I problemi dei grandi musei con milioni di visitatori.

 

Notizie Città del Vaticano
Conservazione preventiva: un grande convegno internazionale mette a confronto le strategia dei maggiori musei del mondo
Città dei ¥articano. Come anticipato sul numero di settembre de «II Giornale dell’Arte» (p. 12), il 12 ottobre il Braccio Nuovo dei Musei Vaticani ospiterà il convegno «La conservazione preventiva nei grandi musei. Strategie a confronto», curato da Barbara Jatta, direttrice dei Musei del papa, e da Salvatore Settis. Introdotti dalla Jatta e da Settis, con un intervento di Antonio Paolucci, saranno presenti i direttori delle principali istituzioni museali del mondo: Jean-Lue Martinez del Musée du Louvre, Gabriele Finaldi della National Gallery, Laurent Salomé del Musée National du Chàteau de Versailles, Mikhail B. Piotrovskij dell’Ermitage, Miguel Falomir Faus del Museo del Prado, Timothy Potts del J. Paul Getty Museum e Christian Greco del Museo Egizio di Torino. Metodi e principi della gestione, tutela e conservazione adottati dai Musei Vaticani, saranno inoltre illustrati da Vittoria Cimino, Marta Bezzini e Luca Della Giovampaola, rispettivamente dell’Ufficio del Conservatore, dell’Archivio storico e dell’Ufficio supporto tecnologico dei Musei Vaticani. Afferma Barbara Jatta: Mi auguro che questo convegno, promuovendo un confronto reale e diretto, contribuisca all’elaborazione di strategie comuni che possano essere un concreto aiuto per tutti i museh, mentre Settis ammonisce: «Se saremo capaci di ricordarci che non siamo i “padroni” del nostro patrimonio culturale, ma i suoi custodi in nome e per conto delle generazioni future, la conservazione preventiva prenderà il giusto rilievo come un complesso di pratiche e di tecnologie volte non a ibernare il passato, ma a fecondare l’avvenire». Nel corso del convegno sarà presentato il volume di Vittoria Cimino, The conservation of thè Vaticani Museum. A ten-year project completed, edito da Allemandi per i Musei Vaticani (prima in italiano e ora in inglese), che illustra strategie e attività di conservazione programmata in uso negli stessi Musei. • Arianna Antoniutti SALVATORE SETTIS, MIGUEL FALOMIR, MIKHAIL B PIOTROVSKIJ, LAURENT SALOME, CHRISTIAN GRECO «Preservare e condividere» La missione dei Musei del papa è quella di far conoscere, preservare e condividere quello straordinario lascito di cultura, di storia e di bellezza che i pontefici romani hanno raccolto e custodito. È con questo assunto che i Musei Vaticani svolgono un’azione di prevenzione, restauro e tutela. Le fonti storiche confermano questa attenzione e la storia recerte, dall’istituzione nei primi decenni del Novecento dei sette Laboratori di Restauro specialistici e del Gabinetto di Ricerche Scientifiche fino alla creazione dell’Ufficio del Conservatore, ha dato sempre di più organizzazione e struttura ai progetti di restauro e conservazione preventiva. Preservare vuole dire salvare, mediante difese e accorgimenti opportuni. Condividere significa al contempo collaborare e comunicare con gli altri. Sono questi i principi che vengono portati avanti nei Musei Vaticani attraverso i tanti specialisti, interni ed esterni, coinvolti nei restauri e nella conservazione e manutenzione preventiva. «Lo sguardo di Giano: custodire il passato, progettare il futuro» Parlando di «conservazione preventiva» è essenziale evidenziare come la tutela del patrimonio culturale in genere, e la conservazione preventiva in particolare, non rispondano a un principio di mera protezione dell’esistente, ma debbano al contrario intendersi come ispirati da una lungimirante progettazione del futuro. Delle due parole che compongono la funzione, «conservazione» può parere a qualcuno volta verso il passato, ma «preventiva» è invece termine che comporta di per sé l’idea di un traguardo proiettato verso l’avvenire. In questo intervento si cercherà di delineare i termini del problema sotto due aspetti complementari: da un lato, la stretta necessità di alimentare, nell’educazione e nella ricerca, una lungimiranza bifronte, cioè volta al tempo stesso, e simmetricamente, verso il passato e verso il futuro. Dall’altro lato, verrà sottolineata la centralità delle istituzioni culturali come i musei, nella formazione, trasformazione e alimentazione della memoria culturale. «Il modello di conservazione globale integrata del Vaticano» Nel 2008 i Musei Vaticani hanno istituito un ufficio di Conservazione Preventiva e con questo assicurato la messa in esercizio di interventi regolari di cura e manutenzione per l’ingente patrimonio di edifici, aree archeologiche, ambienti interni, opere mobili. Il modello di conservazione globale integrata e sostenibile da allora adottato affianca alla tradizionale attività di restauro tutti i possibili protocolli di conservazione indiretta rivolti alle collezioni, all’ambiente di esposizione, agli allestimenti e agli impianti, in un percorso circolare e interconnesso che vuole evitare interventi episodici