Con Nostalghia sulle tracce di Tarkovskij

Jori Diego Cherubini

 

Gli estimatori di Nostalghia , il capolavoro di Andrej Tarkovskij del 1983, restano ammaliati dal sentimento di perdita sprigionato dalla pellicola. Nelle inquadrature, lente, ora dolorose ora cariche di pathos, i paesaggi del centro Italia, soprattutto toscani, rimandano idealmente alla campagna russa.

La condizione del ricordo è anche alla base di Endless Nostalghia . Un progetto artistico escogitato dall’associazione Treti Galaxie di Torino, e dal curatore Matteo Mottin: «Eravamo intenzionati — spiega — a creare un collegamento tra il sentimento di lontananza e le recenti fasi di confinamento causate dal Covid19, l’impossibilità di uscire, attraversare confini o visitare luoghi e persone amate». Le opere, realizzate da cinque artisti italiani, una volta fotografate da Flavio Pescatori sono state subito rimosse, «spazzate via», a richiamare idealmente i mandala tibetani ma soprattutto il sentimento del film: «L’intento — ragiona il curatore — era “bloccare” la nostalgia, e la documentazione fotografica è tutto quel che resta».

Una «non-mostra», dunque, che segue i luoghi scelti per le riprese: l’abbazia di San Galgano «dove il regista ha girato una delle sequenze più riuscite del cinema mondiale, per richiamarla abbiamo inserito un cavallo al centro della costruzione a cielo aperto»; il Museo della Madonna del Parto a Monterchi e le grandi vasche delle sorgenti a Bagno Vignoni. L’altra regione interessata è il Lazio, con la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino, piazza del Campidoglio e via Condotti a Roma. Gli artisti, individuati per «assonanza con il mondo di Tarkovskij», sono Monia Ben Hamouda, Andreotta Calò, Michele Gabriele, Lucia Leuci e Namsal Siedlecki che si è occupato delle installazioni nelle vasche: «Manufatti costruiti galvanizzando migliaia di monetine della fontana di Trevi, in questo modo è come se tornassero alla destinazione originale», spiega. Mentre l’opera di Lucia Leuci è stata realizzata per l’occasione dopo tanto tempo davanti all’opera del maestro del Rinascimento: «Siamo stati tre ore davanti all’affresco di Piero della Francesca, un’emozione unica». Il lavoro del grande cineasta, per la prima volta realizzato al di fuori dell’Unione Sovietica e sceneggiato da Tonino Guerra, descrive la storia di un autore russo che arriva in Italia per documentarsi su un musicista del Settecento, Maksim Sazontovic Berezovskij.

L’intera documentazione si trova su internet (www.endlessnostalghia.com). «Volevamo creare qualcosa che si cancellasse dopo la visione; scandendo il ritmo di “costruzione e perdita” il sito propone a ogni collegamento nuove sequenze di immagini e nuovi testi, una sorta di cortometraggio dove la timeline viene decisa dallo spettatore», continua il curatore.

Parallelamente c’è l’idea di creare un «Percorso Tarkovskij»: «Abbiamo inserito il tasto “visita” che rimanda ai luoghi della film e suggerisce un viaggio fisico-geografico da seguire». Il progetto rientra nel bando Toscanaincontemporanea2020 ed è promosso dal Centro Pecci di Prato .

 

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