Gas in cambio di nucleare: così la Francia e i Paesi dell’Est decidono sulla lista verde dell’Europa. La Commissione evita le consultazioni pubbliche e aggira il parere dei tecnici
di Francesca Cicculli, Carlotta Indiano
«La Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare abbiano un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili». Con queste parole, il 1 gennaio 2021, la Commissione europea ha annunciato di voler includere le attività energetiche basate su gas e nucleare nella tassonomia, la lista delle attività ritenute sostenibili. «È una legge di trasparenza», spiega a IrpiMedia Henry Eviston di WWF International, «che chiede alle aziende e ai fondi di investimento di chiarire, sulla base dei criteri scelti, in che percentuale le loro attività o i loro prodotti finanziari sono sostenibili». La lista verde che la Commissione sta adottando dovrebbe infatti orientare efficacemente gli investimenti, pubblici e privati, verso attività che aiutino l’Europa a raggiungere gli obiettivi climatici che si è prefissata per il 2050.
Il 18 giugno 2020 è stato pubblicato il regolamento sulla tassonomia che incaricava la Commissione di stabilire l’elenco effettivo delle attività sostenibili dal punto di vista ambientale, definendo poi i criteri tecnici di selezione attraverso altri documenti successivi: gli atti delegati. Il primo atto delegato, pubblicato il 21 aprile 2021, ha stabilito un limite alle emissioni di CO2 per le attività energetiche pari a 100g CO2e/kWh, ma ha messo in standby le attività basate su gas e nucleare, che ora sembrano essere state incluse nella bozza di secondo atto delegato, trasmessa il 31 dicembre 2021 alla Piattaforma per la finanza sostenibile, il gruppo di tecnici consultati dalla Commissione per stilare la tassonomia.
La tassonomia della scienza
Il lavoro di classificazione delle attività verdi per l’Europa è iniziato grazie a un Technical Group of Expert (TEG) selezionato dalla Commissione europea e incaricato di compilare il primo atto delegato della tassonomia, un testo di oltre 600 pagine in cui erano descritte in dettaglio le soglie tecniche di ciascuna delle attività considerate, dall’agricoltura, ai trasporti, alle costruzioni. A settembre 2020, il lavoro del TEG è terminato e al suo posto è stata creata la Piattaforma per la finanza sostenibile composta da 67 membri scelti per competenze su temi ambientali, di finanza sostenibile o diritti umani e sociali.
La Piattaforma ha scritto una seconda bozza di Atti delegati, sottoposta a consultazione pubblica a dicembre 2020, che gli Stati dell’Europa dell’Est avevano criticato perché negava al gas naturale lo status di combustibile di transizione. Questi hanno poi ottenuto il rinvio dell’approvazione del secondo atto delegato a fine 2021.
Entro il 12 gennaio, la Piattaforma dovrà dare il proprio parere sulla bozza. Successivamente, questa passerà al Parlamento e al Consiglio europeo, che avranno quattro mesi per esaminare il documento e, qualora lo ritengano necessario, per opporvisi. In linea con il regolamento sulla tassonomia, entrambe le istituzioni possono richiedere ulteriori due mesi di tempo per l’esame.
«La scelta di inserire gas e nucleare nella tassonomia verde dell’Ue non ha nulla di scientifico, si tratta di una scelta politica. Stiamo ultimando un ricorso alla Corte di Giustizia», twitta Europa Verde, in linea con le opposizioni che anche associazioni e esperti stanno avanzando sul tema. «La Commissione dirà che i criteri sono stati messi al vaglio degli esperti. Non è credibile questa cosa», dichiara Henry Eviston, che come parte della Piattaforma per la Finanza Sostenibile, contesta il processo di stesura del secondo atto delegato della tassonomia, ritenuto frutto di un compromesso politico e non di una valutazione scientifica.
