“Ci lascia perplessi la caduta di spalle” i dubbi dei commissari sul caso Rossi

Dopo il sopralluogo a Siena dei parlamentari nelle stanze del Monte dei Paschi dove lavorava l’ex capo della comunicazione, il presidente Zanettin: ” Nella prima inchiesta ci sono state delle superficialità”
di Luca Serranò
«A lasciarci perplessi è la modalità del suicidio con la caduta di spalle ». C’è ancora da indagare sul caso di David Rossi, il manager del Monte dei Paschi di Siena che la sera del 6 marzo 2013 precipitò al suolo da una finestra di Rocca Salimbeni. Ne è convinto il presidente della commissione d’inchiesta parlamentare, Pierantonio Zanettin, che ieri ha parlato al temine della due giorni di sopralluoghi e audizioni tenuta a Siena. Non solo la conferma dei dubbi sulla verità “ufficiale”, ma anche un appello ai senesi per fornire anche il più piccolo particolare utile a ricostruire gli ultimi momenti di vita del manager. «Se qualcuno sa qualcosa parli — ha detto — Ora è l’ultima occasione per trovare la verità, possono rivolgersi a noi » . La commissione si è trattenuta per due giorni a Siena per sentire alcuni testimoni, tra cui la moglie di Rossi, Antonella Tognazzi, il fratello Ranieri e alcuni suoi colleghi. I commissari hanno anche fatto un sopralluogo all’interno della banca, scendendo poi nel vicolo di Monte Pio dove l’ex capo della comunicazione di Mps precipitò nella serata del 6 marzo.
Accertamenti che avrebbero ancora una volta alimentato incertezze e interrogativi. Secondo Zanettin, gli elementi che hanno portato alla tesi del suicidio « lasciano perplessi e non convincono del tutto», proprio per via di alcune presunte anomalie mai approfondite. Non solo sulla dinamica e sul dettaglio della caduta di spalle: «Ci sono elementi di discrasia sugli orari delle riprese della telecamera di videosorveglianza e sulle ultime telefonate di Rossi», ha detto ancora. Rossi venne ritrovato morto nel vicolo sotto la storica sede di Mps: il decesso non avvenne sul colpo ma 20 minuti dopo la caduta. A sollevare altre perplessità, anche le ferite su braccia e ginocchia mai sottoposte ad accertamenti scientifici.
Anche per questo sotto la lente dei parlamentari è finita la qualità delle prime indagini, da subito indirizzate in modo deciso sulla pista del suicidio: « Sicuramente ci sono delle lacune gravi nella prima inchiesta — ha concluso il presidente della commissione — la seconda ha scontato il fatto che è stata svolta a distanza di anni. Vogliamo arrivare al termine del nostro lavoro con la produzione di una documentazione tecnica e per questo abbiamo deciso di fare delle perizie e tra queste la simulazione della caduta dalla finestra, attraverso un manichino di uguale peso e misura di Rossi».
Nel luglio scorso la commissione aveva ascoltato anche il procuratore di Siena Salvatore Vitello, che aveva ribadito l’assenza di elementi per ipotizzare la presenza «di persone terze nella stanza » , ed esposto la ricostruzione relativa alla caduta: «Con le braccia si è posizionato sulla finestra dove c’è la sbarra di ferro e si è lasciato andare, è caduto in verticale, in modo speculare alla parete » . Riguardo le condizioni psichiche di Rossi, il procuratore di Siena aveva parlato di stati emotivi preoccupanti affiorati nei giorni precedenti la tragedia, in particolare da mail con titolo help in cui il manager avrebbe manifestato l’intenzione di suicidarsi.
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