Che voglia di riaprire le Contrade ma serve un protocollo (speciale)

Le società dei 17 rioni sono realtà atipiche. Mai ferme durante il lockdown

Aldo Tani , Giulia Maestrini

 

SIENA Se è vero che il coronavirus costringerà a cambiare molti comportamenti quotidiani, c’è un’abitudine che Siena non ha proprio voglia di perdere: vivere le Contrade tutto l’anno, non solo nei giorni del Palio. Ecco perché i 17 Priori sono a lavoro per trovare la soluzione a quella che è diventata ormai una vera esigenza: riaprire le società di Contrada, quei luoghi che per i senesi sono una «seconda casa» e dove c’è una gran voglia di tornare. Prima, però, bisogna capire come rispettare le norme di sicurezza, pur adattandole a una realtà «indefinita» come quella delle Contrade che non sono ristoranti né esercizi commerciali e non sono regolate da rapporti di lavoro ma solo da relazioni paritarie e di volontariato.

«Stiamo lavorando a una sorta di protocollo pratico da usare nelle Società — spiega Claudio Rossi, Rettore del Magistrato delle Contrade — che rispetti le norme e sia uguale per tutti. Vogliamo riaprire prima possibile, è un bisogno condiviso perché per i senesi significa tornare a casa, riappropriarsi dei propri spazi e della vita sociale; ma siamo consapevoli di doverlo e volerlo fare in sicurezza».

L’ultima parola spetterà al sindaco e al prefetto. In un primo momento, a giorni forse, dovrebbero riaprire i bar e le aree verdi, mentre per le cene in strada ci sarà da aspettare.

Intanto, però, le Contrade non si sono mai fermate, non solo perché impegnate con l’amministrazione nella distribuzione porta a porta di mascherine e perfino sacchi per la differenziata. Hanno raccolto fondi con cui sostenere l’ospedale delle Scotte; hanno donato pacchi alimentari e «pasti sospesi». E hanno trovato altri modi per stare insieme, riversandosi, soprattutto sul web: video, messaggi, racconti, foto e filmati d’epoca rispolverati dagli archivi, pillole di storia e cultura contradaiola, mini-interviste a chi ricorda «come eravamo». La Tartuca ha realizzato video-tutorial per i ragazzi, perché anche a casa possano allenarsi con tamburo e bandiera. La Pantera ha aperto il museo a due giovani contradaioli, violinisti, che hanno suonato — on line — i canti più noti della città e della Contrada. L’Onda ha trovato il modo di fare, da remoto, una delle cose che caratterizza di più la vita dei rioni: cantare, assemblando tante voci in un coro «a distanza» che faccia sentire un po’ più vicini. Anche la Torre ha cercato di essere vicino ai propri contradaioli: con un rullo di tamburo inatteso che ha acceso all’improvviso tutto il rione, o il «cenino» del martedì portato a casa.

 

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