fabriano e gubbio
Allegretto Nuzi e Ottaviano Nelli sono i pittori al centro di due percorsi nelle Marche e in Umbria che si intrecciano
di Antonio Pinelli
Incastonate nel cuore verde del Bel Paese, Gubbio e Fabriano sono molto vicine, ma appartengono, non a caso, a territori diversi. Senza l’alleanza degli organi amministrativi, economici e museali delle due regioni, sarebbe rimasto sulla carta l’ambizioso progetto di accendere i riflettori su due capiscuola con due grandi rassegne che mettono a frutto la formidabile seminagione di ricerche sul campo, che da anni Andrea De Marchi coltiva: Allegretto Nuzi e il ’ 300 a Fabriano (curata con Matteo Mazzalupi, fino al 30 gennaio 2022) e Ottaviano Nelli e il ’ 400 a Gubbio ( curata con Maria Rita Silvestrelli, fino al 9 gennaio 2022; Silvana Editoriale pubblica il catalogo di entrambe le mostre) Vicine nello spazio, le due mostre sono però sfalsate nel tempo. Allegretto di Nuccio ( Nuzi) nasce a Fabriano intorno al 1320 e vi muore nel 1373, un paio d’anni prima che a Gubbio venga alla luce Ottaviano Nelli. Il primo, dunque, fiorisce nella seconda metà del ’300, mentre la carriera dell’eugubino si svolge nella prima metà del ’ 400, in piena stagione “ cortese”. Documentato a Fabriano dal 1347 fino alla morte, Nuzi, in realtà, si forma in Toscana. Un prezioso documento del 1346, che attesta l’iscrizione di « Allegrettus Nuccii de Senis» alla fiorentina Compagnia di San Luca, apre uno spiraglio decisivo su questa fase giovanile, lasciando intendere che il marchigiano, poco prima di tornare in patria, esercitava a Firenze, avendo già alle spalle un lungo tirocinio senese.
Rientrato a Fabriano, Allegretto, spesso in società con il conterraneo ed emulo Francescuccio di Cecco, dominerà per un quarto di secolo la scena della pittura su tavola e su muro, irradiando nell’area appenninico- adriatica un idioma figurativo che coniuga la saldezza di volumi e l’impianto monumentale di giotteschi fiorentini come Bernardo Daddi e gli Orcagna, con il preziosismo ornamentale dei grandi trecentisti senesi. Fiorentino è anche Puccio di Simone, con cui Allegretto si associa a Fabriano nel 1453-54, per eseguire in tandem un Trittico che è la sua prima opera datata e firmata, ma nello stile di Nuzi resta indelebile anche l’imprinting senese, che emerge dalla tenerezza espressiva appresa dai fratelli Lorenzetti e dal gusto, alla maniera di Simone Martini. Come tanti “ fondi oro”, anche molti suoi polittici hanno subito, nei secoli, manomissioni e smembramenti, che ne hanno agevolato la dispersione. A ricomporne, per quanto possibile, i disiecta membra, la mostra provvede sia concretamente, con prestiti da raccolte notoriamente restie a concederli ( da Berlino a Friburgo, dal Met di New York ai Musei Vaticani, a Vaduz e al Petit Palais di Avignone), sia virtualmente, con proposte di ricostruzione.
Dalla Pinacoteca Civica la mostra prosegue, sul lato opposto della piazza, nel duomo di San Venanzio e nel vicino Museo diocesano, dove il protagonista è un eccezionale scultore in legno, il Maestro dell’Adorazione dei Magi di Fabriano, che si è formato a Firenze nel cantiere di Andrea Pisano. In tre delle sei cappelle della tribuna gotica di San Venanzio sopravvivono, a dispetto delle trasformazioni barocche, straordinari cicli affrescati dal Nuzi, la cui visita è introdotta da un’immersiva ricostruzione virtuale, basata su rilevazioni laser- scanner e fotogrammetriche, che offrono una rivelatrice percezione d’insieme dell’aspetto originario della tribuna e di come apparissero gli affreschi di Allegretto prima delle amputazioni subite.
Come Nuzi a Fabriano, Nelli fu ben radicato nella sua Gubbio, dove fu anche eletto più volte console, ma batté altre strade da quelle percorse da Allegretto, di cui conobbe di sicuro le opere, ma dovette considerarle arcaiche e superate dalle sinuose movenze dell’ormai dilagante Gotico cortese. Artista onnivoro e versatile, rinomato anche per la sua abilità nell’allestire apparati effimeri, Nelli si formò tra Perugia e la Marca feltresca, assorbendo la lezione dei fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni da Sanseverino, maestri nel fondere fiorite eleganze e vivacità narrativa, sapide digressioni aneddotiche e squisiti arabeschi. Fu al servizio di Guidantonio da Montefeltro a Urbino e di Corrado Trinci a Foligno, operò anche a Città di Castello, Sansepolcro, Fabriano, Fano e Rimini, divenendo uno de maggiori propagatori del Gotico cortese in quelle contrade.
Ma è nella sua Gubbio, la magnifica « città di pietra » , che Nelli ha lasciato traccia di sé ovunque. A capo di una prolifica bottega ha disseminato cicli narrativi un po’ in tutte le chiese e i conventi. Più rare le pale d’altare, la maggior parte dei quali sono esposte in Palazzo Ducale, dove la mostra ricompone per la prima volta le tavole, disperse nelle più svariate raccolte, del Polittico francescano, emblematico del suo stile, pronto ad ogni digressione narrativa e irriducibile ai calcolati equilibri spaziali della simmetria e delle proporzioni. Nel Palazzo dei Consoli la mostra allarga il discorso agli affreschi di Palazzo Beni e ai seguaci di Nelli come Jacopo Bedi o come l’esile, ma delizioso Maestro di San Verecondo, ma il culmine della visita è nella non lontana chiesa di Santa Maria Nuova. Dove Nelli ha affrescato il manifesto del suo Gotico appenninico, la Madonna del Belvedere, dove la musica degli angeli e le stravaganze più irriverenti si fondono senza dissonanze, generando una miracolosa armonia.