o scollegati tra loro. La Conservazione Preventiva teorizza l’approccio globale e la condivisione delle informazioni: per questo l’esperienza degli ultimi dieci anni è confluita nel volume The conservation of thè Vatican Museum. A ten-year project completed, edito da Allemandi per i Musei Vaticani, che si offre come strumento di confronto e di dialogo. «Nella tradizione» L’attenzione per la conservazione del patrimonio artistico all’interno del Palazzo Apostolico Vaticano ha una tradizione ben radicata nel tempo, che trova una forte e preziosa testimonianza nella scelta di papa Paolo III di istituire la carica del «mundator», figura preposta a periodiche spolverature tese a preservare le decorazioni della Cappella Sistina, della Cappella Paolina e della Sala Regia. L’organizzazione del personale dedicato a pratiche di manutenzione si trasformò nel corso del XVIII secolo, seguendo gli eventi della nuova e rigogliosa fase che portò all’istituzione dei Musei Vaticani, finalizzata al pubblico godimento delle collezioni pontificie. L’intervento mira a ripercorrere, attraverso le testimonianze documentarie, le fasi più significative dell’attività di manutenzione preventiva fino alla prima metà del Novecento, periodo caratterizzato dal rinnovamento della struttura scientifica e amministrativa dei Musei voluto dal direttore generale Bartolomeo Nogara. «La conservazione preventiva al Louvre» Mettere in pratica una politica di conservazione preventiva all’interno di un museo dalla complessità storica, architettonica e scientifica come il Louvre è una vera e propria sfida. Per permettere l’elaborazione e la messa in atto di una politica estesa a tutta l’istituzione e considerare la conservazione preventiva nella sua dimensione sistemica, è stato creato fin dal 2007 un servizio appositamente dedicato. Le dimensioni del museo non permettono di affidarsi alle metodologie abitualmente utilizzate in questo settore. Per strutturare e attuare la conservazione preventiva sono stati costituiti tre assi maggiori: i «cantieri delle collezioni», particolarmente importanti nella prospettiva del futuro Centro di Conservazione del Louvre, la manutenzione delle collezioni e i piani di urgenza. La presente comunicazione ha l’obiettivo di illustrare l’organizzazione e le metodologie proprie del Museo del Louvre, i risultati ottenuti, le prospettive e le sfide per gli anni a venire. «Le sfide del turismo di massa alla National» Solo una decina di anni fa la National Gallery era visitata da 4,5 milioni di persone all’anno. Attualmente i visitatori che vengono ad ammirarne le collezioni sono circa 6 milioni. Il fenomeno del turismo di massa alla National Gallery non è una novità. Già nel 1960 si contavano quasi 2 milioni di visitatori all’anno, ma è dagli anni ’70 che si è assistito a un incremento senza sosta delle visite. Tutto questo pone sfide drammatiche in diversi ambiti, dalla manutenzione delle infrastrutture alla conservazione delle collezioni, dalla gestione finanziaria all’elaborazione di strategie che garantiscano la qualità dell’esperienza di visita. I musei corrono il rischio di «soccombere» sotto il peso del proprio successo. La National Gallery affronta la sfida di mantenere il libero accesso per tutti alle collezioni, assicurando nel contempo la conservazione di alcuni tra i più delicati capolavori che il genere umano abbia prodotto. «Controllo climatico e antisismico al Getty» Da lungo tempo il Getty Museum e il Getty Conservation Institute sono coinvolti nella promozione del concetto di conservazione preventiva e nello sviluppo di strategie volte alla sua piena e concreta attuazione. Il presente contributo vuole illustrare molte delle iniziative attualmente in corso, tra le quali il Progetto di Controllo e Gestione degli Ambienti e delle Collezioni, che affronta i diversi approcci metodologici per la conservazione sostenibile delle collezioni e la protezione delle opere d’arte durante il trasporto; la nuova progettazione del sistema di controllo climatico a Villa Getty, che include una galleria a basso contenuto di umidità per ospitare in sicurezza una scultura ellenistica in bronzo, il cosiddetto Bronzo del Getty; l’applicazione di speciali basamenti per esemplari di sculture antiche che assicurano la riduzione del rischio sismico; la costruzione di appositi depositi a temperatura controllata per i materiali fotografici. «Una nuova filosofia della conservazione» Parlare di conservazione e manutenzione programmate per il patrimonio artistico italiano può sembrare persino futile. Come si fa a vigilare su quest’immenso museo sotto il cielo? Forse sarebbe meglio parlare di monitoraggio dell’esistente, al fine della sua conservazione, per il tempo più lungo possibile. La cultura italiana della conservazione, già dalla metà dello scorso secolo, aveva indicato questa strada. È importante realizzare restauri esemplari, ma è ancora più importante conoscere l’ambiente fisico e antropico che quell’opera è destinata a ospitare. Questa