Claudio Carabba il leader col sorriso in redazione

Il ricordo del giornalista e critico cinematografico scomparso nella sua casa di San Frediano. Aveva 77 anni
di Simone Fortuna
È morto all’improvviso nella sua casa di San Frediano a 77 anni Claudio Carabba giornalista e critico cinematografico. Da tempo la salute non lo sosteneva ma non c’era comunque modo di contenere la sua energia: ha lavorato fino all’altra sera, il suo ultimo progetto era sull’attore Errol Flynn. Difficile con Claudio separare il lavoro culturale dall’uomo, entrambi straordinari e fra loro tanto simili. Era figlio dell’ex procuratore della Repubblica di Firenze Enzo Fileno Carabba, lo stesso nome che oggi porta il figlio primogenito, scrittore di successo. Lascia anche un altro figlio, Carlo, scrittore ed editore. Ma Claudio era anche figlio del ‘ 68, e che figlio! Politicamente schierato a sinistra, ha frequentato tutti i settori della cultura. Gli inizi sono col teatro dove conosce Giovanna, compagna della vita. Nel cinema trova il suo lavoro di critico, una categoria gramsciana oggi quasi scomparsa in tempi di like e ” recensioni del pubblico”. Claudio era di quelli che i film li guardavano tutti, che passavano la vita in sala e giudicava utilizzando il filtro di una cultura vasta, di un’intelligenza eclettica e brillante. Basta scorrerre i temi dei suoi saggi, oltre trenta i principali, firmati da solo o con altri. Si va da “Il fascismo a fumetti” a “Corrierino, Corrierona” sui supplementi del Corriere, da Federigo Tozzi al Fellini scrittore, dal cinema del Ventennio ai comici di Hollywood. Molte le monografie su attori e autori, innumerevoli le rubriche pubblicate da ” Sette” e altre testate Rizzoli-CdS.
Claudio non era affatto un ” giornalista da comò” come a volte si definiva con autoironia: aveva fatto la cronaca ( memorabile quando si introdusse con altri colleghi dentro il carcere delle Murate in rivolta); stava in redazione e faceva le pagine. Come professionista iniziò nei ‘70 alla Nazione e Paese Sera, poi fu all’Europeo, poi di nuovo alla Nazione quando con l’ad Luigi Guastamacchia e il direttore Gianfranco Piazzesi il giornale aprì alla trasparenza in tempi di P2. Siamo ai primi ‘ 80: Carabba inventò da zero la sezione spettacoli, come rappresentante sindacale guidò scioperi per obbiettivi legati alla qualità, insomma ebbe il coraggio di fare cose allora impensabili in viale Giovine Italia. Terminata a Milano la carriera, negli ultimi anni è stato attivo a Firenze collaborando a rassegne come il Premio Fiesole Maestri del Cinema e l’attività dello Spazio Alfieri.
Era un leader Claudio, nel senso più bello e raro. Generoso («Sono un fiume per i miei uomini! » si divertiva a dire citando Lawrence d’Arabia), trascinatore e carismatico. Uno che sapeva ascoltare e valorizzare gli altri, sapeva sedurli. Uno che non temeva di affrontare i potenti. In lui percepivi i tuoi stessi sentimenti, le passioni («Il guaio al cinema è che divento triste con un film malinconico e mi esalto per un western»), i tormenti per la Fiorentina o la contrada della Torre eterna sconfitta del Palio. Sapeva giocare e divertirsi, amava i piaceri, e il suo sorriso, la sua casa, erano un punto di riferimento per tanta gente.
Nel periodo più buio per lo Spettacolo spazzato via da pandemie e tagli, è ancor più doloroso dire addio a un protagonista del tempo migliore, quando non c’erano dubbi che la scena fosse cultura, professionalità, industria. E soprattutto umanità.
Firenze – la Repubblicafirenze.repubblica.it