Vertice Berlusconi-Salvini, lite con Meloni sul bis del governatore Musumeci. E La Russa lo invita a dimettersi per accelerare il voto
di Emanuele Lauria
PALERMO — «Entro Natale avremo i candidati unici del centrodestra per le prossime amministrative», aveva detto Matteo Salvini dopo le scoppole di Milano e Roma. «Però non avevo specificato di che anno», scherza ora il leader della Lega davanti allo scenario da incubo della Sicilia, campo principale della partita elettorale del 2022. Dove la coalizione è in frantumi nei due centri principali interessati dalle Comunali, ovvero Palermo e Messina, e dove il luogotenente di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, invita il “suo” governatore Nello Musumeci a dimettersi perché si voti a giugno anche per le Regionali. In modo così da mettere pressione a Lega e Fi che non vogliono il bis del presidente uscente.
Il vertice di Arcore
Ieri Salvini è tornato a Villa San Martino per incontrare Silvio Berlusconi. Un attento archivista dei summit fra i due quale Gianfranco Rotondi ne ha già contati quattro, dall’inizio dell’anno. La nota ufficiale stilata dalla Lega dopo il faccia a faccia dice che ad Arcore si è parlato della riforma fiscale. In realtà, parte sostanziosa del confronto ha riguardato le amministrative. C’è il caso Verona, certo, dove Fi non ha alcuna intenzione di appoggiare il sindaco uscente di Fdi Federico Sboarina, sostenuto anche dalla Lega. Gli azzurri, nella città di Giulietta, flirtano da tempo con il “ribelle” Flavio Tosi. Ma c’è, davanti a tutto, l’intrigata vicenda siciliana. Salvini e Berlusconi hanno in sostanza dato il via libera, per il capoluogo dell’isola, al nome dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. Per quanto riguarda Messina, invece, c’è stata la presa d’atto di una distanza incolmabile: Fi appoggerà l’ex assessore regionale Maurizio Croce mentre la Lega sosterrà Federico Basile, candidato caro all’ex primo cittadino Cateno De Luca. Soluzione che, in una campagna elettorale che ha già i connotati di una pièce teatrale, è arrivata dopo una serenata. Una serenata vera, fatta e postata su Facebook da De Luca, sotto il balcone del ras locale del Carroccio Nino Germanà.
Il disappunto dei meloniani
Non ha molta voglia di ridere Ignazio La Russa, che da qualche giorno ha in animo di vedere il Cavaliere per convincerlo che serve un centrodestra unito a Palermo e alla Regione. «Non si può sganciare la trattativa sul capoluogo da quella per Palazzo d’Orleans. Noi – dice La Russa – siamo pronti a rinunciare alla nostra pur valida candidata, Carolina Varchi, per appoggiare il nome scelto da Lega e Fi. Ma bisogna decidere subito anche la candidatura alla Regione. E nessuno ci ha ancora spiegato perché Musumeci non dovrebbe essere riproposto: forse perché non ha ricevuto neppure un avviso di garanzia? Forse perché non ha fatto toccare palla a nessuno?».
Il balletto delle dimissioni
Sospetti pesanti, quelli di La Russa. Conditi da un invito già rivolto a Musumeci: quello a dimettersi per fare in modo che le Regionali si svolgano il 26 giugno (in concomitanza con i ballottaggi delle amministrative) e costringere così gli alleati a corto di candidati a confluire sul presidente uscente. «Non hanno molto senso le date sfalsate fra amministrative e Regionali. Accorpare le due consultazioni – dice La Russa – farebbe il bene dei siciliani, cui risparmieremmo quattro mesi di balletto sulle candidature, e consentirebbe anche un notevole risparmio. Poi, certo, con questa soluzione l’esigenza di una pronuncia su Musumeci, da parte degli alleati, da urgente diverrebbe impellente. Sì, con Nello ho parlato: sta riflettendo». In realtà, ambienti vicini al governatore dicono che sta per partire una «imponente campagna di comunicazione mirata al voto autunnale». Ma tutto è sospeso, nell’isola che spesso ha anticipato esperienze politiche nazionali e che stavolta potrebbe fare da laboratorio di due diverse Destre in competizione elettorale fra loro. In provetta c’è pure un nuovo Grande Centro: a Palermo Roberto Lagalla, espressione dell’Udc e finora assessore della giunta Musumeci, è in corsa con l’appoggio dei renziani di Davide Faraone.
«Nello? Non ci posso credere»
Il tutto alla vigilia della convention milanese di Fdi dove fra gli invitati ci sono i capigruppo della Lega ma non Salvini. Di certo, Fi si stringe al Carroccio (che in Sicilia si presenta come “Prima l’Italia”, altro debutto) e snobba i Fratelli d’Italia: «Ho sentito dell’ipotesi di dimissioni di Musumeci. E anche Berlusconi ne è informato – dice Licia Ronzulli, delegata di Fi ai rapporti con gli alleati – Ma conosco Nello e so quanto tenga ai siciliani. Al punto, credo, da non tradirli in nome di poltrone e giochi di palazzo. Sul nome per le Regionali discuteremo dopo le amministrative».