Fazio che strazio.

 

Per misurare il peso di un politico italiano, basta vedere le domande che gli fanno i giornalisti Rai. Renzi fu omaggiato per tre anni con domandine-assist finché restò il padrone d ‘ Italia. Poi perse il referendum, lasciò il governo e, quando si affacciava in tv, incontrava giornalisti che fino ad allora mai si erano sognati di criticarlo neppure per le giacche e le cravatte, e di botto ne approfittavano per dirgli – fuori tempo massimo – tutto quello che non gli avevano mai detto a Palazzo Chigi. Le loro domande incalzanti, normali in qualunque democrazia, suonavano maramalde in un ‘ Italia disabituata al giornalismo. La stessa cosa era accaduta a B., osannato, incensato e leccato per 17 anni fino alle dimissioni del novembre 2011, e poi preso a pesci in faccia da chiunque passasse per la strada. Da allora persino Bruno Vespa prese a strapazzarlo (a suo modo, si capisce) fino a sembrare qualcosa di simile a un giornalista. Infatti l ‘ altra sera, vedendo Fabio Fazio alle prese con B., ci è venuta un ‘ insana nostalgia per Vespa: forse nemmeno lui sarebbe riuscito a restare silente dinanzi alle enormità de ll ‘ anziano Caimano. L ‘ i nt ervista senza domande di Fazio a B. ha riportato alla ribalta l ‘ a nnosa polemica sugli intrattenitori che intervistano (si fa per dire) i politici al posto dei giornalisti. Ma Fazio ha vinto vari premi giornalistici ed è stato per anni iscritto all ‘ Albo, salvo poi uscirne per poter fare spot. E comunque, affiliato o meno all ‘ O rdine, è un professionista capace ed esperto nel campo dell ‘ i n f o rmazione, molto più di tanti telegiornalisti doc (altrettanto scarsini in fatto di domande). Non occorreva la tessera dell ‘ Ordine per muovere a B. le obiezioni che qualunque italiano che abbia vissuto in Italia e non su Marte nell ‘ ultimo quarto di secolo gli avrebbe mosso. Era lo stesso B. a suggerirle appena apriva bocca. Pareva quasi che sfidasse l ‘ intervistatore a sbottare, che lo provocasse per farsi bloccare, che ce la mettesse tutta per farlo scompisciare. Ma Fazio niente, non raccoglieva, lasciava dire e passava oltre. Chissà quanta gente da casa avrà pensato, mentre B. deplorava la piaga dell ‘ evasione fiscale: ” Adesso glielo dirà che ha una condanna per frode ” . O, quando B. definiva Dell ‘ Utri ” p r i g i o n i ero politico ” e ” una delle persone migliori al mondo ” : ” Adesso glielo dirà che è un pregiudicato per mafia ” . O, quando B. annunciava una legge per vietare ai parlamentari di cambiare partito: ” Gli ricorderà che lui ne ha comprati a carrettate nel ‘ 94, nel 2006 e nel 2010, e ha una condanna prescritta per l ‘ acquisto del senatore De Gregorio alla modica cifra di 2 milioni ” . quando B. parlava delle sue conoscenze di ” mino renni immigrati ” : ” Ora gliela farà una battuta su Ruby ” . Invece B. gli strappava le obiezioni di bocca e Fazio la teneva ben chiusa. Uno strazio penoso anzitutto per lui, che un tempo, quand ‘ era a Rai3, era un ragazzo simpatico perché non si era ancora gonfiato di milioni (20 all ‘ anno ne spende la Rai per l ‘ originalissimo ” format ” di Che tem poche fa , consistente in un tavolo e alcune sedie occupate da una sfilata di ospiti, quasi tutti per promuovere il libro, il disco o il film), finiva regolarmente nelle liste di proscrizione del centrodestra, anche se non se ne vedeva il perché. Poi però si è fatto furbo, infatti B. gli ha chiesto di tornare presto da lui, tanto bene si è trovato in sua compagnia. Tutto ciò, con la distinzione fra informazione e intrattenimento, non c ‘ entra: anche un addetto alle pulizie avrebbe saputo cosa obiettare alle balle di B. Poi però avrebbe perso il posto. Perché B. è di nuovo potente, anche se la Rai è tutta di Renzi, anzi proprio per questo. Il 10 maggio 2008, B. era appena tornato al governo per la terza volta, ma non aveva ancora fatto in tempo a riberlusconizzare Viale Mazzini. Quella sera, ospite di Fazio, ricordai i rapporti del neopresidente del Senato, Renato Schifani, con vari soggetti poi condannati per mafia, citando fatti documentati e in gran parte noti (e poi ritenuti veri dal Tribunale di Torino) e aggiungendo una battutaccia sullo scadimento della classe politica. Apriti cielo. Fui attaccato più dal centrosinistra che dal centrodestra e la sera dopo Fabio inscenò, terreo in volto, un imbarazzante autodafé da processo staliniano, o maoista. Prima lesse un comunicato del dg Claudio Cappon ( ” La Rai si dissocia e manifesta nei confronti del presidente del Senato Schifani la più alta considerazione e rispetto… stigmatizza un comportamento – inaccet tabile in qualsiasi programma del Servizio Pubblico – che mette in campo critiche, insulti e diffamazioni senza alcuna possibilità di contraddittorio ” ). Poi aggiunse: ” Questa trasmissione ha sempre cercato di rispettare due principi: totale libertà di espressione a tutti gli ospiti… e non offendere nessuno, tantopiù se assente e dunque impossibilitato a difendersi… Quindi non posso che scusarmi, e a maggior ragione per il rispetto che è dovuto all’istituzione che il presidente Schifani rappresenta… Mi scuso quindi con il pubblico se ieri sera non è avvenuto quanto ho detto… Chiedo scusa… ” . Ora naturalmente nessuno chiede a Fazio di scusarsi per le non-domande a B. né per le impudiche bugie che B., grazie a lui, ha rifilato a oltre 2 milioni di telespettatori-elettori. Il contraddittorio, nel servizietto privato dei partiti, si invoca solo quando qualcuno dice qualche verità, non quando si sparano balle a raffica. A meno che l ‘ ospite non sia un politico di opposizione (immaginate quante domande sui processi avrebbe rivolto Fazio a una Raggi o a un ‘ Ap pe n di no , accusate non di stragi mafiose, corruzione, frode fiscale ecc., ma di una frase su una nomina e di reati colposi per una disgrazia). È questa l ‘ unica, vera turbativa che falserà le prossime elezioni. Altro che fake news .
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