Diplomazia Pd-FI al lavoro per fermare la Lega.

Da Letta (Gianni) a Franceschini, tanti i pontieri che provano a riaprire i giochi. Galliani si presenta a Zanda: “Dobbiamo parlare”
Non farsi schiacciare dall’asse populista. Giocare una partita a quattro anziché lasciare campo libero a Lega e 5 stelle. I mediatori di Pd e Forza Italia cercano di lavorare a uno schema più largo, ma solo il partito di Berlusconi, per il momento, ha qualche chance di tenere unito il centrodestra e spuntare qualcosa. Tra i protagonisti del risiko dei contatti e dei caffè riservati ci sono sicuramente Dario Franceschini, Gianni Letta, Luigi Zanda e Adriano Galliani, neosenatore. Proprio l’altra sera, alla presentazione del docufilm di Reptv “Il condannato” gli ospiti hanno visto l’ex manager del Milan avvicinarsi al capogruppo dem del Senato: “Mi volevo presentare. Poi dobbiamo sentirci”, gli ha sussurrato.

Tutti si muovono sottotraccia e alla fine gli ambasciatori fanno capo al segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, che raccoglie le informazioni ora per ora. Chi annaspa di più è certamente il Partito democratico, inchiodato alla linea dell’opposizione pura e dura. E condizionato dalla balcanizzazione del dopo sconfitta. Mentre i trattativisti provano varie strade, gli oltranzisti fanno muro. Nelle ultime ore per esempio l’anticamera di Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi si è riempita di neo parlamentari (i commessi hanno riconosciuto Tommaso Cerno e Stefano Ceccanti) ai quali si chiede di non deragliare dal renzismo.

Zanda sicuramente parla con Paolo Romani, candidato alla presidenza del Senato per i forzisti, e con Roberto Calderoli. Giancarlo Giorgetti invece è il leghista che parla con gli altri partiti per la Camera. La struttura amministrativa lo vorrebbe al posto di Laura Boldrini: per la sua competenza e perché rappresenta il “volto umano” del Carroccio. Piace anche all’ex presidente che ha sempre ricevuto i suoi messaggi di scuse dopo alcuni momenti di tensione in aula.

Franceschini si muove, ma con cautela. Pesa su di lui l’accusa di essere interessato alla poltrona di Montecitorio (ipotesi impossibile), ma è il più attivo per un governo con tutti dentro. Dal suo studio al ministero è transitata persino l’alto rappresentante della Ue Federica Mogherini (che ha incontrato anche Martina e Gentiloni mentre ieri reggente e premier si sono visti a quattr’occhi). Per confermare i timori delle cancellerie europee su un’Italia consegnata solo ai populisti, oltretutto senza un ruolo del Pd.

In questa rete si fa spazio anche l’interdizione. Luca Lotti, il braccio destro di Renzi, ha un rapporto decennale con Galliani, ottimo con Confalonieri e sente quasi ogni giorno Letta. Insieme discutono anche dei sondaggi post elettorali. Uno ha messo in allarme Forza Italia. La Lega, sull’onda del 4 marzo, sta divorando i consensi di Berlusconi. Per questo bisogna lottare corpo a corpo con Salvini, anche nelle aule parlamentari. Danilo Toninelli tesse i rapporti al Senato e cerca di individuare uno a uno i delegati alle trattative. Non mancano i legami personali. Il grillino Emilio Carelli, tra i nomi per la presidenza della Camera, coltiva da sempre quello con Letta: era nella selezionata squadra di lobbisti Fininvest ai tempi della legge Mammì (1990). Il capo del team era l’ex sottosegretario azzurro.
I mediatori del Pd sono in allarme. L’Aventino dem rischia di favorire il progetto, definito “diabolico”, dei 5stelle. Chiedono Montecitorio perché, appena formato l’ufficio di presidenza, approvano grazie all’intesa con Salvini la delibera che abolisce i vitalizi. E su questo pilastro costruiscono una nuova immediata campagna elettorale.

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