I veti incrociati nel Pd mettono a rischio la corsa dei big Remaschi e Martini

Le liste

Giorgio Bernardini

 

Nel Pd tutti contro tutti sulle candidature alle Regionali, con i probabili stop alla corsa dell’assessore regionale Marco Remaschi e a quella dell’assessore fiorentino Alessandro Martini. Il giorno del giudizio, tra i Democratici, è arrivato: quella passata è stata la lunga giornata (e nottata) della direzione regionale per chiudere la partita sulle liste alle elezioni nei 13 collegi elettorali della Toscana. Una trattativa a oltranza, che ha evidenziato il conflitto fra tre correnti: zingarettiani, Base Riformista, nardelliani. Quella che fa riferimento al segretario nazionale Nicola Zingaretti, acquisita la candidatura civica a Firenze dell’attivista Iacopo Melio, ha provato a tenere il punto sulla posizione di capolista nel collegio pisano di Alessandra Nardini, consigliera regionale uscente di Capannoli che è alla guida del dipartimento nazionale disuguaglianze e povertà della segreteria nazionale (ed è molto vicina ad Andrea Orlando). Il suo braccio di ferro con Antonio Mazzeo potrebbe addirittura partorire un numero uno in lista alternativo ai contendenti, con un risultato a cascata su tutte le posizioni in lista negli altri collegi. Alla battaglia fra correnti infattisi è aggiunta sin dalle prime ore di ieri quella di genere, per via del fatto che sia il candidato alla presidenza Eugenio Giani che la segretaria regionale dem Simona Bonafè hanno garantito da tempo la parità di genere fra capilista: un gioco a incastri. Gli zingarettiani, maggioranza a livello nazionale, non hanno però i numeri — stando all’ultimo congresso toscano — per imporre la loro linea sino. Dunque, per tutta la durata del negoziato, hanno provato a dire la propria anche le altre due componenti. Quella di Base Riformista, l’area post renziana che fa riferimento a Luca Lotti, Antonello Giacomelli e Andrea Marcucci, ha tentato di imporre i propri candidati e mettere veti su candidature di peso dei concorrenti come quella dell’assessore uscente Marco Remaschi, che con l’eventuale elezione nel collegio lucchese sarebbe al quarto mandato consecutivo in Consiglio regionale. Una presenza ventennale su cui il capogruppo del Pd al Senato ha insistito per far depennare il nome di Remaschi. A pochi minuti dall’inizio della riunione guidata da Bonafè il tentativo di Marcucci sembrava essere andato a buon fine. «Remaschi non è dentro, sembra che possiamo chiudere così — spiega dopo il tramonto Lorenzo Becattini, punto di riferimento della segreteria e protagonista della trattativa —ma come diceva Boskov “Rigore è quando arbitro fischia”». Anche lui sa bene che la partita non si chiude sino alla votazione finale, che per regolamento può avvenire con voto elettronico della direzione regionale sino alle 10 di questa mattina. Anche il sindaco fiorentino Dario Nardella ha giocato la sua partita. Dopo la rinuncia al posto di capolista da parte della vicesindaca Cristina Giachi, Nardella rischia di perdere anche il suo alfiere uomo, l’assessore comunale Alessandro Martini, che aveva raccolto le firme per correre nella Piana.

 

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