La consistente perdita di voti da parte della CSU (Christlich-soziale Union), l’Unione cristiano-sociale, e il successo dei Verdi sono i due dati più significativi delle elezioni svoltesi in Baviera, che hanno visto un’alta affluenza alle urne (il 72,5% degli aventi diritto rispetto al 63,6% del 2013). La CSU, che domina la politica nella regione meridionale dal dopoguerra, ha ottenuto il suo peggior risultato dal 1950, circa il 37,5% dei voti, confermando gli esiti dei sondaggi pre-elettorali: rimane ancora il primo partito, ma sarà necessario mettere a punto una non facile coalizione per governare. Molti attribuiscono la crisi del partito all’attuale leader Horst Seehofer, ex governatore del Land e ministro degli Interni, protagonista di aspri contrasti con Angela Merkel sulla questione scottante della gestione dei migranti.
I Verdi raggiungono una percentuale più che doppia rispetto al 2013, quando avevano ottenuto l’8,6%; si attestano intorno al 18% dei voti, diventando il secondo partito, e hanno dichiarato di essere disposti ad assumere responsabilità di governo. Significativa anche la percentuale del movimento conservatore Freie Wähler, il più diretto concorrente della CSU, che con l’11,6% potrebbe essere un alleato ambito dalla CSU per formare una coalizione, eventualmente con l’appoggio dei liberali, se si confermerà il loro 5%. Entra in Parlamento il partito di ultra-destra dell’AfD (Alternativ für Deutschland), che nel 2013 non era riuscito a superare lo sbarramento del 5%, anche se il risultato è forse meno clamoroso delle aspettative, mentre la sinistra di Linke è rimasta fuori. Pessima prova per la SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) che rimane ferma a poco meno del 10% circa, dimezzando i propri voti rispetto al 2013, quando aveva raggiunto il 20,6%. Resta da vedere quali saranno le ripercussioni sul governo centrale di questa consultazione locale, che sembra sancire la fine del modello della Grosse Koalition.