Dolore e perdono nella narrazione di Louise Bourgeois

 

Ho amato molto Louise Bourgeois, come artista e come persona. Pochi artisti hanno tenuto un legame tanto stretto tra l’arte e la vita come lei. Al centro del lavoro di questa scultrice, nata in Francia ma poi divenuta cittadina americana, ci sono i temi del corpo, delle relazioni famigliari, della sessualità, del dolore.
L’ho conosciuta personalmente agli inizi degli anni Novanta e le poche volte che sono andato a trovarla in studio sono scolpite nella mia memoria. Adesso il nostro quotidiano le dedica la pagina dell’arte di questa domenica con un bel testo di Giuseppe Frangi, che ci ricorda tra l’altro come lei stessa sostenesse che un artista non produce opere per migliorarsi, ma per essere «più capace di sopportare».
Le mostre dedicate a Bourgeois continuano a susseguirsi, abbiano tuttavia preferito non legare la nostra pagina a uno specifico evento. Più semplicemente si è voluto rendere un doveroso omaggio a una grande artista del secondo Novecento, guardando con particolare attenzione alcuni aspetti fondamentali nel suo lavoro: il rapporto con la famiglia, con la madre in particolare, il fatto che la madre appartenesse a una famiglia di tessitori, il modo in cui tutto questo ha inciso nel suo lavoro.

 

Agli inizi degli anni Novanta, quando ero ancora direttore della rivista Tema Celeste, le ho dedicato due copertine e per intervistarla l’ho incontrata più di una volta nel suo studio a New York. Ovviamente parlammo del suo rapporto con la madre e dell’importanza che la famiglia assume nel suo lavoro, ma anche per ognuno di noi. Discutemmo anche sull’incidenza del simbolo non solo nell’arte, ma anche nelle nostre vite. Aveva una dolcezza particolare nell’accostarsi agli altri e così finimmo per parlare anche di me. Le raccontai che avevo due figli – la terza non era ancora arrivata. Lei fece realizzare due cunei in bronzo con una patina ottenuta con fegato di zolfo, su ognuno dei quali fece incidere con caratteri da macchina da scrivere una dedica per ognuno dei bambini. Modificò il nome di Amedeo in Ama Deo. La peculiarità di questi due cunei in bronzo è che sovrapposti diventano un unico blocco 9,5 x 10 x 2 cm. Un insieme indivisibile. Qualche giorno dopo Jerry Gorovoy, che con Bourgeois ha lavorato a stretto contatto per oltre trent’anni, me li fece avere. Un gesto dal significato profondo, che mette in luce l’umanità di questa artista, il cui lavoro non lascia avvertire il peso del tempo.

Appuntamento a Udine

Lunedì sarò a Udine, dove alle 18, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2021-2022 dell’Accademia Tiepolo, terrò nell’aula magna una conferenza dal titolo “Il tempo nell’arte contemporanea”. I posti disponibili sono centocinquanta e la conferenza è aperta a tutti. Una buona occasione per poter incontrare gli amici che in Friuli Venezia Giulia seguono la nostra pagina dell’arte.

Didascalie delle foto

  • Copertina: Louise Bourgeois, Cell (Clothes), 1996, porte, grate di ferro, sculture e oggetti personali appartenuti alla stessa artista. Foto Attilio Maranzano. Courtesy Fondazione Prada.
  • Louise Bourgeois, Spider, 1997, acciaio e tecnica mista, 478 x 686 x 513cm. Courtesy Fondazione Prada
  • Lousie Bourgeois, due cunei di bronzo sovrapposti, insieme 9,5 x 10 x 2 cm.
  • Giambattista Tiepolo, Apollo insegue Dafne, 1755-60, olio su tela, 68,5 × 87 cm, Londra, National Gallery of Art

 

 

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