Ottocento firme per la lettera alla titolare dell’Istruzione: date e regole certe per la ripresa
di Elisabetta Berti Tra coloro che sono sospesi in attesa di indicazioni sul futuro, se non proprio definite almeno generiche, ci sono i genitori dei bambini e dei ragazzi che vanno a scuola. L’ipotesi, sempre più probabile, è che i cancelli riaprano a settembre, ma è possibile che in autunno la ripresa delle lezioni non sia in modalità tradizionale, bensì — in via prudenziale — ancora una volta a distanza o con alternanza distanza/presenza. Si tratta di ipotesi, appunto. A chiedere maggiore chiarezza, soprattutto in vista della prossima ripartenza delle attività produttive, sono le centinaia di genitori che hanno firmato una ” Lettera a una professoressa” inviata alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Un appello partito da Firenze — molti dei primi firmatari sono quelli che scrissero al sindaco Nardella per chiedere ” l’ora d’aria” per i bambini — e poi condiviso in pochissime ore in tutta Italia, da Napoli a Torino. Con oltre 800 adesioni, raggiunte solo grazie a contatti privati, tra pediatri, professionisti, magistrati, insegnanti, operatori della scuola e psicologi: tutti genitori, ( ma non solo) preoccupati dalla posizione ” marginale” che la scuola sembra avere nel discorso pubblico attuale.
«Guardando ai nostri vicini europei il diritto all’istruzione compare come una priorità dei governi; il contrario di quello a cui stiamo assistendo in Italia», si legge nella lettera che da oggi si può sottoscrivere sulla piattaforma Avaaz. «La didattica a distanza non può essere considerata che una soluzione di pura emergenza » , e non sarebbe « accettabile prolungarla oltre l’estate » . Non solo perché, prosegue la lettera, « il primo risultato della didattica a distanza è confermare e approfondire le distanze sociali, economiche e culturali», nonché «le incontestabili conseguenze prodotte dal venir meno della scuola come luogo materiale di rapporti umani » , ma è anche una questione molto pratica. « Se i genitori riprenderanno a lavorare chi starà a casa coi figli? » , si chiede Costanza Margiotta, docente universitaria e ideatrice dell’iniziativa, « a questo giro non possono risolvere tutti i nonni, che vanno protetti. Il costo di una baby sitter per molti è insostenibile nonostante i voucher, e allora cosa succederà? Tante madri saranno costrette a rinunciare al proprio lavoro, o ad accantonarlo ».
Non c’è tempo da perdere, quindi, è l’appello finale alla ministra, a cui si chiede di «iniziare da subito a pensare, progettare e organizzare la ripresa delle attività scolastiche in presenza, almeno a settembre, e in estate per i nidi e materne » , e dare un’informazione sulle modalità di ripresa, come « test sierologici per bambini e ragazzi, turni ridotti e differiti, eliminazione di momenti di assembramento, supplenze extra, ottimizzazione dello spazio delle aule, assunzione di nuovo personale » . Quanto le esigenze dei più giovani siano state accantonate in questa emergenza lo sostiene anche Chiara Prosperi, madre di tre figli e autrice di un’altra lettera sul tema, intitolata “Non siamo un paese per giovani”. « La scuola evidentemente — dice la lettera — non interessa abbastanza. Mi viene da pensare che il problema sia stato finora trascurato perché non ha una ricaduta economica immediata e perché i nostri ragazzi non sono ancora elettori. Altri paesi colpiti dalla pandemia stanno programmando la riapertura delle scuole prima della fine dell’anno scolastico. In Italia la scuola sembra la cosa più facile da sacrificare. Non vale la pena di pensarci e di organizzarsi. Mio figlio, maturando classe 2001, ricorderà senza dubbio il 4 marzo 2020 come il suo ultimo giorno di scuola di uno strano tempo di pace».
Il documento si può sottoscrivere online
Tra gli interrogativi: ” A chi lasciare i figli se ricomincia il lavoro?
Il voucher baby sitter non può bastare”