“I tagli del governo mettono a rischio le produzioni teatrali italiane”

Giacomo Galanti L’Huffington Post 10/11/14 18:38 CET

Un disastro. È questo il rischio che corrono le produzioni di spettacolo in Italia secondo il direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar. “I tagli alle Regioni e ai Comuni – afferma Escobar -, la scomparsa delle province, l’appesantimento delle Fondazioni bancarie e la minore disponibilità delle Camere di commercio: tutti questi elementi messi assieme stanno facendo scomparire un sistema di finanziamento che dal dopoguerra a oggi ha tenuto in piedi la cultura italiana. Il governo non può voltarsi dall’altra parte e deve intervenire”.

Direttore Escobar, lei si dice molto preoccupato e chiede una riflessione. A chi si rivolge? La questione è abbastanza semplice. Il modello di finanziamento attuale mette insieme Stato, Regioni, Comuni, Province, ‘enti intermedi’ , sponsor e biglietteria. Il pubblico tiene, gli abbonamenti addirittura in qualche caso crescono e nonostante la crisi la gente continua ad andare a vedere gli spettacoli. Gli sponsor invece sono a dir poco diminuiti, dal 2008 al 2013 a livello nazionale i loro finanziamenti sono scesi del 41%, arrivando a 159 milioni.Il Fondo Unico per lo Spettacolo è a 406 milioni. Poi ci sono le Province, che nel 2012 hanno dato 160 milioni e adesso non si sa nemmeno a chi andranno le loro deleghe sulla cultura. Per non parlare delle difficoltà di Comuni e Regioni sottoposti a continui tagli. Se questo modello è finito, ne vogliamo trovare un altro? Ne vogliamo discutere?

Ha qualche modello europeo in mente a cui ci si potrebbe ispirare? Abbiamo sotto gli occhi quello francese e quello tedesco che funzionano e che sono finanziati in buona parte dello stato. Ma detto questo, il punto è che non si vuole affrontare il problema. Come se si rompono i fanali di un auto e non si vogliono cambiare le lampadine. E non mi si risponda con la retorica degli sprechi: le parole spreco e auto blu stanno sostituendo ormai ogni ragionamento serio e strutturale.

Come si sta ponendo il governo nei confronti della cultura? Io sono convinto della buona fede del ministro della Cultura Dario Franceschini e lo ringrazio per gli sforzi fatti nel non diminuire il Fondo unico. Credo però che da parte del governo manchi la sensibilità degli effetti sulla vita reale e sullo stato reale delle cose. E si confonda troppo spesso il governo con lo Stato: questo potrebbe determinare effetti paradossali. Insomma, dire che il governo centrale pecca di disattenzione è un eufemismo. Bisognerebbe ricordarsi più spesso dell’articolo 9 della Costituzione, secondo cui la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura. Troppo spesso ci accorgiamo dei beni culturali solo quando cade un mattone. Mentre se chiudono 10 produzioni teatrali nessuno se ne cura, dimenticandosi che ci sono anche persone che perdono il lavoro.

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