Partiamo con una notizia di prima mattina dell ‘ AdnKronos . Una di quelle destinate a galvanizzare uno a caso fra i 18.136.663 di italiani esposti – secondo l ‘ Istat – ” a rischio di povertà o esclusione sociale ” . Ma anche a elettrizzare quel 50% di cittadini che, pagando le tasse fino all ‘ ultimo cent, mantengono l ‘ altra metà della popolazione che non le paga. La notizia è questa: ” Piero Fassino ha incontrato Romano Prodi. L ‘ incontro, definito ‘ ut i l e ‘ da fonti parlamentari, è avvenuto alle 8 del mattino ” . Noi, che pure siamo congenitamente portati a un inguaribile ottimismo, anche quando l ‘ evidenza dei fatti inclina in direzione opposta, abbiamo faticato a trattenere un gridolino di giubilo. E ci siamo riusciti solo perché il pensiero si era già fissato sul sostantivo ” f o nti ” e sull ‘ aggettivo ” utile ” . Quali sarebbero precisamente le ” f o nti parlamentari ” che a un ‘ ora così precoce, quando le Camere sono ancora deserte, già si incaricano di diramare il summit Fassino-Prodi? Forse una fontana parlante e udente nel cortiletto ha orecchiato il decisivo colloquio da una finestra socchiusa e ha poi chiamato le agenzie di stampa? Forse lo stesso Fassino, temendo che nessuno si accorgesse del vertice con Prodi, ha inserito nello smartphone la modalità ” s c o n o s c i uto ” e ha telefonato alle agenzie per annunciare la lieta novella facendo la voce da fonte? Ma soprattutto: incontro ” ut i l e ” in che senso? Per far che? La prima utilità dell ‘ incontro consiste nella scoperta, anch ‘ e ssa molto confortante in questa valle di lacrime, che la missione di Fassino continua. Avevamo perso le sue tracce un paio di settimane fa, quando sgobbava giorno e notte per conto di Renzi su ” un ‘ ampia e coesa coalizione di centrosinistra ” , fondata naturalmente ” sui contenuti ” , mica sulle idee platoniche nell ‘ i p e r uranio. Un vortice di vertici con Prodi, Grasso, Boldrini, Pisapia, D ‘ Alema, Speranza, Bersani, Bonino, Verdi, Idv, Craxi, Alfano, Casini, forse anche l ‘ E s e r c ito della salvezza, collezionando più fiaschi di una cantina sociale e più testate sul naso di un giornalista a Ostia. Ma lui restava ” f id u ci o s o ” , specie nelle proprie doti di portafortuna (già sperimentate con successo da Grillo e Appendino). L ‘ altroieri, con la scomparsa in un sol giorno degli unici due alleati che parevano acquisiti, Pisapia e Alfano, si temeva che il noto amuleto subalpino si fosse tolto la vita facendosi gli auguri da solo. Invece no: eccolo più pimpante che mai zompettare all ‘ alba in Parlamento per vedere Prodi. Il quale ha poi dichiarato: ” Sono tornato dall ‘ Albania ieri sera e ho trovato un problema… Stamane ho visto Fassino ” . Ecco, prima l ‘ Albania e poi Fassino. Che sono già belle soddisfazioni. Sentite Fassino: ” Il presidente Prodi accompagna con attenzione la costruzione della coalizione, incoraggiando a perseguire alleanze che consentano al centrosinistra di presentarsi agli elettori con una proposta credibile e capace di evitare che l ‘ Italia possa essere preda della destra o del populismo ” . Bene: Prodi accompagna con attenzione la costruzione della coalizione da quel professorone simpaticone e pacioccone che è da più di una stagione. E anche questa è una bella soddisfazione. Purtroppo, nel frattempo, gli alleati si sono estinti, ma chi temeva che Piero fosse stato abbandonato lì nella jungla senza che nessuno lo avvertisse si rassicuri: lui sa tutto, infatti esprime ” rammarico per la decisione di Pisapia ” . Però ” r esta intatta la nostra volontà di dare corso ad una coalizione di centrosinistra aperta, plurale e i n cl u s i va ” . Con chi? Salutato Prodi, Fassino è sceso in piazza Montecitorio e ha tentato di reclutare un gruppo di turisti giapponesi che fotografavano l ‘ obelisco e una gattara che dava il mangime ai piccioni. ” Volete dare corso con me a una coalizione di centrosinistra aperta, plurale e inclusiva? ” , ha domandato. I giapponesi, a gesti, gli han fatto capire che darebbero corso volentieri a una coalizione chiusa, singolare ed esclusiva, ma quelle aperte, plurali e inclusive proprio non le sopportano, senza contare che, essendo giapponesi, votano e vengono eventualmente votati in Giappone. La gattara invece, vedendolo così pallido e smunto, gli ha allungato un euro e mezzo: ” Tenga, buonuomo, si faccia un caffè macchiato alla mia salute ” . Gongolante per l ‘ utile bilancio mattutino, Fassino si è recato al Nazareno, dove si commentava l ‘ ultimo trionfale sondaggio: il Pd al 23% e il centrosinistra con gli alleati superstiti (Tabacci, un geranio e Cicchitto) terzo su tre. Fassino stava per sfidare gli avversari alle urne, ma l ‘ apposito tappabocca che gli ha messo alle costole Renzi lo ha zittito prima che lanciasse ulteriori boomerang. Poi la riunione sulle nuove strategie nei collegi. ” Io sono pronto, ero in collegio dei gesuiti ” , ha dichiarato lui. Gli hanno spiegato che i collegi sono quelli uninominali, dove nessun big vuole candidarsi: sia per evitare il rischio di essere riconosciuto, con le spiacevoli conseguenze del caso; sia perché, dopo 10 anni di Porcellum, nessuno sa più come si fa a prendere voti, ma solo come si fa a perderne. Dunque nei collegi verrà piazzato chi non dev ‘ essere rieletto (le minoranze orlandiane ed emiliane), mentre i renziani si metteranno al sicuro nei listini bloccati del proporzionale. Come se ciò bastasse a garantirne l ‘ elezione: con grave sprezzo del pericolo, il Rosatellum prevede che i nomi dei candidati del listino siano scritti sulla scheda. Un boomerang, se si pensa alla possibile reazione degli aretini che sulla scheda leggono ” Boschi ” , o dei torinesi che leggono ” Fassino ” . Per fortuna i residenti in Italia potranno candidarsi all ‘ estero. Fassino si è subito prenotato per la Terra del Fuoco, ma si è sentito rispondere: ” No, Piero, lì c ‘ è già Maria Elena ” .
Il Fatto Quotidiano – MARCO TRAVAGLIO – 08/12/2017 pg. 1