“Cosa fare per un rilancio dell’edilizia”.

COMUNICATO STAMPA

 

Intervento di Pierluigi Piccini

Quando sarà sindaco farò tutto il possibile per recuperare il patrimonio edilizio esistente, attivando un fondo immobiliare. Ma al di là delle risorse per gli investimenti, la vera sfida è rappresentata dalla possibilità di ottenere le autorizzazioni per le ristrutturazioni conservative (che sono consentite dalla legge regionale), superando la logica del mero restauro. Certo, è indispensabile salvaguardare la bellezza, ma rudere e bello non sono sinonimi. Gli ostacoli non mancano per dare un nuovo impulso all’economia e al riuso degli immobili. Uno dei problemi principali è la conformità edilizia che affligge oltre il 70% degli edifici esistenti: non del tutto abusivi ma oggetto di interventi approssimativi, come avveniva di solito fino agli anni Ottanta. In questi casi la sanzione amministrativa della demolizione o del ripristino non si prescrive mai, di fatto. Per sanare queste situazioni occorre affermare il concetto della doppia conformità, intervenendo sugli  strumenti di pianificazione, in modo da non impedire il raggiungimento dei requisiti. Ad esempio, nelle zone costruite tra gli anni Cinquanta e Sessanta, andranno previsti piccoli aumenti volumetrici limitati, sufficienti a favorire le regolarizzazioni. In ogni caso la legge consente di correggere gli errori materiali, come ha già fatto il Comune di Prato.

Un altro problema relativo alle difformità riguarda l’accesso agli atti anche di diversi decenni fa, che attualmente è relegato in un ufficio del Comune di Siena privo di attrezzature, disperso in quattro archivi diversi. Un procedimento banale brucia settimane di tempo oltre a creare difficoltà ai dipendenti comunali e agli operatori privatiTutto ciò non è non è accettabile: il sistema doveva già essere informatizzato, ma il Comune non è riuscito nemmeno a richiedere i fondi europei per farlo.

Questa situazione sta danneggiando lparti nelle transazioni immobiliari, inconsapevoli che decenni fa la casa magari dichiarata abitabile non era conforme. Ma anche se avessimo superato tale ostacolo, rimarrebbe l’incognita del titolo edilizio che, come avviene in Francia ed anche nel resto del mondo, deve avere tempi certi e procedure chiare. Per raggiungere anche questo obiettivo serve un coordinamento tra amministrazioni, uffici e utenti. Ma come si può aggirare l’attuale burocrazia? I regolamenti locali devono essere funzionali alla razionalizzazione e certezza delle procedure. Per i tempi, in particolare, occorre ripristinare la Conferenza dei servizi: l’acquisizione dei pareri non deve far perdere tempo. E la Soprintendenza non può esimersi dal parteciparvi, come sta facendo con l’attuale Amministrazione comunale. Ma come si può salvaguardare la bellezza, la correttezza dell’intervento e tutti gli aspetti di interesse pubblico? Con la Commissione edilizia, che deve esprimersi nei tempi programmati per vigilare sulla bontà degli interventi, senza lasciare soli i funzionari e i professionisti in balia dell’affastellamento di norme interpretabili. Se necessario interverrà l’ufficio legale per le interpretazioni di normative e procedure. Un meccanismo ben coordinato potrà funzionare solo se tutti si sentiranno coinvolti. Propongo una consulta permanente per incentivare il recupero del patrimonio nel rispetto dei nostri territori.