“Good bye Putin”… nessuno ha il coraggio di dirlo a Berlusconi

L’editoriale del direttore Nicola Perrone

ROMA – Silvio Berlusconi sbarca a Napoli e parla di tutto con i giornalisti. Anche della guerra in Ucraina, di quello che bisogna fare e delle sanzioni. Ed è qui che, colpa forse del copione scritto male, il nostro Cavaliere azzera la storia degli ultimi 22 anni. Berlusconi infatti, a una domanda sulle sanzioni economiche ha risposto parlando di danni molto gravi “all’economia sovietica”.

Se lo sente il dittatore Putin lo manda spedito in Siberia, quella è rimasta uguale. Viene in mente il meraviglioso, strepitoso film tedesco Good bye Lenin: Berlino 1989. La famiglia Kerner vive a Berlino Est. Il padre è fuggito all’Ovest ma la madre Christiane è una comunista ortodossa convinta assertrice della linea del Partito Comunista. Un giorno viene colpita da un attacco cardiaco e mentre si trova in coma il Muro viene abbattuto. Otto mesi dopo Christiane si risveglia in una società che è del tutto mutata ma suo figlio Alex è stato messo sull’avviso: lo choc in seguito al crollo del sistema sociale in cui ha creduto potrebbe esserle fatale. È quindi necessario fingere che nulla sia accaduto. Per questo attorno alla mamma viene ‘alzato’ un muro di affetti: non la si fa uscire, le si fanno vedere tg pre-registrati da amici compiacenti. Fino a quando la donna non si ritrova in strada e scopre la nuova realtà…

Ecco, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini ed anche Giuseppe Conte, la triplice Alleanza, fanno quasi tenerezza. Non riescono proprio a risvegliarsi, a capire che quello che hanno in testa, spurgato dalla voglia di acchiappare qualche voto pacifista, nulla ha a che fare con la voglia matta di Putin di far fuori l’Occidente decadente e in mano ai gay, come gli sussurra ogni giorno il patriarca Kirill.

Il premier Draghi oggi lo ha detto in modo chiaro visitando una scuola in Veneto. Rispondendo alle domande degli studenti, ha chiarito di aver tentato di tutto fino all’ultimo per far desistere Putin, che non c’è stato niente da fare perché Putin aveva deciso di fare la guerra e la guerra ha scatenato. Gli Ucraini si stanno difendendo, stanno difendendo anche i nostri valori, di libertà, di autodeterminazione. Per questo non gli si può chiedere, come fanno intendere sottotraccia Berlusconi, Salvini e Conte, di arrendersi al regime della cricca di Putin. Bene ha fatto il Governo a mantenere la parola e l’impegno di aiutare fino in fondo la resistenza ucraina. Se la Triplice Alleanza tifa per lo zar, prenda coraggio e si tiri fuori dal governo.

Ma siam in Italia ed è meglio dire e non dire, minacciare e rettificare, liberare parole senza prima averle fatte circolare nel cervello. Sempre Berlusconi, un mago della trattativa: “L’Europa deve essere unita a fare una proposta di pace a Putin e agli ucraini, cercando di far accogliere all’Ucraina le domande della Russia”. Insomma, proprio non riesce a dimenticare il vecchio amico di bisboccia di 20 anni fa, non riesce a credere che quell’uomo non esiste più, trasformato in una sorta di Rasputin moderno, sinonimo di cieca potenza, dissolutezza e lussuria. No grazie, saranno gli ucraini a decidere che pace sottoscrivere con l’Europa al loro fianco. Toccherà al dittatore russo, se resterà lui, spiegare al proprio popolo, che i sondaggi dicono di stare in larga parte con lui, perché dovranno pagare per decenni una tassa per la ricostruzione dell’Ucraina. Una misura severa e giusta, che serva da lezione per i tanti dittatori che nel mondo non aspettano altro di imitare quello russo, se dovesse in qualche modo risultare vincente.

 

 

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