di studiosi guidati da Luperini: «Sarà un classico finalmente per tutti».
Federigo Tozzi salirà finalmente al Pantheon degli scrittori dotati di un’ Edizione nazionale. Era paradossale che un autore della sua portata innovatrice non avesse ancora ricevuto il riconoscimento pubblico che merita. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con D.M. 519 del 27 novembre 2017 ha stanziato un primo finanziamento che permetterà di dare sistematico avvio ad un lavoro finalizzato a riunire l’intera opera del maggior scrittore senese del ‘900 e tra i più originali della letteratura italiana contemporanea.
Finora erano disponibili l’edizione critico-genetica di un testo chiave quale Ricordi di un giovane impiegato predisposta (1999) da Riccardo Castellana e i due volumi di No velle postume , approntati (2009) da Massimiliano Tortora, salvo qualche ripescaggio di preziose pagine rimaste in ombra. Ma l’onnicomprensività prescritta per un’Edizione nazionale condurrà in una decina d’anni — stando alle previsioni — ad un tutto Tozzi presentato in veste critica e lumeggiato nel complicato divenire della sua prosa. Il progetto proposto al Mibact sarà realizzato da un’équipe di altissimo livello presieduta da Romano Luperini, già ordinario di Letteratura italiana contemporanea a Siena. La squadra annovera studiosi di entrambi gli atenei senesi e registra la collaborazione di ricercatori delle Università di Firenze, Bologna, Napoli «Federico II» e Torino. Gli scritti di Tozzi saranno pubblicati integralmente con apparati critici che permetteranno di comprenderne la genesi, di apprezzarne le varianti, di vedere nei particolari il farsi dello stile e l’accidentato percorso dal manoscritto alla stampa. «Si tratta di un primo passo decisivo — afferma Riccardo Castellana, coordinatore del Comitato scientifico — perché la condizione necessaria per avviare qualsiasi discorso storiografico e critico è poter avere sott’occhio un testo redatto secondo le regole della filologia e arricchito degli elementi che rivelino al lettore gli interventi correttori e il lavorio delle varianti e delle riscritture». In più, non ci si limiterà a produrre volumi cartacei, ma, attraverso il web, Tozzi navigherà in modo da essere scrutato e consultato piacere da chiunque gratuitamente. Entro il 2018 dovrebbero uscire i primi due titoli: Giovan i, unica raccolta di novelle autorizzata dall’autore uscita nell’estate 1920, e Gli egoisti , il romanzo incompiuto pubblicato postumo nel 1923, concepito a Roma nei tormentati anni ultimi. Ovviamente occorreranno nuovi interventi del Mibact se si vorrà tenere il ritmo di due volumi all’anno e coprire tutta la produzione, ivi compreso l’epistolario, del quale è stato data alle stampe solo qualche anticipazione, tra le quali spicca il carteggio con Domenico Giuliotti, l’amico ultrareazionario che trascinò lo scapigliato narratore nell’avventura di una rivistaccia, La Torre , dalla breve e sfortunata esistenza. Lettere di Tozzi sono spuntate qua e là col contagocce. Ora ogni riguardo pudicamente censorio dovrà essere accantonato perché la biografia umana e intellettuale emerga anche nelle pieghe più riposte, nei risvolti più scabrosi. La nipote Silvia Tozzi sorveglia con competenza e generosità sulle residue carte, destinate anch’esse a migrare in blocco dalla «casa rossa» di Castagneto (la scena di Con gli occhi chiusi ) all’Archivio contemporaneo del Vieusseux, dove già è depositato il nucleo di più rilevante spessore letterario.
La nuova edizione sostituirà, migliorandola e integrandola in diversi aspetti, l’edizione Vallecchi del 1961 e da un pezzo fuori catalogo. Fu compilata con dedizione di figlio da Glauco, storico dell’economia, che s’applicò all’arduo compito con meticolosa ingegnosità. In una nota esplicativa spiegò il metodo seguito: «Per il testo di ogni romanzo (…) esistono, in genere, più fonti; ognuna delle quali ha un certo titolo per essere tenuta in considerazione. Anzitutto (…) il manoscritto autografo, poi almeno un dattiloscritto corretto dall’autore; qualche volta, anche nelle bozze di stampa, pure con correzioni autografe; per le opere non postume, l’edizione licenziata dall’Autore (che spesso contiene evidenti errori di stampa) e, infine, le edizioni curate da Emma Tozzi che già correggono alcune sviste dei precedenti originali». Insomma un ginepraio da sottoporre a nuova esplorazione. «Il fatto che le opere complete di Tozzi — osserva soddisfatto Romano Luperini — possano essere pubblicate in Edizione nazionale rende onore allo scrittore, riconoscendolo come un classico, come uno degli autori fondamentali della letteratura italiana. Beninteso Tozzi per gli studiosi un classico era almeno dagli anni Sessanta-Settanta del ‘900. Ma non lo è, ancor oggi, per i lettori comuni, per le persone mediamente colte e per il mondo della scuola. Tozzi è stato sinora uno dei classici italiani meno letti e meno conosciuti, in parte perché è aspro e talora spiacevole, in parte per problemi legati alle mancanze dell’editoria: il mondadoriano Meridiano del 1987, curato da Marco Marchi, nel quale oggi si legge Tozzi, risale a trent’anni fa ed è sostanzialmente una raccolta antologica, mentre le edizioni economiche di singole opere sono state casuali e sporadiche. Ora le cose possono finalmente cambiare». Delle quasi cento collane che hanno l’ambizioso marchio di Edizione nazionale pochissime sono quelle completate: spiccano l’edizione di Leopardi, e quelle di Monti, Tommaseo, Beccaria. Alcune sono state iniziate oltre un secolo fa e tuttora attendo il compimento. Dopo i periodizzanti saggi di Giacomo Debenedetti, Luigi Baldacci, Marco Marchi e Romano Luperini, Tozzi è considerato un classico. Il suo romanzo d’esordio, Con gli occhi chiusi (1919), è unanimemente giudicato un capolavoro del modernismo europeo. Nel 2020 cadrà il centenario della morte dell’inquieto e rude Federigo da Siena. Non ci sarebbe celebrazione più utile dell’avanzamento del progetto in fase di lancio.