GIACOMO GALEAZZI
ROMA
I responsabili dei «musei autonomi italiani» fanno quadrato contro il licenziamento della loro collega, la direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, accorpata agli Uffizi. E al tempo stesso difendono la propria autonomia, conseguita nel dicembre 2014 con la riforma Franceschini.
Alla storica tedesca Cecilie Hollberg, dieci giorni fa, il ministero dei Beni culturali aveva comunicato che non verrà rinnovato il contratto. Una decisione che, in un’intervista al settimanale Der Spiegel, l’austriaco Peter Assmann, direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, attribuiva a una svolta sovranista della politica culturale: gli stranieri non sarebbero più desiderati come responsabili dei musei per motivi di centralizzazione nazionalistica. Colpo di scure su «4 anni di entusiasmi, difficoltà e risultati della nuova avventura dei musei autonomi italiani».
I direttori, tra i quali lo stesso Assmann, James Bradburne (Pinacoteca di Brera), Anna Coliva (Galleria Borghese), Peter Aufreiter (Musei Nazionali delle Marche), Sylvain Bellenger (Museo e Real Bosco di Capodimonte), Enrica Pagella (Musei Reali di Torino), solidarizzano con Hollberg per «la competenza, l’impegno, la dedizione e i successi» e sono «profondamente rammaricati del suo mancato rinnovo e dei modi con i quali si è dato corso alla decisione».
Ad acuire la protesta è «la rapidità con la quale si è attuata la nuova riforma, facendo decadere anzitempo la collega Hollberg, senza un incontro per discutere le prospettive dell’Accademia una volta privata dell’autonomia». E, aggiungono, «un trattamento simile hanno ricevuto Valentino Nizzo (Museo Etrusco di Villa Giulia) e Simone Quilici (Parco Archeologico dell’Appia Antica)». Senza entrare nel merito delle «recenti modifiche all’organizzazione del ministero», i direttori dei musei chiedono di «non disperdere la professionalità e i talenti di Cecile Hollberg il cui bagaglio di esperienze è un prezioso ausilio in tempi di transizione e incertezza».
I numeri dell’Accademia, il museo che custodisce il David di Michelangelo, parlano chiaro. Più 13,15% in termini di visitatori nell’ultimo triennio. Più 22% rispetto al 2015 (300 mila presenze in più). Hollberg sostiene di aver assolto «il compito di traghettare il museo nell’autonomia», passando «dall’Ottocento al XXI secolo». È una scelta «sorprendente, inaspettata e triste per il patrimonio culturale che ha bisogno di continuità e non di continui cambiamenti a seconda degli umori di uno o dell’altro» sostiene la Hollberg. «Così si toglie il fiato a un museo che era un esempio a livello internazionale di ciò che si può fare in poco tempo». E «tutto è accaduto di nascosto, a Ferragosto». L’accorpamento dell’Accademia con gli Uffizi non comporterà risparmi sui costi del personale: «Sono dipendenti statali e manterranno il posto: erano previsti 94 addetti e ne ho avuti 53 in organico. Abbiamo fatto squadra».