I ragazzi di David Glass nel laboratorio di Siena.

Via a un progetto triennale, in scena la strage di Utoya

Aldo Tani

 

In inglese il concetto è espresso con un’unica parola: «empowerment». La traduzione suona più complicata, ma rende il senso del progetto teatrale avviato nel 1997 da David Glass: la conquista della consapevolezza di sé e del controllo del proprie scelte nell’ambito delle relazioni personali e della vita politica. Un lavoro che il regista anglo-americano, attraverso il teatro fisico, ha portato avanti nel tempo su diverse categorie di soggetti e adesso destinato alle giovani generazioni.

Le stesse che il 22 luglio 2011 si ritrovarono sull’isola norvegese di Utoya per un meeting del Partito Laburista, ma finirono sotto i colpi del neofascista Anders Breivik: responsabile della morte di 69 persone tra i 12 e i 20 anni. Una strage che ha negato alle vittime un futuro e ha spinto Glass a creare «AB Project» che oggi presenta al Teatro dei Rinnovati di Siena. «Chi si trovava lì quel giorno, era pronto a contribuire al domani del proprio Paese — afferma Margherita Fusi, presidente dell’Associazione Culturale Topi Dalmata, tra i partner dell’iniziativa — David, anche per loro, vuole offrire un possibilità ai giovani, aiutandoli a orientarsi e a sfruttare i propri mezzi».

Il progetto coinvolge nove Paesi e ragazzi tra i 16 e i 30 anni e si svolgerà in tre anni. Nel primo sono previsti workshop gratuiti: a Siena il primo appuntamento è oggi e domani al Santa Chiara Lab e circa 40 studenti hanno già aderito. Nel biennio successivo sarà prima organizzato uno scambio culturale e poi una tournée internazionale con una rappresentativa degli studenti migliori che metterà in scena proprio i tragici eventi di Utoya.

Il mezzo di espressione è il teatro fisico, quel genere di rappresentazione che porta avanti la narrazione attraverso il linguaggio del corpo. Non solo, nella rielaborazione di Glass componenti imprescindibili sono il gioco e la creatività. Due strumenti fondamentali per eliminare barriere ed emergere, anche in contesti difficili. Il processo creativo avviene attraverso cinque livelli: preparazione, origine, organizzazione, rappresentazione e riflessione. «Il nostro — spiega il regista — è un modo per restituire ai giovani ciò che è stato a loro tolto, il futuro, fornendogli uno strumento per affrontare le nuove sfide del millennio». Con questa iniziativa Glass rinnova il sodalizio con Siena. Dopo aver collaborato alla sfida per la capitale europea della cultura, l’artista l’anno scorso ha presentato lo spettacolo The Brides , riuscendo a mettere insieme le compagnie teatrali senesi.

 

Mercoledì 10 Gennaio 2018, Corriere Fiorentino.

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