Distretto culturale evoluto a Siena. Che cos’è e perché serve alla nostra città e alla provincia

 

Bozza presentata alla Commissione Cultura per la discussione di merito

 

Distretto culturale evoluto a Siena. Che cos’è e perché serve alla nostra città e alla provincia

In un sistema locale evoluto, l’organizzazione delle produzioni e quella istituzionale sono chiamate a gestire e produrre continuamente nuova conoscenza. Se il distretto industriale si fonda sulla creazione di valore economico immediatamente misurabile, quello culturale ha come riferimento la produzione di cultura. L’attività di ricerca è ciò che li distingue: se il distretto industriale non sempre è in grado di sostenere le spese per la ricerca, il distretto culturale fa della ricerca di università e altri centri specializzati, il motore della propria esistenza.

Inoltre, il distretto culturale è pluriprodotto”, nel senso che oltre alla produzione di cultura insistono necessariamente su di esso altri settori produttivi che caratterizzano un determinato luogo. Ci riferiamo, per fare alcuni esempi, al settore delle costruzioni, a quello del restauro, a quello del turismo. Il punto essenziale della loro distinzione: il distretto industriale è risultato di uno sviluppo endogeno non pianificato, mentre il “distretto culturale è il risultato di una specifica azione di policy, di una pianificazione ben precisa da parte di agenti politici e non si tratta di un processo automatico”.

Con il distretto culturale, si giunge ad un “recentrage strategico” della localizzazione culturale: contesto di produzione e mercato coincidono. Siamo di fronte, in una parola, all’apogeo del “luogo”, dove il mercato rischia di apparire come una figura distintiva del territorio urbanizzato.
Ad esempio, c’è il distretto culturale come cluster di attività, come è il caso dell’industria cinematografica di Hollywood, sorta in una zona di Los Angeles nel momento di declino dell’era fordista; oppure il il distretto culturale come progetto, dove la concentrazione di attività culturali è il frutto di un insieme di politiche che vogliono dare nuova vita alla città.

La rilevante concentrazione di patrimonio storico, artistico e culturale, la presenza di due atenei universitari, scuole istituzioni culturali di prestigio (specie in ambito musicale), la presenza tra la città e la provincia di tre luoghi dichiarati dall’Unesco, una vasta rete museali, biblioteche, rendono Siena e la sua provincia un distretto culturale quasi naturale, diffuso in un costante dialogo, che sembra fotografato perfino nel celebre affresco del Lorenzetti, allegoria del Buon governo.

Si tratta, semplicemente (ma non troppo), di implementarlo, ma assecondando una vocazione. Una vocazione di apertura al territorio, e di centralità rispetto al resto del mondo. Questo era Siena ai tempi d’oro dei commerci internazionali, della produzione artistica, della Via Fracigena. Del resto, è dimostrato che attrarre persone competenti, in grado di svolgere compiti complessi abbia radicalmente cambiato le strategie di imprese, organizzazioni, città e nazioni intere. La differenza nelle opportunità di sviluppo tra territori non si misura più solamente nella disponibilità di infrastrutture materiali, ma sempre più nella capacità di attrarre talenti e persone competenti, qualificate, dinamiche, e nella capacità di creare condizioni e climi culturali che integrino queste persone e le stimolino a dare il meglio di sé. Ecco come le politiche per il distretto culturale si intersecano necessariamente con le politiche giovanili, economiche e  sociali.

Trasformare la città e la provincia di Siena in un luogo inclusivo, interconnesso e dinamico, è un processo che richiede una profonda rilettura delle strutture e sottostrutture organizzative, materiali e immateriali, che la caratterizzano. È un processo complesso che necessita una propensione all’innovazione diffusa tanto da parte della Pubblica Amministrazione quanto da parte dei corpi intermedi e dei cittadini. Una trasformazione che coinvolge il modo di vivere e convivere delle persone, di riqualificare e progettare le aree e gli spazi urbani, il modo di produrre e stimolare un’economia in grado di collegare e connettere senza lasciare indietro spezzoni sociali del suo territorio.

 

(1 – continua)