ANALISI COMMENTI Il corsivo del giorno
C on oggi fanno 144 giorni e da un pezzo non andava così bene. La Germania, quarta economia al mondo, funziona senza governo eletto dal 24 settembre eppure non sembra essersene accorta. Il reddito nazionale cresce quasi del 3% all’anno, la disoccupazione è scesa ai minimi di 37 anni fa del 3,6%. Operai e imprenditori si sentono così sicuri da aver appena firmato aumenti salariali del 4% l’anno. Il caos e il panico nel partito socialdemocratico, la rivolta strisciante contro Angela Merkel fra i conservatori, la paralisi politica: tutto arriva come un’eco attutita nel motore dell’economia tedesca. Non è la prima volta che assistiamo a una biforcazione del genere in Europa, in anni recenti. Dalle elezioni di fine 2015 la Spagna è andata avanti per 315 giorni senza governo e nel frattempo è cresciuta quasi il doppio delle medie dell’area euro. Dopo le politiche di marzo 2017, l’Olanda è rimasta 208 giorni senza un governo nel pieno delle funzioni ma ha registrato in alcuni di quei trimestri una crescita sopra il 5% in ritmo annuo. Un altro passo indietro ed ecco il record mondiale: nel 2010-2011 il Belgio, per 589 giorni senza governo eletto, con un debito al 100% del reddito, ha evitato senza fatica di farsi risucchiare nella crisi. I soliti ultra-liberisti da talk show spiegheranno che un Paese va bene quando non c’è un governo che possa interferire. Forse però, in vista di un voto italiano complicatissimo, vale altrettanto una seconda lettura: tutti questi Paesi in apparenza senza governo sono entità semi-sovrane, se prese a sé, perché hanno già condiviso molte funzioni vitali in Europa. Non solo la moneta o i bilanci, ma metà delle leggi, molti investimenti attraverso fondi Ue, la regolamentazione dei farmaci, delle banche o la tutela dei consumatori. Per qualche tempo resiste – e agisce – una capacità di governo anche quando la politica interna è paralizzata. Anche quando i partiti chiedono il voto fingendo che ogni Stato sia un’isola.