Come si è arrivati alla tassonomia
Come si è arrivati a considerare sostenibili il gas e il nucleare
La Commissione europea ha detto di aver incluso gas e nucleare tra le attività sostenibili dopo aver ascoltato pareri scientifici e tenuto conto degli attuali progressi tecnologici. L’articolo 19 del testo sulla tassonomia specifica infatti che i criteri tecnici stabiliti dagli atti delegati devono essere basati su prove scientifiche conclusive. Pare invece che il processo di stesura del secondo atto delegato abbia avuto come protagonisti solo la Commissione e i governi degli Stati Membri.
«Per il primo atto sulle rinnovabili e la transizione di settori meno controversi ci sono state tre consultazioni pubbliche. La Commissione ha preso i criteri proposti dalla Piattaforma dei tecnici e su questi ha scritto l’atto delegato. Per gas e nucleare zero consultazioni», specifica Henry Eviston. L’attivista ha confermato a IrpiMedia che la Francia, ossessionata dall’industria nucleare, ha spinto per un accordo con i Paesi dell’Est, la cui economia è ancora totalmente basata sul gas. «Io cedo sul gas, voi mi date il nucleare», ha proposto a Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia, Cipro e Malta, che sono sempre gli ultimi della classe quando si tratta di fare un accordo per il clima.
L’accordo politico spiegherebbe come mai gas e nucleare ora siano considerati “green” nonostante il parere contrario di tecnici ed esperti. Tra i tanti, c’è il parere dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, un’organizzazione intergovernativa, che in un report del 18 maggio 2021 nega la necessità di utilizzare ancora petrolio e gas naturale per la transizione energetica, sostenendo che «nessun nuovo giacimento di petrolio e di gas naturale è necessario nel nostro percorso».
Ma secondo il Financial Times, in possesso della bozza del secondo atto delegato della tassonomia europea, la Commissione sarebbe orientata a considerare sostenibile l’energia nucleare purché i Paesi che ospitano le centrali siano in grado di smaltire in piena sicurezza i rifiuti tossici e non causare «nessun danno significativo» all’ambiente. Le nuove centrali nucleari potrebbero essere considerate “verdi” fino al 2045. Per il gas invece sarebbe stato imposto il limite dei 270 grammi di CO2 emessi per kilowatt.
«I numeri però parlano chiaro: o la smettiamo adesso con il gas oppure l’accordo di Parigi non lo raggiungiamo più», contesta Henry Eviston. Per il nucleare, invece, i problemi sono diversi: «Una centrale nucleare produce 30 tonnellate di scorie radioattive all’anno e in Europa non abbiamo le strutture pronte per accoglierle», continua Eviston. Inoltre le centrali nucleari presentano problemi di sicurezza: nella stessa Francia, EDF, l’azienda produttrice e distributrice di energia, ha chiuso in via precauzionale i due reattori della centrale nucleare di Chooz, nelle Ardenne, per verificare eventuali guasti al suo circuito di raffreddamento di emergenza. In Germania, hanno chiuso le centrali di Brokdorf (Schleswig-Holstein), Grohnde (Bassa Sassonia) e Gundremmingen (Baviera). In funzione da 36 anni la centrale di Grondhe produceva quasi 410 miliardi di kilowatt/ora, più di qualsiasi altra al mondo.
Secondo l’attivista del WWF, se ci fossero state le consultazioni pubbliche, le associazioni e i cittadini europei si sarebbero opposti al gas e all’energia nucleare.
Non solo Francia: chi sono le lobby del gas e del nucleare
Parallelamente agli accordi tra Stati membri c’è stata un’intensa attività di lobbying da parte delle aziende del settore fossile, che hanno cercato di far passare il gas e il nucleare come fonti di transizione. Questi gruppi di interesse sono ben installati all’interno delle istituzioni europee e rischiano di essere estremamente pericolosi per il clima.
