I caporali e i braccianti sfruttati Turni da 16 ore, pagati 2,5 euro

Piombino, la Finanza denuncia tre imprenditori: tanti italiani tra gli 800 lavoratori

Simone Innocenti

 

piombino (livorno) Anche turni di sedici ore. E salari che arrivavano a 2 euro e cinquanta centesimi l’ora. Senza ferie, senza assicurazione e senza copertura medica.

È una situazione, questa, che sarebbe andata avanti dal 2016 fino a oggi, secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza di Piombino che ha denunciato tre imprenditori, tutti parenti tra di loro, titolari di aziende agricole, per sfruttamento del lavoro nero. Aziende che si trovano nella Val di Cornia, e più precisamente a Venturina.

Quasi 800 i braccianti italiani e stranieri che, nel corso degli anni, sarebbero passati dalle tre aziende, dove nel 2019 le Fiamme Gialle hanno iniziato a fare un controllo fiscale, scoprendo poi un presunto scenario da Medioevo, compreso il fatto che i lavoratori immigrati vivessero in un casolare — messo a disposizione — senza riscaldamento e neppure acqua. E anche ammassati uno accanto all’altro e «costretti» anche a pagare l’affitto. Non c’erano soltanto gli immigrati tra le persone sfruttate, ma anche italiani.

«Ti buttiamo fuori da qua», avrebbero detto ai lavoratori recalcitranti. Gli imprenditori hanno già ammesso alcune irregolarità e sborsato 5,8 milioni di euro di sanzioni relative alle posizione delle posizione «riferibili a 854 rapporti di impiego, con l’applicazione di 571 distinte maxi sanzioni per lavoratori completamente in nero nonché di ulteriori 283 sanzioni per infedeli registrazioni sul Libro unico del lavoro di oltre 800 lavoratori», mette nero su bianco la Finanza. Nell’inchiesta, che va dal 2016 a oggi, ci sono altri due indagati: si tratta di due caporali. I finanzieri hanno anche ricostruito l’ammontare degli affitti in nero che sarebbero stati imposti a numerosi lavoratori per il casolare abusivo di proprietà degli indagati, da cui è emersa un’ulteriore sanzione per oltre 150 mila euro. Gli accertamenti hanno riguardato infine i contributi ottenuti dai tre indagati dall’Unione europea, tramite fondi strutturali Feasr, nell’ambito della Pac (Politica Agricola Comune): gli indagati, con una quarta azienda agricola loro complice, avrebbero prodotto contratti di affitto fittizi di terreni agricoli. Per loro è scattata anche la truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea in dopo una presunta indebita percezione di erogazioni pubbliche comunitarie di matrice Feasr di oltre 151 mila euro. Somma non destinata all’incremento dello sviluppo rurale ma che sarebbe stata utilizzata per il pagamento degli stipendi dei lavoratori. Su questo punto sta ora indagando la Corte dei Conti.

Intanto in una nota congiunta Giovanni Mininni, segretario Flai Cgil nazionale e Michele Rossi, segretario generale Flai Cgil Livorno, affermano che l’operazione «è stata possibile anche grazie al continuo monitoraggio del territorio e alle denunce fatte dalla Flai Cgil». «Episodi come questo — aggiungono — evidenziano l’estensione del fenomeno dello sfruttamento e caporalato, da Nord a Sud, passando per regioni simbolo dell’eccellenza agroalimentare». Il sindacato si augura «l’attivazione dei tavoli provinciali previsti dalla legge contro il caporalato che punta» a «introdurre nuove forme di supporto per i lavoratori stagionali in agricoltura, finora mai attuati».

 

https://corrierefiorentino.corriere.it