di Pierluigi Piccini
La città si sta rendendo conto che l’attuale maggioranza è decisamente di Destra. Bisognerà ringraziare anche quei politici “progressisti” che hanno preferito al secondo turno delle ultime amministrative non votare o votare De Mossi: il “cambiamento”. Dio solo sa quanto ci è costato e quanto abbiamo sofferto all’interno del movimento “Per Siena” per fare la scelta che abbiamo fatto. In ballo c’erano quello che poi si è rivelato essere il “cerchio Magico”, oppure la gestione più volte criticata del Pd senese. Il vero motivo che ci ha portato molti di noi alla scelta finale, era l’idea che si potesse rinnovare una storia con la capacità di un nuovo modello di sviluppo e con uomini e donne all’altezza delle competenze, che il momento richiedeva e richiede. L’elettorato non lo ha capito e non è certo colpa di quest’ultimo: i cittadini non sbagliano mai quando votano. Le amministrative ci hanno regalato un sindaco part-time, una giunta composta da esponenti di Comunione e liberazione, Sentinelle in piedi, Fratelli d’Italia, cattolici con venature fondamentaliste un po’ di Lega, poca in verità e Paolo Benini. Qualcuno sembra essere sorpreso dell’iniziativa promossa dall’Amministrazione di Destra al Santa Maria della Scala con Antonio Socci e Diego Fusaro (ma senti!) per di più utilizzando stanziamenti destinati ai bambini, non certo alla propaganda politica. È evidente, come avrebbe detto Gramsci, che è in corso qui da noi una presunta battaglia delle idee per la conquista del senso comune, dalla quale dipende la legittimazione a governare, riconoscimento che oggi non proviene a questa Maggioranza dalla capacità di governo. Siena è in ritardo rispetto a ciò che è avvenuto a livello più generale, visto che il fenomeno sovranista è ormai in fase di ridimensionamento. Si comincia a capire che il “populismo sovranista porta all’odio e alle guerre” (Bergoglio). I libri in materia e le riviste specializzate non contengono più i nomi di pensatori “conservatori” e si sta delineando una nuova discussione soprattutto intorno ai temi etici e ambientali. Ma torniamo a Siena. La domanda che mi pongo circa il tentativo di conquistare il senso comune da parte della Destra è: sta nascendo una nuova cultura progressista e laica alternativa? I vecchi apparati culturali (Althusser) senesi hanno intrapreso una stagione di rinnovamento? Il mondo cattolico è solo quello legato a Comunione e liberazione e alle Sentinelle in piedi o c’è qualcosa d’altro? Se sì, dove e come si esprime? Ci sarebbe bisogno di un rinnovamento delle idee legato alle recenti necessità sociali e alle contraddizioni che si aprono con gli ultimi sistemi dì accumulazione del capitale. Una per tutte, semplicemente come esempio, che fine fanno le piccole aree comunali come le nostre di fronte alla civiltà digitale e alla concentrazione dei saperi nelle grandi aree urbane? Come fronteggiare la sfida? Con Tex Willer e la spettacolare quanto inutile polemica su Daniele da Volterra che non ha nulla di scientifico? Altro che Fusaro con il suo marxismo delle origini, già messo in soffitta da veri pensatori come Lucio Colletti. È in questo vuoto che si contrappongono pensieri unici quelli vecchi e quelli che si ritengono nuovi. Ma in verità non c’è nessuna discontinuità, tutto resta uguale e maledettamente provinciale. E allora? Allora mi rivolgo a chi può aprire veri campi di ricerca e di innovazione, penso all’Università, alla stessa Banca richiusa in se stessa e di cui non si parla più, al nuovo arcivescovo, insomma ad un pensiero collettivo che può dare risposte concrete di apertura (K. Popper). Risposte di cui abbiamo tanto bisogno in una realtà come la nostra che narcisisticamente guarda e riguarda il suo ombelico.