Proseguiamo nella ricerca di luoghi comuni & frasi strafatte di utilizzo più diffuso. Cogliamo l’occasione per ringraziare i maestri Gustavo Flaubert e Ambrogio Bierce che, dall’alto del loro magistero, hanno avuto la bontà di definire lodevole questa iniziativa (perché una buona iniziativa è sempre da intendersi come lodevole).

Amici – Gente che si nasconde in mezzo agli omosessuali, dove – come si sa – ciascuno ne conserva moltissimi. Termine molto utilizzato anche nella versione raddoppiata, amici degli amici, intendendo con ciò: Gli altri conoscono persone che io non conosco e che però vorrei conoscere anch’io, perché così magari potrebbero fare qualche a favore anche a me, e non sempre e solo a quegli altri stronzi.

Bene (ma non benissimo) – Frase idiomatica, da usarsi sarcasticamente in caso di disastro di qualunque genere (proprio o altrui).

Berlino – Luogo dove sopravvive un giudice che però, trovandosi in Germania, non avrebbe comunque competenza sui fatti nostrani, per decidere i quali si cerca disperatamente un giudice serio e giusto.

Blando – Quasi sempre detto di sedativo; (rar.) di rimprovero.

Cabina (di regia) – Posto in cui quello che comanda davvero deve per forza tenersi vicine altre persone, così da dare al mondo l’illusoria idea di non essere uno che intende comandare da solo.

Chiacchiere (stanno a zero) – Sottolineare che le chiacchiere correnti nel pubblico stanno a zero è prova provata del proprio carattere volitivo e inscalfibile dai pettegolezzi da bottegai. Molto diffusa la tendenza a ribadire che le suddette chiacchiere stanno a zero solo dopo essersi prodotti in un discorso interminabile.

Connubio – È sempre perfetto (o riuscito). Così infatti quello tra antico e moderno, arte e tecnologia, sport e divertimento, etc. Sconosconsi connubi inopportuni, imbarazzanti, improponibili.

Duepuntozero – Si tratti di una pastasciutta, di un trinciapolli di ultima generazione oppure di una racchetta da tennis in grafene, è indispensabile definirla anche duepuntozero, soprattutto se Internet non c’entra niente Diversamente, si tratta di roba che non andrebbe bene nemmeno per il mercatino dell’antiquariato, perché davvero inservibile.

Esperto – Persona a cui la stessa cosa è già capitata almeno un paio di volte e che, pertanto, è più rapida a cercare la risposta su Google.

Iniziativa – V. Intro.

(A rigor di) Logica – La logica ha un suo rigore, che va sempre ricordato. E che però, a rigor di logica, dovrebbe semplicemente costituire la sua natura intrinseca.

-mente – Suffisso distintivo degli avverbi. Scritto mantenendo il trattino, costituisce ancora oggi quella che gli organizzatori di convegni ritengono sia una pensata originalissima e geniale. Per cui titolano le kermesse in modi come Finanziaria-mente (Convegno sulle sfide della new economy), Media-mente (sui nuovi modelli di comunicazione), Saporita-mente (sulla cucina alle soglie del quarto millennio), Folle-mente (per fare tutti insieme il punto sulla Legge Basaglia), e via così, infinita-mente.

Movida – Termine di origine spagnola, distintivo del clima euforico successivo alla caduta del franchismo. Giunta in Italia per una breve vacanza, la parola in questione ha subito trovato modo di sputtanarsi irrimediabilmente. Attualmente è da intendersi quale abbreviazione, molto usata nel gergo giornalistico in quanto rende l’idea di chi coglie appieno i problemi di noiggiovani. Per lo stesso motivo, piace anche a molti assessori comunali a caccia di consenso. Nonostante il termine faccia pensare a una sorta di movimento (spirituale e/o fisico), l’abbreviazione in questione vale ora come: Un insieme di persone che se ne stanno ferme immobili fuori dai locali o in mezzo alla strada, dall’ora dell’aperitivo fino a notte fonda, spingendosi al massimo davanti a un altro locale, dove rimanere altrettanto ferme, continuando a bere.

Nemico – Se impegnati in politica, rispondere sempre alla domanda A cena col nemico? con un tranciante Preferisco chiamarlo avversario, così da sottolineare la propria capacità di rappresentare un perfetto connubio tra combattività e correttezza. (V. anche Connubio).

