I RILANCI DELLA SINISTRA NON SMUOVONO PALAZZO CHIGI.

di Massimo Franco

Dire, come fa il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che parlare di fiducia sulla legge elettorale è «prematuro», non significa prefigurare un compromesso tra Palazzo Chigi e i suoi avversari nel Pd; né escludere l’ipotesi che Matteo Renzi alla fine ricorra davvero a questo per stroncare le resistenze residue delle opposizioni. Sarebbe un rimedio estremo e considerato come minimo inelegante: per definizione, una riforma elettorale dovrebbe essere condivisa e approvata almeno dalla maggioranza che la propone. Ma l’impressione è che non esista la preoccupazione di un offuscamento della reputazione del governo.
La priorità è, di nuovo, incassare quanto prima il risultato: tanto più rapidamente in presenza di critiche considerate in gran parte strumentali. Nel gioco delle provocazioni tra il premier e quanti lo osteggiano, la logica che tende ad affermarsi è quella di un continuo rilancio che azzera qualunque mediazione. Al punto che c’é da chiedersi se la minoranza del Pd abbia calcolato fino in fondo gli effetti paradossali del metodo scelto per contrastare Renzi. L’unica cosa che si capisce è infatti l’impossibilità di ottenere qualunque concessione.
Su questo sfondo, le parole del ministro Boschi suonano soprattutto come un invito a deporre le armi dello scontro interno, nella convinzione che l’esito sia ormai segnato. Non si tratta soltanto dei numeri della Direzione del Pd, schiaccianti a favore del premier-segretario. Per quanto la vecchia guardia sappia di giocarsi la sopravvivenza in termini di future candidature, questo finora non le ha impedito di mostrarsi divisa. Gli avvertimenti sull’ Italicum , le riserve sulle accelerazioni renziane, come gli altolà sulla riforma della Rai, hanno avuto l’effetto di acuire la tensione.
Tra l’altro, Renzi ha ricevuto proprio ieri l’appoggio indiretto dell’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano: un ex dirigente che non ha voti ma peso e prestigio anche presso la minoranza del Pd. «Non è vero che ci sia stata precipitazione. E adesso il traguardo non può essere allontanato», ha dichiarato a proposito delle riforme. Sono state discusse «in tempi più lunghi», ricorda Napolitano, «di quelli annunciati». Sembra un consiglio al partito a evitare uno scontro basato su motivazioni capziose; e a scongiurare altre spaccature.
D’altronde, quando il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, da sempre vicino all’ex segretario Pierluigi Bersani, avverte che «la legge elettorale non è materia di coscienza, è materia politica», spinge per il «sì» a Renzi; e forse dà voce a quanti ritengono sbagliato il modo in cui si sta consumando la polemica con Palazzo Chigi. La prospettiva di vedere la minoranza del Pd schiacciata sulla Fiom di Maurizio Landini che oggi sciopera contro il governo, finirà per diventare un ulteriore elemento di riflessione .