Un rapporto di Influenced Map di dicembre 2020, ha identificato 318 aziende e associazioni di settore che, dall’inizio del 2019, si sono impegnate in attività di lobbying sulla tassonomia. In particolare dall’approvazione del regolamento della tassonomia, i rappresentanti del settore energetico hanno presentato 413 risposte di consultazione alla Commissione e al TEG. Si sono incontrati 52 volte con la Commissione e 31 volte con singoli deputati. Il 19 ottobre 2020, 57 leader del settore del gas hanno inviato una lettera alla Commissione Ue e al Consiglio europeo, nonché ai rappresentanti permanenti degli Stati membri dell’Unione, chiedendo un approccio più indulgente al gas nei prossimi atti delegati sulla tassonomia.
Il report di Influenced Map si concentra su quattro settori – bioenergia, agricoltura, energia idroelettrica e gas – per i quali sono state trovate significative divergenze tra le raccomandazioni del gruppo di esperti e le bozze di atti delegati della Commissione, segno che la loro attività di lobbying è riuscita a indebolire i criteri fissati dalla tassonomia.
Tra le lobby più insistenti risaltano i nomi di: Copa Cogeca, per l’agroalimentare; la PGE, società energetica pubblica polacca; l’International Association of Oil & Gas Producers (IOGP) ed Eurogas, di cui fanno parte le italiane Eni, Anigas ed Edison.
Oltre ad annacquare i criteri della tassonomia, l’attività di lobbying delle aziende ha spinto per mantenere definizioni di sostenibilità ambientale basate su normative già esistenti e meno restrittive. Nella nota pubblicata dalla Commissione il 1 gennaio 2022 risuonano le richieste dell’IOGP di aprile 2020: «Il gas naturale dovrebbe essere riconosciuto per il ruolo abilitante e di transizione che può svolgere al fianco delle rinnovabili nella transizione energetica».
Perché gas e nucleare non dovrebbero entrare nella tassonomia.
La tassonomia è una delle componenti centrali del piano d’azione dell’Ue sulla finanza sostenibile: si prevede che i criteri stabiliti influiranno sugli investimenti privati e sui prestiti, oltre a guidare potenzialmente il bilancio dell’Unione europea e i fondi per la ripresa. La tassonomia europea dovrebbe inoltre soppiantare le altre “liste verdi” esistenti, stilate da enti finanziari privati. Se la Commissione includesse le attività basate su gas e nucleare, il documento perderebbe il suo valore di standard comune e sarebbe equiparabile a tutte le altre, non basate su criteri scientifici. La stessa Banca europea per gli investimenti, un anno fa, dichiarava concluso il tempo per i finanziamenti al gas.
Henry Eviston ci ha confermato che gli investitori consultati da WWF International hanno espresso il disinteresse verso una tassonomia che include anche gas e nucleare. «La proposta della Commissione non solo non è allineata con la scienza, ma creerebbe una spaccatura nel mercato tra chi vuole continuare a fare greenwashing e chi, prendendo sul serio gli obiettivi climatici europei, non si affiderebbe ai criteri della tassonomia», sostiene l’attivista.
Dei criteri trasparenti come quelli della lista verde europea aiuterebbero anche gli investitori meno esperti a valutare se le attività di un’azienda sono davvero sostenibili. Per esempio Shell nei suoi financial statements dice di avere un piano di transizione e di star riducendo le proprie emissioni. Un investitore inesperto, che non guarda al dettaglio delle operazioni di Shell o non ha le capacità tecniche per analizzarle, ha bisogno di uno strumento facile da usare per capire se la tale azienda rispetta davvero i target climatici. La tassonomia è importante perché chiede a un’azienda di specificare in termini numerici, semplici e comprensibili a tutti, quanto le loro attività siano sostenibili. Se Shell dichiara che le sue attività sono solo al 3% in linea con la tassonomia, anche all’investitore meno esperto è chiaro che quella non è un’azienda attenta al clima come dice di essere.
Adesso la tassonomia passerà nelle mani del Parlamento e del Consiglio europeo, qualora anche questi si esprimessero a favore di gas e nucleare, sarebbe un fallimento per una buona parte del Green Deal europeo.