filosofia della conservazione è stata aperta, in Italia, da Giovanni Urbani, grande direttore dell’Istituto Centrale del Restauro. A che cosa servono dunque le sperimentazioni di conservazione programmata condotte nei grandi musei? A conoscere i materiali artistici, a formare categorie di operatori professionali, ma soprattutto a diffondere una cultura della conservazione sempre più sensibile alle interrelazioni che legano l’opera d’arte al suo contesto ambientale. «La conservazione preventiva al Prado» II Museo del Prado ha iniziato ad applicare politiche di conservazione preventiva in modo sistematico e Barbara Jatta, direttrice Musei Vaticani, Città del Vaticano Vittoria Cimino, Ufficio del Conservatore Musei Vaticani, Otta del Vaticano Marta Bezzini, Archivio Storico Musei Vaticani, Città del Vaticano Jean-Luc Martinez, direttore Musée da Louvre, Par® Gabriele Finaldi, direttore The National IGailery, Londra Timothy Potts, direttore Thè i. Paul Getty Museum, Los Angetes Antonio Paolucci, direttore Musei Vaticani 2007-2016, Città del Vaticano
intensivo negli ultimi quindici anni. Attualmente il lavoro di conservazione si sviluppa in quattro ambiti di azione principali. In primo luogo, gli allestimenti della collezione permanente e la progettazione di nuove soluzioni museografiche. In secondo luogo la redazione del Piano per la protezione delle collezioni in caso di emergenza. Terzo punto il riordino e l’ottimizzazione dei depositi del Museo siti nell’edificio storico. Infine, il Museo non dimentica la conservazione delle collezioni che si concedono in prestito temporaneo. Contemporaneamente, il Prado affronta le due grandi sfide del momento: da una parte, la celebrazione del suo secondo centenario, che avrà inizio il prossimo 19 novembre, dall’altra, il restauro e l’adeguamento museale del palazzo della Sala dei Regni, il cui progetto architettonico prevedere anche il rinnovamento impiantistico nell’ottica della conservazione. «Come proteggere l’Ermitage dai turisti?» I palazzi che attualmente ospitano molti musei non sono stati creati per le grandi folle. Oggi il turismo di massa è realtà, una buona realtà, e tuttavia, gli edifici museali e gli oggetti in essi conservati spesso non riescono a reggere l’impatto con le masse dei visitatori. Il nostro compito principale è dunque proteggere le opere dalla pressione antropica consegnandole integre alle generazioni future. Abbiamo bisogno di creare un’atmosfera speciale intorno all’oggetto (attraverso l’illuminazione, opportuni sistemi di protezione, allarme, dispositivi per il controllo climatico), sottolineando che conservazione e prevenzione sono un compito imprescindibile per un museo. Le principali linee guida di conservazione preventiva e di restauro presso l’Ermitage sono dunque: protezione fisica degli oggetti esposti, restauro scientifico, sistemi di controllo del clima e trattamento dell’aria, didattica aggiornata, cura delle facciate storiche. «Il grande e il piccolo. Luoghi affollati e luoghi segreti» II Museé National de Versailles ha una storia complessa che si rispecchia in una eccezionale varietà di spazi, ognuno dei quali genera una propria sfida specifica alla conservazione preventiva. Tutto ciò ha portato Versailles a sviluppare, insieme ad altri partner che affrontano problematiche simili, la rete delle Residenze Reali Europee, il sistema «Epico» per la valutazione scientifica dei rischi e dei danni, nell’ottica di condurre a nuove soluzioni. A Versailles il pericolo è ovunque, esattamente come il piacere. Ogni singolo giorno richiede scelte mirate per accogliere un pubblico sempre più internazionale, senza tralasciare la protezione degli edifici, dei giardini e delle collezioni. E, cosa più importante, l’obiettivo è mantenere tutto ciò nella sua originale atmosfera di intimità e grandezza, di eloquenza e mistero. «Proteggere le collezioni. Il dovere della tutela attraverso la ricerca» Le ricerche scientifiche sono una parte sempre più importante della ricerca archeologica ed egittologica, molte nuove scoperte nascono dalla collaborazione tra egittologi e scienziati. L’archeometria, ad esempio, offre un’immagine differente e allo stesso tempo complementare degli oggetti, attraverso la caratterizzazione e la ricostruzione della loro storia, analizzando le tracce naturali e artificiali che hanno lasciato durante la loro vita. Al Museo Egizio sono in corso molte analisi archeometriche che ci permettono di mettere gli oggetti della collezione sempre più in relazione fra loro e con il contesto archeologico di origine. Tutti i risultati raccolti sono fonte imprescindibile per migliorare la conservazione e la protezione dei reperti, controllati grazie a un programma di monitoraggio costante. La conservazione passiva è difatti un’attività indispensabile per essere sempre aggiornati sullo stato di salute della collezione e per poter programmare a medio e lungo termine gli interventi.
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