Divorzio FI-Lega Foa ormai in bilico.

 

Presidenza Rai
Una Rai senza presidente potrebbe essere la novità di stagione.  Una Rai senza presidente potrebbe essere la novità di questa stagione. O meglio, un consiglio d’amministrazione senza presidente, ma con il potere di nominare i direttori di rete e di testata mettendo in coda il problema. D’altra parte Matteo Salvini e Luigi Di Maio non hanno nessuna idea di cedere. La Vigilanza domani voterà Marcello Foa e lo stesso farà oggi il cda. Se non fosse che nel cda il candidato giallo-verde avrà i numeri per essere proposto come presidente, ma la Commissione di Vigilanza – che dovrebbe “ratificare” la designazione – è pronta a bocciare la proposta. Con il risultato che Foa resterà consigliere d’amministrazione e in qualità di consigliere più anziano oggi pomeriggio aprirà la seduta. Un compito che Foa potrebbe poi essere chiamato ad assolvere ancora per molto tempo pur non essendo presidente. A Foa mancano ancora i voti di FI necessari a raggiungere il quorum dei due terzi. Un meccanismo, quello previsto dalla legge – a suo tempo “sponsorizzato” e voluto proprio da FI – che sulla carta obbliga la maggioranza a cercare l’intesa con le opposizioni, o parte di essa. Ma – e ed è proprio questo il motivo del contendere della maggioranza con Pd e FI – nè il M5S nè la Lega sembrano essersene preoccupati. Difficile pensare ad un errore del pallottiere quanto all’esito di un accordo a due molto dettagliato che prevede l’ad della Rai in quota M5S, il presidente indicato dalla Lega e, a cascata, tutta un’altra serie di nomine da fare nei tg e nelle reti che, per essere fatte, hanno bisogno di un cda dove ci sia una compatta maggioranza giallo-verde. Il rischio è che, senza Foa o con un presidente più di garanzia, possa venire giù tutto il castello e finisca col saltare la spartizione avvenuta non senza difficoltà e con numerosi vertici a palazzo Chigi. E’ per questo che Di Maio e Salvini tengono duro. Il primo è da giorni che difende esplicitamente la scelta d Foa, mentre i leghisti, Salvini compreso, sull’argomento sono in silenzio. Lasciano lavorare la diplomazia (Giancarlo Giorgetti) pronti a scaricare su FI la fine del centrodestra. D’altronde l’idea di convincere FI con qualche poltrona a Saxa Rubra si scontra con il muro azzurro: c’è il timore di dover ora cedere sul presidente per poi incassare solo briciole. Silvio Berlusconi non molla. E’ infatti disposto a trattare solo su un nuovo nome. Azzerare Foa e discutere su un nuovo presidente con FI significa però far entrare gli azzurri nella partita delle nomine e ciò fa storcere il naso ai grillini. «Non è una questione personale ma di metodo – sostiene il vicepresidente azzurro Antonio Tajani – quando si fa parte di una coalizione non si può presentare un nome dicendo di prendere o lasciare». «Siamo contrari per il metodo ma vogliamo conservare questa coalizione». Il rischio che la faccenda faccia definitivamente implodere ciò che resta del centrodestra è reale e le preoccupazioni dei presidenti delle giunte dove governa il centrodestra (Lombardia, Veneto, Liguria e Friuli) spingono Salvini e Berlusconi a trovare un’intesa. Ma cedere non è facile nè per l’uno nè per l’altro. Al vicepremier l’alleato grillino non concede spazi di trattativa e ogni giorno “martella” sostenendo Foa. Berlusconi, oltre a dover fare i conti con gruppi parlamentari fortemente critici con la Lega, è convinto che cedere stavolta significa mollare per sempre la guida non tanto della coalizione, ma della stessa FI. La guerra di nervi quindi continua con il Pd che sta alla finestra sperando che FI non ceda. «Se Berlusconi tratta qualcosa stavolta cedendo sul presidente, poi non tratta più», sostiene Michele Anzaldi. Pronti a votare Foa sono invece i rappresentanti di FdI in Vigilanza. Ieri lo ha ufficializzato Giorgia Meloni anche se i voti di FdI in Vigilanza non bastano ma, secondo qualcuno, potrebbero poi risultare utili qualora Lega e M5S decidessero di cambiare cavallo e di proporre per la presidenza Rai Giampaolo Rossi, attuale consigliere proprio in quota-Meloni. Al momento, Foa può contare su 23 voti, i 21 di Lega-M5S più i due di FdI. Ne mancano ancora quattro per arrivare ai 2/3: quattro voti che possono arrivare solo da FI vista la dura contrarietà di Pd e Leu che ieri hanno invitato tutte le opposizioni a disertare il voto di domani mattina in Vigilanza. Tutto avviene, per Usigrai e Fnsi, nonostante la «palese violazione di legge». Le due sigle sindacali hanno infatti inviato una lettera al governo per ricordare che il governo «ha il compito di designare, su proposta del ministro dell’Economia, due membri del consiglio; ma certo non può nominare, neppure di fatto, il presidente». Eppure – sostengono – i vicepremier Di Maio e Salvini e il diretto interessato non hanno esitato a parlare di “nomina”: «Uno strappo».
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