Sta nascendo in Italia il primo governo d’Europa «al cento per cento populista»? Ormai pare proprio di sì. Oggi è un giorno di transizione ma decisivo, tra la riunione-fiume di ieri – da cui «sono emersi numerosi punti di convergenza programmatici» tra Lega e 5 Stelle, come recita la nota in puro politichese di Di Maio e Salvini – e la stesura definitiva del «contratto di programma», prevista domani. Visto che i due leader, scrive Dino Martirano, «hanno chiesto altri tre giorni di tempo al capo dello Stato», il giorno storico sarà lunedì. A quel punto sapremo chi sarà il prossimo premier: Alessandro Trocino rivela che «c’è un nome che gode di grandi consensi e ha ottime chance: Giampiero Massolo. Diplomatico di lungo corso, presidente dell’Ispi, è stato primo segretario a Mosca, capo dei servizi segreti e piace alla Lega». L’alternativa è Carlo Cottarelli, il cui piglio sarebbe però «troppo vigoroso» per i gusti dei due dioscuri. Che «si piacciono. Si capiscono. E si prendono», per questo «chattano tra loro come diavoli» su WhatsApp, racconta Aldo Cazzullo. Tra i due, secondo Aldo, Di Maio è «quello che rischia di più» perché «ha Grillo, Di Battista e l’ala dura appollaiati sulla spalla», mentre Salvini «ha il futuro davanti: dopo la resa di Berlusconi è più che mai il capo del centrodestra, lo schieramento storicamente maggioritario nel nostro Paese». Federico Fubini analizza le preoccupazioni dell’Europa, allarmata dall’impegno del duo a cancellare la riforma Fornero. E poi c’è il Pd, la cui «strana euforia» ha ispirato l’editoriale di Pierluigi Battista. Buona giornata, e buon governo.