CLARICH = MANCINI

Dopo la decisione di ieri, con il voto non unanime della Fondazione, fatto, quest’ultimo, inedito nella storia dell’ente senese, di erogare 60 milioni di euro per impegni assunti nei mandati precedenti, Clarich si è completamente appiattito sulla politica del PD. È la prima volta che membri della deputazione generale non votano le proposte del loro presidente. Bisogna riconoscere ai due dissidenti di aver dimostrato ampiamente le motivazioni del loro dissenso in coerenza con quanto lo stesso documento di Programmazione Strategica Pluriennale (DPSP) per il periodo 2015-2017 recita: “Il rafforzamento patrimoniale della Fondazione, in linea con il vigente dettato normativo e nell’interesse delle generazioni future, rimane l’obiettivo prioritario dell’Ente.
La Fondazione dovrà quindi mirare a stabili ed adeguati ritorni reddituali, assicurando la crescita del patrimonio negli esercizi chiusi con risultati positivi, con congrui accantonamenti alle riserve nella misura consentita dalla normativa di riferimento.
Contestualmente dovrà effettuare le nuove erogazioni sulla base dei flussi effettivamente prodotti dalla gestione reddituale, limitando l’utilizzo del Fondo di Stabilizzazione delle Erogazioni a situazioni di particolare eccezionalità”. I due membri della deputazione generale hanno dimostrato che le erogazioni decise dal Clarich e dalla deputazione amministratrice non sono altro che cessione di patrimonio in netto contrasto con quanto lo stesso documento di indirizzo indica. Se vi ricordate avevo espresso un giudizio positivo sul documento sopra citato, giudizio subordinato alla coerenza dello scritto con le azioni che la Fondazione avrebbe preso via, via nel tempo. Ebbene tale coerenza, al primo appuntamento è saltata. Le erogazioni, fatte in questo modo, indeboliscono e svuotano la Fondazione esattamente come avveniva ai tempi di Mancini e Mussari, ma, almeno a quei tempi le vacche erano grasse! Ma non solo, Clarich dimostra di essere completamente asservito alla politica nel momento in cui, a caldo, senza valutare le conseguenze degli stress test e senza capire gli scenari che si potrebbero aprire, in coro con Valentini, dichiara che l’ente, da lui presieduto, seguirà le sorti della banca. Un suicidio accelerato! Si dovrebbero rendere conto, Valentini e Clarich, del danno che la città sta subendo a seguito dell’ultimo aumento di capitale fatto dalla Fondazione e come perseverare su questa linea significhi gettare denaro dalla finestra. Ma il rappresentate del PD nel palazzo comunale non vuol passare alla storia come il sindaco che ha rotto il legame della città con la banca, ma se fosse solo questo! Le perle non sono finite: Profumo e Viola sono bravissimi a detta sempre del Clarich. Ci potrebbe spiegare il Presidente da dove nasce questo giudizio? Perché a riprova dei fatti non comprendiamo il superlativo assoluto adottato, ma neppure quello relativo. Insomma Calrich è esattamente la fotocopia di Mancini e a questo punto c’è da chiederci perché lo hanno sostituito; Mancini sta a Cenni e Ceccuzzi, come Clarich sta a Velentini. Le equazioni tornano e il risultato è sempre uguale: scelte fallimentari per la città. In verità una differenza c’è: Mancini non è arrogante quanto Clarich. Penso di potermi permettere tale giudizio consapevole che al presidente, forte della sua personalità, il mio giudizio non gli farà ne caldo ne freddo. Come dire una fredda imperturbabilità da vento di bora. Quest’ultimo gestisce la Fondazione senza tener conto delle competenze e delle articolazioni interne, salvo una, e senza confrontarsi, cosa ancora più grave, prima di rilasciare dichiarazioni che sembrano quelle del Valentini. Valentini che anche oggi ci ha deliziato con una delle sue perle: mi auguro che la testa della banca rimanga a Siena. Ora senza citare San Paolo che francamente mi sembrerebbe troppo, ma non se ne è accorto l’ex sindaco di Monteriggioni che proprio quello che non ha funzionato, oggi come ieri, è stata proprio la testa della banca? Ai lavoratori, le membra, di appunti bisogna farne pochi, ma che volete Valentini dice, bontà sua, di essere un renziano e allora tutto torna. Nella consapevolezza che Valentini e Clarich continueranno nelle dichiarazioni vorrei fare appello ai loro addetti stampa: provate, lo so è difficile, a porvi rimedio, ve ne saremmo grati. Adopero la prima persona plurale perché non sono il solo a fare questa richiesta.

Pierluigi Piccini