“Città, sì, città! Culla; tavola; letto; bara; eppure, sempre cara; madre nostra civile; riflesso di madre nostra corporale! Oh, ti saluto! Vale, sì, vale esser figli tuoi, anche qui e ora, città sconfitta, città infetta, città malata, città dilaniata, città derelitta! Accetta che sia questa prova il sì che veramente ti rinnova! Case, piazze, strade, asili, fabbriche mai finite, strade dalla peste circuite, Broletto dove chi governa siede, città ospedale, a te ritorna e riede, parola antica e disusata, sempre, sì, sempre, riede chi t’ha amata! Fuggono i potenti, ma i pastori e chi, per affetto, è legato agli infettati da dolori, dentro di te, qui, resta, città crisma, città sigillo, città cesta, dove riposeremo un giorno la nostra stanca testa! L’afa di morte sale. Ma tu, stranita, vuota, morta, città scorta, città porta, adoprati e accetta il solo modo per essere te stessa e sciogliere, restando in te, il tuo nodo.”
Giovanni Testori