Domenica 5 novembre si terranno in Sicilia le elezioni per scegliere il nuovo presidente della Regione e per rinnovare i componenti dell’assemblea regionale. Circa 4 milioni e 600.000 siciliani saranno chiamati alle urne. I seggi saranno aperti dalle 8 alle 22.
Le elezioni regionali siciliane rappresentano anche, a detta di molti, un banco di prova di fondamentale importanza in vista delle elezioni politiche che si terranno nella primavera del 2018: si tratta, infatti, dell’ultimo appuntamento elettorale prima della sfida nazionale per Palazzo Chigi.
A contendersi la poltrona di Palazzo d’Orléans a Palermo saranno 5 candidati: in ordine alfabetico, Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 stelle), Claudio Fava (Articolo Uno-MDP, Sinistra italiana, Possibile e Verdi), Roberto La Rosa (Siciliani liberi), Fabrizio Micari (Partito democratico, Alternativa popolare, Sicilia futura e Micari Presidente) e Nello Musumeci (Forza Italia, Noi con Salvini, Fratelli d’Italia, UDC, Popolari e Autonomisti e #diventeràbellissima).
Cancelleri, su cui il M5S è andato a convergere compatto, ha impostato la sua campagna elettorale proponendo su scala regionale i temi tipici del movimento a livello nazionale: critica ai partiti tradizionali, abolizione dei vitalizi e ulteriore riduzione del numero dei deputati. Musumeci è riuscito invece nel difficile tentativo di ricompattare tutte le anime della sua coalizione, forte anche di una sua lista civica che gode, secondo i sondaggi, di un consenso superiore a quello dei partiti che lo sostengono. Il centrosinistra siciliano, invece, si presenta diviso: da una parte Micari rappresenta il Partito democratico, che nell’occasione si è alleato con il nuovo movimento politico di Angelino Alfano; dall’altra parte Fava, che si è fatto portavoce delle esigenze della sinistra radicale e ambientalista extra PD. A chiudere il cerchio, in un momento in cui il tema dell’autonomia riprende centralità, la candidatura dell’indipendentista siciliano La Rosa.
In base a quanto stabilito dalla legge costituzionale n. 2/2001, l’elezione del governatore siciliano non avviene più a maggioranza assoluta da parte dei componenti dell’assemblea regionale ma è diretta e a suffragio universale. I cittadini che si recheranno al seggio troveranno una scheda gialla e, oltre a sbarrare il nominativo e/o la lista regionale del candidato alla presidenza preferito, potranno anche scrivere il nominativo del candidato scelto per l’assemblea regionale. È ammessa la possibilità del voto disgiunto qualora si voglia sostenere un deputato di una lista provinciale che non è collegata alla lista regionale del candidato alla presidenza preferito. Nel caso in cui venisse espressa la preferenza soltanto per una lista provinciale, il voto finirà automaticamente alla lista regionale a essa collegata. Non ci sarà alcun ballottaggio: chi raccoglierà più voti siederà a Palazzo d’Orléans.
Per la prima volta, in seguito alle modifiche della legge costituzionale n. 2/2013, il numero dei deputati che comporranno l’assemblea non sarà pari a 90 ma a 70. Di questi, 62 saranno scelti con metodo proporzionale su base provinciale, con liste collegate a una lista regionale che dovrà superare la soglia di sbarramento del 5%. La suddivisione dei seggi avviene per provincia in proporzione diretta al numero di abitanti: 16 a Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa e a Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta e 2 a Enna. I rimanenti seggi spettano al governatore eletto, al candidato arrivato secondo e ai 6 membri della lista “bloccata” del governatore eletto, una sorta di premio di maggioranza per la lista del vincitore delle elezioni.