putin propone di sostituirla con l’Alleanza degli Stati autoritari e reazionari, o Asar. Un’idea che Trump fa sapere di trovare «interessante».

La Gran Bretagna abbandona quel che resta dell’Unione europea. La Germania, guidata dalla sua coalizione di destra, annuncia di rinunciare all’euro e reintrodurre il marco tedesco. L’Eurozona si sfascia. L’ambasciatore americano in Germania affida ad un tweet la propria soddisfazione.

L’Unione europea si scioglie, e al confine tra Francia e Germania — dove intanto, sotto la supervisione di Israele è iniziata la costruzione di un muro high-tech fiancheggiato da pareti di filo spinato a lama di rasoio — la bandiera blu a stelle dorate viene ammainata.

Trump e Marine Le Pen, la leader del Front National francese, esprimono via Twitter la propria approvazione. La Germania annuncia una nuova alleanza strategica con la Russia. La Corte suprema degli Stati Uniti stabilisce che «per motivi di sicurezza nazionale» l’espulsione degli immigranti privi di documenti non richiede un regolare processo. Iniziano le deportazioni di massa. Trump annuncia con un tweet che i regolari processi «sono sopravvalutati».

Non potrebbe accadere. Naturalmente non potrebbe accadere. Solo un folle potrebbe credere per un attimo il contrario.