MAURO FAVALE
ROMA.
Doveva durare un anno, resterà in carica al massimo sei mesi, fino alla fine della legislatura e, a detta di molti, rischia di diventare quasi esclusivamente terreno di scontro elettorale. A nove mesi dall’inizio del suo iter parlamentare, la prossima settimana dovrebbe finalmente prendere il via la Commissione d’inchiesta sulle banche, col compito di accendere un faro e indagare sulle crisi finanziarie di questi anni, sulla gestione degli istituti bancari coinvolti in situazioni di dissesto e sull’efficacia degli organismi di vigilanza.
La convocazione ufficiale spetta ai presidenti delle Camere ma, intanto, ieri il Pd ha fornito la sua lista di nomi sbloccando di fatto un’impasse che durava da luglio: quindici nomi (8 deputati, 7 senatori) tra cui spiccano alcuni fedelissimi di Matteo Renzi, dal presidente del partito Matteo Orfini al tesoriere Francesco Bonifazi, al toscano Andrea Marcucci. Saranno loro il “pacchetto di mischia” dei Dem che proverà a respingere gli assalti dell’opposizione, in primis il Movimento 5 Stelle, che sulla questione banche, a partire dal caso Etruria, ha costruito e costruirà un pezzo importante della sua campagna elettorale.
Intanto, prima ancora del suo insediamento ufficiale (non tutti i partiti hanno indicato i loro rappresentanti), le polemiche non mancano e si concentrano sulla figura che verrà scelta durante la prima riunione per guidare la commissione. I rumors indicano in pole position il centrista Pier Ferdinando Casini, già presidente della commissione Esteri del Senato. «Se è vero il suo nome, è la conferma che il Pd vuole insabbiare tutto», twitta Danilo Toninelli, M5S. Ma formalmente l’ex presidente della Camera non è ancora stato inserito dal suo gruppo nella lista dei 40 componenti del nascente organismo parlamentare che lui stesso, ad aprile, aveva bollato come «un impasto di demagogia e pressapochismo ». Il nodo, comunque sia, dovrebbe essere sciolto tra oggi e domani, mentre in alternativa avanza la candidatura dell’ex viceministro Enrico Zanetti. «L’idea è quella che il Pd non tenga la presidenza per sé», afferma il renziano Marcucci, convinto che il lavoro della commissione non debba privilegiare un tema piuttosto che un altro: «Va riservato a tutte le situazioni di criticità lo stesso trattamento». Un avvertimento ai 5 Stelle e a chi vorrebbe concentrarsi solo su Etruria.
«Sarà interessante analizzare tutte le crisi che hanno segnato la storia di questi anni, da Unipol- Bnl alla Banca del Salento a Mps — afferma Orfini —. Non avendo nulla da nascondere e molto da scoprire siamo abbastanza felici di questa commissione ». Ma, come ammette anche Marcucci, «tutto non si potrà fare ». Molto dipenderà, dunque, dal calendario di audizioni e dai criteri di scelta delle personalità da ascoltare. Un regolamento verrà stilato subito dopo la scelta del presidente. È scontato che anche questo fronte sarà terreno di scontro.