di Enzo Bianchi
Dallo scorso venerdì Aghia Sophia, straordinario tempio al quale credenti cristiani e musulmani riconoscono una particolare santità, è ridiventato moschea. È un’umiliazione per la minoranza cristiana ortodossa in Turchia, ma anche per tutti i cristiani del mondo.
Santa Sofia, ricostruzione della basilica costantiniana, dal 537 al 1453 fu la “grande chiesa” al centro del cristianesimo orientale, sede del patriarca di Costantinopoli, luogo di celebrazione di alcuni concili ecumenici. Per l’ortodossia è stato il cuore della fede e della missione, ed è significativo che alla fine del primo millennio gli inviati del principe Vladimir di Kiev trovarono nella bellezza di questa chiesa e nella gloriosa liturgia ivi celebrata motivi per scegliere la fede cristiana.
Non va però dimenticato che i primi a profanare e saccheggiare questa chiesa furono i cristiani latini, durante la IV Crociata, trasformandola in una cattedrale romana cattolica (1204-1261). Con la caduta di Costantinopoli, nel 1453 Santa Sofia fu convertita in moschea: presto si aggiunsero i minareti, mentre i mosaici parietali raffiguranti Cristo, Maria e i santi vennero distrutti o intonacati. I cristiani però continuarono a rivendicare Santa Sofia e anche la chiesa cattolica con il cardinale Gasparri, Segretario di Stato di Benedetto XV, tentò di farne una cattedrale cattolica. Nel 1935 il fondatore della repubblica turca, Kemal Ataturk, in nome della laicità decise di trasformare questo edificio in museo aperto a milioni di visitatori: un atto di rappacificazione tra fedi sovente in conflitto.
Non posso dimenticare quante volte sono entrato a Santa Sofia, cercando nei mosaici nuovamente scoperti il volto di Cristo, di Maria e dei padri, tra i quali, molto evidente, Giovanni Crisostomo. Certo, non si poteva pregare pubblicamente ma il cuore era libero di vivere emozioni contrastanti: meraviglia, dolore, nostalgia e speranza… Anche Benedetto XVI, visitando Santa Sofia, ha sostato in un silenzio commosso.
Recentemente il presidente turco Erdogan ha deciso di riconvertire Santa Sofia in moschea. Il patriarca ecumenico Bartholomeos ha protestato con parole cariche di dolore, preoccupato che questo gesto possa seminare discordia tra cristiani e musulmani. Si è detto addolorato il Papa e hanno fatto sentire il loro vibrante disaccordo altri patriarchi d’oriente, tra i quali il russo Kirill, nonché il metropolita Ilarione, ma con parole di dialogo e di pacificazione.
I mosaici cristiani sono stati nuovamente coperti in occasione della preghiera del venerdì, inno a una mortificante riconquista. Santa Sofia potrà non essere motivo di conflitti? E mentre questo edificio ridiventa moschea, in Europa bruciano le cattedrali: Notre-Dame di Parigi, quella dei santi Pietro e Paolo di Nantes, altre chiese recentemente… Dobbiamo esserne consapevoli: anche questo è un segno, un’apocalisse per questa Europa astenica e silente e per tutti i cristiani. Certo, essi possono fare a meno di chiese di pietra, ma sono anche cittadini europei che non possono rinunciare ai segni della loro storia e cultura.