Da Siena l’ultima grana (dopo la rissa livornese).

Toscana,Rossi annuncia 7 assessori su 8 – Politica.

Una pedina decisa e una ancora da decidere. Ma due bracci di ferro che rischiano di lasciare strascichi nel Pd (e negli alleati). Dalla nuova assessora livornese a quella che dovrà essere scelta (probabilmente) a Siena, i dubbi del governatore, Enrico Rossi, e del segretario Pd, Dario Parrini, sono stati e sono ancora molti. Anche perché il governo sembra voler dire la sua sulla composizione della giunta regionale.
Quando il segretario del Pd livornese, Lorenzo Bacci, ha fatto il nome di Marida Bolognesi come assessore regionale, tutti si erano allineati: conosciutissima, esperta, pacatamente renziana e con un lungo passato nel Pci. Il profilo migliore per accontentare tutti. Ma anche una fama di donna polemica, molto. Schierata sul fronte del no alla nascita del Pds, pianse al congresso di Rimini che sancì la definitiva rottura del vecchio partito. E pianse di nuovo nel ’95, quando lasciò Rifondazione per appoggiare il governo Dini. Il primo a storcere il naso sarebbe stato Nicola Danti, già commissario del Pd livornese dopo il naufragio sullo scoglio Nogarin, poi anche a Firenze sarebbero partiti i mugugni, dal livello regionale del partito. Certo è che è stato il Pd regionale e non tanto il governatore a puntare su Grieco, un volto nuovo, non d’apparato. A storcere il naso, senza tuttavia poter fare nulla, è stato poi però il Pd livornese: non solo perché è stato sonoramente rinnegata la sua scelta — in un periodo in cui deve ridarsi una credibilità dopo la sconfitta storica coi grillini — ma anche perché in città speravano di poter mettere a Firenze un politico, che facesse contare Livorno in giunta, e non un tecnico, come la preside Grieco.
Su Siena il nodo è ancora da sciogliere. Rossi un nome ce l’avrebbe già, quello della Rettrice dell’Università per Stranieri di Siena, Monica Barni. Intellettuale, fuori dall’apparato politico ma simpatizzante renziana, intellettuale di alto livello con i suoi studi sulla linguistica e in particolare su quelli dell’integrazione linguistica degli immigrati (tema caro a Rossi), tanto più figlia dell’ex sindaco (socialista) di Siena Mauro Barni. Da Siena deve uscire l’assessore condiviso tra il governatore e i renziani. Per il primo, il profilo è quello giusto per far fare il salto di qualità alla giunta, per i secondi avere la figlia di un socialista significherebbe in qualche modo accontentare le promesse fatte al viceministro Riccardo Nencini. Il rebus non è stato sciolto anche perché Barni vorrebbe non un assessorato «minore», come quello alla cultura, ma la delega all’università e la ricerca. Non solo. Secondo le voci circolate ieri, Nencini pretenderebbe di più, ovvero di avere in giunta una sua fedelissima: e ai renziani toscani avrebbe fatto il nome della casentinese Elisa Sassoli. Ma il governatore sembra destinato a respingere l’offensiva che arriva da Roma: «A differenza di cinque anni fa, stavolta non c’è alcun accordo preelettorale messo per iscritto» ha detto Rossi.
Così, il Pd gli avrebbe proposto un ventaglio di nomi da cui pescare, in cui ci sono anche Barni e Sassoli; i criteri della scelta sono tre: la provenienza, possibilmente Siena, l’alto profilo intellettuale (e questi punti depongono a favore della prima) e l’area di appartenenza socialista (qui è ovviamente avanti la nenciniana di Bibbiena). Rossi ieri ha spiegato che a forza di sfogliare la margherita è rimasta solo con due petali. Nomi non ne ha fatti, ma è chiaro che la sua scelta cadrebbe volentieri sulla rettrice di Siena. Anche se da Roma continuano a premere.
Giulio Gori