Il momento alto: “Essere il vero te stesso è una cosa super-politica”. Quello basso: “Ho cercato di dare a Massimo D’Alema dei boa di struzzo per completare il suo look, ma ha sempre rifiutato”. Lo sguardo sul mondo: “Dall’Oriente viene questa suggestione del Medioriente” e “del Giappone amo la cultura manga”. E quello su casa nostra: “Milano è super-europea, Roma è monumentale”. Quella che è andata in scena giovedì pomeriggio nel prestigioso palazzo Mattei di Paganica dove ha sede la Treccani sembra una pièce teatrale. Da un lato, Nicola Lagioia, lo scrittore “super” impegnato che riconosce il primato alla sua ospite – “Max Pezzali ha sdoganato lo ‘sticazzi’, ma tu sei arrivata prima con ‘Mortacci tua’”, dall’altro una signora seminuda con mascherina argentata e occhiali da sole che invoca i “raga” ogni cinque parole. E in effetti a vedere, anzi a sentire visto il volto coperto, l’indecifrabile Myss Keta sono arrivati in trecento, da tutta Italia: c’è una ragazzina giunta a Roma dal Veneto che si è messa in fila alle due del pomeriggio e quando, finalmente, siede ai piedi della “imperatrice”, le confessa “Ti vedo come mia madre”. Prima di cominciare, anzi prima dell’apertura dei cancelli, come in un concerto, la fila gira l’angolo del lungo marciapiede.

Myss Keta, per chi non ne avesse ancora mai sentito parlare (ma la si vedrà, per modo di dire, come conduttrice del prossimo “Dopo Festival” dopo il successo dell’ultimo album Le ragazze di Porta Venezia), nasce nel 2013 dal collettivo milanese Motel Forlanini. Fa sue le suggestioni dell’underground, suona musica rap ma è anche molto pop. Se ne fotte dell’apparire, “la maschera rappresenta la libertà totale”, e incarna parte della cultura dei club Lgbt e queer. Nessuno conosce la sua età, ma va in vacanza ai Caraibi con un noto avvocato meneghino.

L’incontro di giovedì si è inserito nel ciclo “Le parole delle canzoni” ed è proprio dalle parole, infatti, che Lagioia sceglie di partire. Brama e inerzia, laddove brama sta per “il desiderio di divertirmi con il mio gruppo, ma anche l’agonismo, la voglia di migliorare” e inerzia significa “recuperare l’ozio e la noia, durante i quali si manifesta il momento creativo”. Non proprio esternazioni filosofiche – tanto che qualche giornalista esce dalla sala al sussurro di “basta!” – ma per i fan assiepati è tanta roba. Ha due pregi, Myss Keta: non ha filtri, proprio grazie al travestitismo, e non ha paura. Sa di provocare, ma lo fa in maniera non fine a se stessa. Crede in ciò che racconta. Per esempio: “In Italia politica e divertimento sono sempre stati slegati (De Michelis, chi era costui?, ndr), come se uno che ha un ruolo istituzionale non possa andare di notte in un locale queer. Trovo che le persone troppo serie, che non sanno ridere, siano anche poco intelligenti”. È seguitissima sui canali social e, naturalmente, c’è da sempre chi la insulta: “Il giorno in cui non vedo haters mi preoccupo”. Come fare a schermarsi, le chiede Lagioia? Con lo yoga e un po’ di filosofia spicciola: “Quando capisci che ti stai caricando di stress inutili, puoi scegliere di continuare a far guidare ad altri la tua vita o scegliere di prendere in mano il volante. E poi con gli haters ci divertiamo, perché sono sgrammaticati. Cazzo, raga, le o senza h…”. Standing ovation.

Nessuno storca il naso, a questo punto, dal proprio salotto letterario. Anzi, bisogna cominciare a pensare di non aver compreso ancora dove va il mondo. Perché c’è addirittura una ragazza che vuole fare di Myss l’oggetto della sua tesi di laurea in Lettere moderne.