David Rossi, il teste e l’ultima telefonata “Era Santanchè, a risponderle fu il pm”

Parla il colonnello dei carabinieri che nel 2013 entrò nell’ufficio del dirigente Mps ritrovato cadavere in strada a Siena “Nastasi rovesciò il cestino con le carte sul tavolo. E dall’altro capo della linea c’era la senatrice”. La replica: non è vero
di Luca Serranò
FIRENZE — «Mi sembra di ricordare che a rispondere fu il dottor Nastasi. Gli avrà solamente detto che era il pubblico ministero». Così, l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, Pasquale Aglieco, durante l’audizione della commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla tragedia del banchiere toscano David Rossi, precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni la sera del 6 marzo 2013, in circostanze secondo i familiari mai del tutto chiarite. L’ufficiale, incalzato dalle domande del parlamentare 5S Luca Migliorino, ha ricordato due telefonate arrivate sul cellulare del manager dopo il rinvenimento del cadavere. Ricordi confusi sulla prima, apparentemente più chiari sull’altra: a chiamare, ha spiegato Aglieco, fu la parlamentare Daniela Santanchè (amica di Rossi), e a rispondere il pm Antonino Nastasi. Dagli atti, è stato osservato da un commissario, la telefonata con la Santanchè durò 38 secondi. «E quindi ci avrà parlato», ha detto Aglieco, che poi ha risposto alle domande sull’opportunità di quella condotta: «Francamente non lo so, perché non è previsto da nessuna parte». Il magistrato, ora in servizio a Firenze, dove segue alcune importanti inchieste, compresa quella sulla fondazione Open, non commenta. Conversando con colleghi avrebbe però smentito seccamente ogni irregolarità, e negato di aver risposto al cellulare di Rossi. La stessa Santanchè, ricordano le medesime fonti, si era già espressa sul caso della telefonata senza fare riferimenti al pm: «Ricordo molto bene quella sera e ricordo molto bene di aver telefonato a David Rossi — le parole della parlamentare nell’ottobre 2017, nel corso di una diretta televisiva — Ma è da escludere che io abbia ricevuto una risposta». Saranno ora i commissari a dover cercare riscontri. Di certo le parole di Aglieco non sono passate inascoltate e hanno innescato una raffica di richieste di chiarimenti.
«Il pm è signore e padrone della scena del crimine. Se decide di spostare una bottiglia o rispondere ad una telefonata poi non è che deve fare una relazione per giustificare a se stesso quello che ha fatto — ha proseguito l’ex comandante provinciale Aglieco — Lui ne risponde al giudice ».
L’ufficiale ha raccontato di essere arrivato sul posto dopo aver seguito una volante, ma di aver comunque accompagnato i magistrati nell’ufficio di Rossi per il sopralluogo. Aggiungendo un altro particolare: «Quando siamo entrati, il pm Nastasi si è posizionato sulla sedia di Rossi e ha iniziato a inquadrare la scena, poi con una penna ha rovistato nel cestino prima di rovesciarlo sul tavolo (dove ci sarebbero stati fazzoletti sporchi di sangue, ndr ) ». Una condotta «abbastanza rituale», ha precisato. «I rilievi sono stati fatti solo dai magistrati. Per me comunque quello non era un sopralluogo. Quello è stato fatto dopo dalla scientifica ». Prudenti, intanto, le dichiarazioni della vedova di David Rossi: «Se quanto riferito dal comandante fosse confermato, sarebbe un altro duro colpo. Si tratterebbe quantomeno di comportamenti superficiali».
Dopo che la magistratura ha chiuso gli accertamenti stabilendo che si trattò di un suicidio, è proprio la commissione parlamentare a tenere vivo il caso sulla morte di Rossi. Nelle scorse settimane la commissione ha affidato una maxiperizia ai carabinieri di Ros e Racis per ricostruire la caduta, attraverso una serie di accertamenti tecnici che prevedono anche l’utilizzo di un manichino e strumentazione di ingegneria aerospaziale. Sono 49 i quesiti che la commissione ha affidato ai reparti speciali. La perizia dovrebbe concludersi entro tre-sei mesi.
Il 18 novembre sarebbe stato sentito anche il giovane che nel programma Le Iene si era presentato come un escort con importanti rivelazioni da fare. Attivista della Lega e collaboratore di un assessore regionale, oggi assistente di un eurodeputato leghista a Bruxelles, il giovane aveva raccontato di essersi prostituito durante festini a base di coca nei dintorni di Siena, ai quali avrebbero partecipato uomini dell’establishment senese. La sua testimonianza era stata ritenuta non attendibile dai magistrati.