Note (sono sette) – Rimarcare stizziti che Le note sono sette quando si sa perfettamente che la propria canzone è un plagio clamoroso, ma non lo si può ammettere in pubblico.

Piuttosto che – Imbattendosi in qualcuno che ancora lo usa a sproposito, come disgiuntiva pura (Mangio qualunque cosa, la carne piuttosto che le verdure piuttosto che la pasta), provare a illuminarlo con esempi per assurdo (Mi piacerebbe una notte con Belen piuttosto che una mezzoretta a chiacchierare con la Murgia piuttosto che la lettura di un articolo di Travaglio). È una terapia d’urto che, secondo certa letteratura medica, potrebbe portare giovamenti.

Poteri (forti) – Garbata perifrasi per evitare di dire massoneria (che fa sempre tanto vittima, in bocca di quelli che vengono sconfitti).

Pensione – Ripetere ossessivamente Noi non la vedremo mai oppure anche A noi non ce la daranno mai. E senza temere che questo possa essere confuso per un triviale doppio senso: anche se avete vent’anni, è chiarissimo che il complemento oggetto sottinteso può essere soltanto la pensione, perché ormai il resto interessa a nessuno.

Per non saper né leggere né scrivere – Formula molto indicata nel caso in cui si intenda ostentare un’ignoranza grossa (che si ritiene di non avere) e un cervello fino (che invece si è profondamente convinti di possedere).

Plus – Voce di origine latina, contenente una u da pronunciarsi come in Non plus ultra. Nella diffusa pratica del dialetto milanglese si attesta altresì l’uso di una pronuncia tutta anglosassone, laddove avere questo plus è cosa auspicabile e bellissima, come ad esempio nella frase A Cortina la vista mare sarebbe veramente un plus. Esistono tuttavia alcuni effetti collaterali che, nei casi più gravi, potrebbero addirittura portare a confondere il pianeta Plutone con un noto filosofo greco.

(E) quant’altro – In chiusura di frase. Vale come eccetera, solo che è molto più di moda e non si può nemmeno abbreviare.

Raffinato – Detto di erotismo, nel caso di incapacità di dirne altro. Se detto di libro (o film, o disco), trattasi allora di prodotto quasi invendibile, quasi certamente anche molto molto noioso.

Stralunato – Aggettivo utilissimo per indicare qualcosa di diverso, ma che non si sa bene come descrivere. Es.: La stralunata comicità di Valerio Lundini. (V. anche Surreale).

Surreale – Aggettivo imprescindibile quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo, ma che si è incapaci di classificare con chiarezza. Es.: La surreale comicità di Valerio Lundini. (V. anche Stralunato).

Tantaroba – Neologismo nato dall’unione di due parole originariamente separate e che ha soppiantato velocemente qualunque apprezzamento positivo, eliminando alla radice ogni necessità di spiegarsi con più precisione (perché è tutto già chiarissimo così): Mia nonna è assai anziana ma in cucina è ancora tantaroba, Tornare a viaggiare è t., La figlia della panettiera è t.Lukaku là davanti è t., etc.

Tesoretto – Somma di denaro che talvolta, inopinatamente, spunta dalle pieghe del bilancio. È del tutto inutile rammaricarsi per la propria incapacità di riuscire a replicare simili origami, che pure farebbero tanto comodo: servono doti da mago, non alla portata di tutti.

Ultima parola – Non è mai detta, c’è però chi vorrebbe sempre averla. Trattasi in realtà di creatura fantastica, ma così fantastica da non essere nemmeno menzionata nei Bestiari di Borges o Plinio il Vecchio. Diversamente dalla fenice, tuttavia, non risorge dalle proprie ceneri, ma si riproduce (spesso moltiplicandosi) partorendosi da sola dall’ultima parola precedente.

Ultimo (dei grandi) – Detto di qualunque attore o regista morto fresco di giornata, purché defunto in età sufficientemente avanzata. Da pronunciarsi con il tono dolente di chi deve per forza parlare di qualcosa di triste di cui, in fondo, non gli frega niente: È morto Sean Connery, era l’ultimo dei grandi.