De Mossi scrive a Draghi per dirgli che quando era direttore della Banca d’Italia non faceva il tecnico, ma il politico

Mps, De Mossi scrive a Draghi: la politica ha preso, ora risolva

Duro attacco all’opposizione: per 30 anni la banca è venuta incontro alla sinistra

Aldo Tani

 

siena Luigi De Mossi si rivolge direttamente al premier Draghi e al ministro Franco: il sindaco di Siena, attraverso una lettera, ha richiesto un incontro urgente «stante la grave e urgente situazione che coinvolge il Monte dei Paschi».

Il primo cittadino ha ripreso i cavalli di battaglia enunciati qualche giorno fa, quando aveva fatto appello alla politica di giocare in prima persona questa partita. «Non deve apparire strana — ha scritto De Mossi — la richiesta di una soluzione politica quando le scelte fatte tempo addietro (2002 acquisizione Banca 121, 2007 acquisizione banca Antonveneta) sono state prese non solo in termini tecnici e di bilancio, ma anche per una precisa direzione politica». Quella di agitare gli spettri del passato per attaccare la sinistra su Montepaschi è ormai una prassi consolidata da parte del centrodestra, ma De Mossi, ribadendo spesso il suo essere «civico», in passato si era tenuto abbastanza lontano da queste logiche. Negli ultimi tempi però, anche per dare manforte alla campagna di Tommaso Marrocchesi Marzi per le elezioni suppletive, non risparmia le accuse. «Pretendere oggi di risolvere la vicenda Monte dei Paschi — ha aggiunto il sindaco — utilizzando soltanto la buona pratica bancaria e i numeri di bilancio, significa negare cosa una delle banche più capitalizzate d’Italia abbia fatto negli ultimi trenta anni per andare incontro alla politica, anzi ad una ben precisa parte politica. Il rischio è quello di una macelleria sociale e di perdere un’identità antica, importante e quasi millenaria».

A pagarne il prezzo sarebbe, oltre al territorio, il capitale umano di Rocca Salimbeni. Soprattutto, se come affermato dal ministro Franco in audizione, i 2.500 esuberi previsti non fossero sufficienti. «Oggi — ha evidenziato De Mossi — credo sia giusto tenere conto di una tradizione, di quanto Monte dei Paschi, la città di Siena, la Regione e i dipendenti, chiamati “uomini e donne Monte” come un tempo si chiamavano “uomini e donne Fiat”, abbiano dato all’Italia». Un passato che secondo Andrea Valenti, segretario provinciale del Pd, è aperto a più letture: «Dimenticare che quel sistema era sostenuto da tutte le forze politiche, è un grave errore. Un altro è rimanere fermi al 2007. Servono proposte, quindi De Mossi fa bene a scrivere la lettera, ma poi faccia il sindaco, non il capopopolo. Ragionare per logiche elettorali non porta da nessuna parte». A rincarare la dose è il segretario comunale Massimo Roncucci: «Quando era il tempo degli indirizzi sulle scelte strategiche, a parte rare eccezioni, non c’erano pareri discordanti. Letta qualche giorno fa non si è nascosto. Mi aspetterei dal sindaco meno propaganda e più un profilo istituzionale».

Regole d’ingaggio che non sono contemplate da Marrocchesi Marzi, ancora una volta all’attacco di Carlo Rossi: «Il presidente della Fondazione Mps ha il dovere di riunire la Deputazione generale e spiegare tempi e modi dell’accordo transattivo con la Banca Mps. Lo deve fare in tempi rapidi per fugare sospetti su quello che di fatto è un favore a Unicredit».

 

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