La cerimonia Intitolato all’architetto lo spazio verde davanti alla Triennale di Milano. Che gli dedica un’esposizione
Architetto, urbanista, teorico dell’architettura, accademico. Giancarlo De Carlo (1919-2005), tra i fondatori del Team 10 che segnò la rottura con il Movimento Moderno, è stato una delle figure più rappresentative del mondo del progetto. Da ieri a Milano, il giardino della Triennale porta il suo nome.
Cerimonia di intitolazione, ieri con l’assessore Filippo Del Corno, il presidente di Triennale Stefano Boeri, Isabella Inti, presidente di Stecca 3 e Anna De Carlo, figlia dell’architetto (e sorella dello scrittore Andrea). Emozione e una nuova targa per ricordare il progettista amato dai francesi (che gli dedicarono una mostra al Centre Pompidou di Parigi, nel 2004) che realizzò i centri universitari di Urbino, Siena, Pavia, Catania; diversi piani regolatori; le case popolari di Terni (Villaggio Matteotti) e Mazzorbo, nella laguna veneta. Ora anche Milano lo celebra. Con la cerimonia di ieri e una mostra (a cura di Gatto Tonin Architetti) alla Triennale della quale fu consulente e curatore: I quaderni di Giancarlo De Carlo. 1966-2005, aperta da oggi al 29 marzo.
Il percorso espositivo è composto dai quaderni, finora mai esposti al pubblico, che De Carlo riempiva in forma di diario dal 1966, in occasione del suo primo viaggio negli Stati Uniti. Prendeva nota, disegnava, fissava idee e suggestioni. Il risultato: 16 taccuini custoditi e trascritti dalla figlia Anna De Carlo, che costituiscono una storia lunga 39 anni.
La mostra restituisce uno spaccato dei temi affrontati nelle annotazioni dell’architetto (riflessioni personali, resoconti di viaggio, appunti) e sottolinea il percorso parallelo tra questo archivio privato e gli archivi pubblici di De Carlo: l’archivio di studio, custodito presso lo Iuav di Venezia, ma anche la rivista «Spazio & Società», il libro Progetto Kalhesa, le pubblicazioni per il Saggiatore e l’Ilaud.
Pagina dopo pagina, il tratto inconfondibile della calligrafia di De Carlo, gli schizzi, i collage, il «pop up» danno vita a un progetto grafico. Lungo le pareti dello spazio espositivo sono presentati gli originali dei quaderni e una selezione di estratti, cui sono associati materiali provenienti dagli archivi. Una raccolta di riproduzioni delle pagine è a disposizione del pubblico. Da una postazione sono recitati ad alta voce, dal vivo, alcuni passaggi tratti dai quaderni. Al centro della sala è rievocato il salotto di Casa Sichirollo, realizzato da De Carlo per sé e per gli amici Livio e Sonia Sichirollo a Romanino nei pressi di Urbino sul finire degli anni Sessanta. (m. be.)