Giani tende la mano a Pd e Italia Viva e per ricucire “scongela” gli assessori

Consapevole di aver preso tutta la scena ora spinge perché siano più visibili
di Ernesto Ferrara
Più dialogo coi partiti. Tre “colpi” su piano rifiuti, sanità e innovazione. E d’ora in poi, fuori gli assessori dal freezer. Dopo dieci giorni ad alta tensione con la sua maggioranza, il governatore Eugenio Giani prepara un rilancio in più mosse. “ Ignorato” da Pd e Italia Viva, che venerdì hanno fatto un vertice senza invitarlo sfornando pure un documento di sfida, in settimana il presidente è pronto ad incontrare la coalizione.
Niente capo cosparso di cenere, niente abiure: come durante la fase più difficile della campagna elettorale, quando i timori di perdere dalla leghista Ceccardi ad un certo punto apparirono verosimili spingendo il Pd a chiedere un cambio di passo, Giani ha fin qui fatto come Rocky. Ha incassato, schivato, incassato ancora. È pronto ad ammettere qualche errore ma non a farsi commissariare. E ora prova ad uscire dall’angolo. La segretaria dem Simona Bonafè chiede che sia il presidente a convocare i partiti. Ma l’occasione dell’incontro potrebbe già esserci, giovedì, quando è fissato un vertice del Pd che potrebbe allargarsi anche ai renziani e diventare l’occasione di un confronto col governatore. Che in queste ore studia la strategia. Primo, sui temi. Sui vaccini Giani è convinto che il peggio sia passato e che chi parla di ritardi oggi abbia una percezione sbagliata delle cose. Sul management tecnico della sanità medita una scossa anche per far fronte all’effetto risacca della pandemia, come le super liste d’attesa, ma è ancora indeciso se promuovere Federico Gelli, inviso a un pezzo del Pd. Altri temi scottanti però si impongono, dai rifiuti all’economia. E qui Giani ha deciso di mandare avanti gli assessori. « Fin qui sono stato al fronte su tutto, d’ora in poi è bene che la giunta trovi uno suo protagonismo in prima linea», è il ragionamento che il presidente ha fatto ai suoi in queste ore. Dunque sui temi economici come le infrastrutture e i rifiuti, i temi posti da dem e Iv nel documento comune, spazio agli assessori. A onor del vero fin qui era stato proprio lui a sovrastare i membri della sua giunta. Front man su tutto, dalla sanità al commercio, coi cazzotti che questo ha comportato. L’intenzione del governatore ora è “ scongelare” gli assessori. A partire dal tema rifiuti, dove Monia Monni lavora ad un piano innovativo: stop alle discariche, autosufficienza dello smaltimento su base regionale tra i principi. E per individuare le tecnologie per i nuovi impianti l’assessorato all’ambiente ha aperto una call alle principali società di ingegneria del mondo. Non è detto basti al Pd, dove il malumore è ancora molto forte. Il convincimento che la percezione pubblica del governo Giani tra i toscani sia in caduta libera assedia tanti consiglieri, dirigenti, sindaci. Alcuni nei dem sono convinti addirittura che Giani stia già costruendo il terreno per lasciare la Regione nel 2024 candidandosi a sindaco di Firenze. Ma questa è forse fantapolitica. L’atteggiamento bellicoso di Bonafè e compagni invece non è davvero piaciuto al presidente, tanto che i contatti tra i due sono a zero. Vero è che tanti consiglieri lo hanno chiamato per garantirgli che non intendono fare guerra vera, ma lui ne è stato segnato e si è convinto che occorra « coinvolgimento ». Non tanto su nomine e staff quanto sull’azione di governo. Non è un caso che Giani domenica all’assemblea on line di Articolo 1-Mdp abbia garantito attenzione anche alla terza gamba della coalizione. Simone Bartoli lo ha chiesto a gran voce: « Se la maggioranza è fatta solo da Pd e Iv si dica e ne trarremo le conseguenze. Noi chiediamo un tavolo in cui condividere le decisioni sulla Toscana, a partire da vaccini, lavoro e questione concerie».
Intanto il fronte senese si riapre. Il centrodestra – Lega, Fi e Fdi – presenta il candidato per le suppletive della Camera dell’autunno: il tenutario del Brunello Tommaso Marrocchesi Marzi. Sul fronte opposto, un’intesa tra Pd e 5 Stelle non pare così semplice: chissà se l’idea di Enrico Letta candidato prenderà corpo saldando l’asse. E a quel punto se i renziani non giocheranno contro.
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