Il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, Maurizio Gasparri, ha intenzione di tirare dritto: nessun rinvio del voto previsto per il 20 gennaio sulla richiesta dei magistrati di Catania che chiedono di mandare a processo Matteo Salvini, accusato di sequestro aggravato di persona per la gestione dei migranti trattenuti a bordo della nave Gregoretti. Ma oggi la maggioranza alzerà il tiro formalizzando la richiesta di spostare la decisione dopo il 26 gennaio direttamente nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, nonostante lo stesso Gasparri ritenga che sia solo la Giunta a poter decidere sui propri lavori.

I giallorosa – M5S, Pd, Italia Viva e LeU – vogliono invece obbligare la presidente del Senato Alberti Casellati a rompere il silenzio. Per sentire dalla sua viva voce se la sospensione dei lavori nella settimana precedente alle Regionali, che ha stabilito la scorsa settimana all’unanimità, vale anche per la Giunta, i cui lavori sono in stretta correlazione con le decisioni della capigruppo, come parrebbe dimostrare il precedente del 2013 quando si trattò di votare sulla decadenza di Silvio Berlusconi.

La maggioranza è sul piede di guerra perché la settimana scorsa Gasparri si era impegnato a chiedere lumi proprio alla presidente del Senato per sapere come regolarsi e per questo non era stato convocato l’ufficio di presidenza della Giunta per decidere il calendario. Convocato invece solo ieri, quando ormai Pietro Grasso, unico rappresentante di LeU, era ormai partito in missione con l’Antimafia facendo pendere la bilancia dei numeri verso l’opposizione. Un tiro mancino che ha mandato su tutte le furie Grasso che dagli Usa si è fatto sentire: “Gasparri avrebbe dovuto convocare immediatamente, o comunque ben prima della mia partenza di lunedì, l’ufficio di presidenza per decidere sul calendario e successivamente la Giunta nel caso di mancata unanimità. Così pure per decidere sulle numerose istanze di integrazione istruttoria avanzate da tutti i gruppi di maggioranza e una addirittura dall’opposizione”.

E invece si è atteso che passassero i giorni prima della nuova seduta in cui non ci si è limitati a dare per confermata la data del 20. Da parte sua Gasparri respinge ogni accusa, certo di aver sempre rispettato il regolamento.

La sua terzietà, però, è messa in discussione dalla maggioranza, che ora chiede l’intervento di Casellati: “Per noi l’organo che decide il calendario è la capigruppo”, ha detto il renziano Francesco Bonifazi, mentre in Giunta i giallorosa tornavano alla carica sulla necessità, in vista della decisione su Salvini, di acquisire alcune perizie tecnico-sanitarie dei migranti a bordo della Gregoretti e sulla catena di comando di quei giorni di fine luglio finiti sotto la lente di ingrandimento dei magistrati.

Istanza, però, già bocciata due giorni fa grazie al voto determinante di Gasparri, al quale – dopo la capigruppo di oggi – verrà chiesto di convocare un altro ufficio di presidenza, ma in una data in cui tutti i membri dell’organismo, compreso Grasso, possano essere presenti.